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notizia del 11/06/2011 messa in rete alle 20:28:27
Pd modello gelese
Con l’elezione diretta del Sindaco e del Presidente della Provincia, introdotta all’inizio degli anni novanta, e con la sua estensione, a partire dal 2001, all’elezione del Presidente della Regione i cittadini identificano colui che viene eletto in modo da poterne giudicare l’operato alla fine del periodo di governo. Anche se chi è chiamato a governare ha un suo quadro politico di riferimento che l’ha sostenuto durante le elezioni, tuttavia, è lui personalmente che deve rendere conto agli elettori.
Con il nuovo sistema elettorale può accadere che venga eletto il sindaco la cui coalizione prende meno voti del cartello che sostiene il candidato avversario, come è avvenuto a Gela nelle ultime elezioni.
In questo caso il sindaco o il presidente si trova in minoranza e può cercare, se ci riesce, il sostegno del consiglio facendo valere le proprie proposte di governo. Tutto ciò non rappresenta altro che lo spirito dell’elezione diretta: la maggioranza dei cittadini elegge chi dovrà governare; compito di coloro che sono eletti al consiglio è quello di controllarne l’azione. Ritengo, perciò, pretestuoso parlare di “ribaltone” quando colui che viene eletto direttamente dal popolo cambia il suo quadro politico, rispetto alla coalizione di partenza. Non mi considero un sostenitore dell’enfasi berlusconiana sulla sovranità popolare. Penso, però, che spesso i politici, invece di guardare ai fatti, cioè alle cose da fare per il bene comune, si soffermano soltanto sui loro calcoli personali. L’onorevole Donegani, per giustificare la sua avversione al sostegno che il partito democratico dà al governo regionale e la sua contrarietà all’ipotesi di partecipazione dello stesso partito alla giunta provinciale di Caltanissetta, invoca il mancato rispetto degli elettori e una presunta coerenza politica. Donegani dimentica che uno dei suoi riferimenti politici, il senatore Crisafulli, discusso politico di Enna e accanito avversario dell’attuale “ribaltone” regionale, nel 1998 è stato assessore del governo del “connubio” guidato dal democratico Capodicasa. Di quel governo faceva parte anche Totò Cuffaro, insieme ad altri deputati del centro-destra vincitori delle elezioni del 1996, il quale nel 2001 è diventato il primo presidente della regione eletto direttamente dal popolo. Adesso Cuffaro si trova in carcere, condannato per aver favorito la mafia. Crisafulli e Donegani organizzano i referendum contro il sostegno del partito democratico al governo regionale. Eppure, il giovane deputato gelese aveva visto giusto quando ha sostenuto la candidatura di Angelo Fasulo a Sindaco di Gela, appoggiandolo alle primarie contro “l’eterno” Lillo Speziale. Come sono andate le cose lo sabbiamo: Fasulo ha vinto le primarie, Speziale si è candidato lo stesso, sostenuto da una accozzaglia di liste variopinte.
L’elezione di Angelo Fasulo a sindaco di Gela ha rappresentato, per l’ennesima volta, la speranza di cambiamento della città. Per questo è stato “punito” Speziale che, agli occhi dei cittadini, rappresenta invece la vecchia politica. Quanto sia nuova la politica e l’amministrazione dell’attuale sindaco è tutto da vedere. Nelle elezioni del 2010, Fasulo è stato sostenuto da quattro liste: Pd, MpA, Lista Donegani, Lista Fasulo. Attualmente, dopo le prime sostituzioni, la giunta comunale di Gela è composta da due assessori dell’ MpA, uno dei liberali e uno dell’Italia dei Valori, due del Pd. Con le ultime nomine ad assessore di due consiglieri del Partito Democratico, il sindaco ha creato un oggettivo squilibrio di rappresentanza politica, stendendo la bandiera del Pd sulla sua giunta. Con buona pace di quanti abbiamo sostenuto e votato Angelo Fasulo e il suo “progetto di cambiamento”. Considerato che il Partito Democratico gelese è “un mostro a tre teste” che gestisce la città da diciassette anni e continua ad avere “sete di potere”, per Fasulo sarà quasi impossibile governare. In questo primo anno di amministrazione, nonostante la forte maggioranza politica, dimostrazione che i numeri in consiglio contano fino ad un certo punto, non si può dire che Angelo Fasulo abbia dimostrato di avere le idee chiare sul futuro di Gela. Ho seguito le ultime interviste rilasciate dal sindaco a Franco Gallo ad Agorà e a Filippo Guzzardi su questo giornale, e sono rimasto alquanto perplesso.
Il primo cittadino non può parlare come un semplice passante, dimenticando che il sindaco deve prendere le decisioni per affrontare i problemi della città. Invocare la collaborazione dei cittadini, importante dal punto di vista civico, non significa nulla se non si danno indicazioni su come l’amministrazione intende risolvere i vari problemi. Ho grande rispetto per chi deve fare quotidianamente delle scelte, spesso difficili e quasi sempre criticate, ma se vogliamo che, finalmente, per Gela cominci una nuova “era” è necessario che il sindaco sia il “condottiero” della città e non il mandatario dei notabili della politica locale con o senza titolo. Per rappresentare il cambiamento che Gela aspetta da tanti anni, Angelo Fasulo deve amministrare in modo diverso dai suoi predecessori. Fino a questo momento ciò non è accaduto. Per il futuro, speriamo che il sindaco sappia tagliare i “tentacoli” del Partito Democratico gelese.
Autore : Emanuele Antonuzzo
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