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Corriere di Gela | Prima in carcere e poi un lavoro. E i disoccupati?
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notizia del 10/07/2004 messa in rete alle 20:22:18
Prima in carcere e poi un lavoro. E i disoccupati?

E’ la parabola del figliol prodigo in chiave moderna. Nei Vangeli è scritto che, in onore del figlio che, dopo avere abbandonato la casa paterna, ritornò pentito, il padre organizzò una grande festa e fece uccidere i migliori capi di bestiame per il banchetto.
A Gela, anche se involontariamente, si sta ottenendo l’identico risultato, grazie al progetto dei Servizi sociali per “recuperare” circa 400 ex detenuti, che verranno avviati al lavoro.
L’iniziativa è senza dubbio positiva, ma calata in una città dove bazzicano qualcosa come ventimila disoccupati, l’effetto fa necessariamente sorridere, e l’incongruenza l’ha subito trovata quel lavoratore (disoccupato) che ha chiesto al Sindaco: “Ma allora, per avere un lavoro, devo prima compiere un reato?”. Sì, perché il lato comico della faccenda è proprio questo: chi si è comportato male viene avviato al lavoro, perché deve essere “recuperato”, chi invece ha rigato dritto e ha vissuto con sofferenza ma con dignità il suo status di disoccupato continua a stare senza lavoro. Non capisco bene il senso, ma se è scritto nel Vangelo sarà certamente così.
Speriamo che ai Servizi sociali non venga in mente di attuare un programma per dare lavoro alle ragazze madri: l’effetto potrebbe essere dirompente, con una netta diminuzione dei matrimoni, il crollo delle vendite di anticoncezionali e l’intasamento del reparto di ostetricia dell’ospedale!
Ma passiamo ad altro, perché l’estate è iniziata, e con essa anche i problemi di ogni anno. Un quotidiano regionale comunica che finalmente si può fare il giro in barca della Sicilia, grazie ai porti e agli approdi realizzati. Tra i quali c’è anche il Porto Rifugio di Gela, per cui penso che il collega che ha scritto l’articolo non abbia mai provato ad entrare in barca a Gela, dove in verità rischierebbe l’insabbiamento. Ma ho finalmente capito perché l’ingresso del Porto Rifugio si mantiene insabbiato: i turisti non lo sanno, i natanti si bloccano, e i passeggeri sono obbligati a fermarsi qualche giorno a Gela, così si incrementa il turismo.
Con un po’ di coraggio in più potremmo addirittura fare concorrenza alle baleniere norvegesi: sarebbe sufficiente intercettare le balenottere e i capodogli che transitano nel Canale di Sicilia, dirigerli verso il Porto Rifugio, farli insabbiare e mettere su un’industria per lo sfruttamento dei cetacei. Sarebbero creati numerosi posti di lavoro.
Le spiagge, nel frattempo, sono state pulite, in anticipo rispetto agli scorsi anni. Ma sono nuovamente piene di rifiuti. Dall’amministrazione comunale rispondono che i gelesi sono sporchi. Sporchi? Ma scherziamo? Piuttosto disseminiamo le spiagge di cestini e facciamo opera di educazione civica nei confronti di coloro (e sono una netta minoranza) che lasciano nella sabbia cartacce e rifiuti. Non vorrei che andasse avanti la convinzione che i gelesi, oltre che un popolo di mafiosi e delinquenti, siano anche una congregazione di gente sporca.
A proposito di sporcizia, dai frequentatori abituali di Piazza Umberto I° mi giungono le giuste lamentele per la cronica sporcizia del “salotto” di Gela, tra escrementi di colombi e i prodotti vari degli alberi. Si rischia continuamente di scivolare, si cammina su un tappeto di sporcizia. Ma non è certo colpa degli “sporchi” gelesi. O sbaglio?


Autore : Giulio Cordaro

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