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Corriere di Gela | Consiglio blocca un impianto sospetto
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notizia del 21/02/2003 messa in rete alle 20:13:33

Consiglio blocca un impianto sospetto

Il tentativo di far diventare la nostra città la pattumiera d’Europa e di relegarla a fanalino di coda sulla vivibilità per i forti tassi d’inquinamento, anche questa volta non è riuscito. Qualche anno addietro con la falsa illusione di incrementare l’occupazione nel settore industriale era stata ventilata l’idea di realizzare un inceneritore che – si diceva, naturalmente da parte interessata – non avrebbe aggravato al situazione dell’inquinamento ambientale, ora ci si riprova con un altro espediente. Situazioni e caratteristiche del progetto del tutto diverse, ma la sostanza è la stessa. Una ditta del continente aveva già tutte le carte in regola con tanto di certificazione europea e persino uno studio autorevole d’impatto ambientale per trattare gli oli incombusti. Solo che questa volta, anche se la sinistra non ha dimostrato in Consiglio comunale quella compattezza ed unità di vedute sulla questione, senza polemiche e grazie all’iniziativa del consigliere della Margherita Orazio Consiglio si è riusciti a fare l’unica cosa che poteva essere fatta dal momento che stavano diventando quasi esecutive le autorizzazioni che il Comune avrebbe dovuto rilasciare. Animato ed appassionato il dibattito che ne seguito, e tra un emendamento ed un altro, tra una polemica dell’ex Presidente del Consiglio Paolo Cafà e l’attuale presidente Federico, ma anche con l’arrabbiatura del Consigliere di Forza Italia Massimo Catalano che se la prendeva col segretario generale.

Per Catalano il dott. Calì si sarebbe dimostrato “altalenante” sull’applicazione delle regole, si è arrivati alla fine a concordare un documento approvato quasi all’unanimità (15 favorevoli, 1 contrario e 1 astenuto) che è risultato la sintesi dei vari interventi. Esitato favorevolmente un emendamento del forzista Massimo Catalano che prevedeva l’istituzione di una commissione di esperti che verificasse la compatibilità ambientale degli impianti, clausola che è stata inserita nel deliberato finale.
Il Consiglio ha, quindi, deciso la sospensione in via cautelativa della realizzazione dell’impianto di trattamento degli oli esausti e l’istituzione di un Collegio di esperti sull’impatto ambientale che verifichi la compatibilità delle opere con l’ambiente. Detta Comissione si occuperà altresì di monitorare le realtà produttive già esistenti e la loro eventuale incidenza sull’inquinamento ambientale.

Prima di giungere a simile decisione, i consiglieri di tutte le parti politiche hanno voluto conoscere non solo chi fosse la società (Enviroil di Pomezia) cui mancava solo la concessione comunale prima dell’avvio della sua attività, ma vederci chiaro sulle documentazioni autorizzative ottenute. Il capogruppo Ds Arancio si era premurato di consegnare a tutti i consiglieri uno studio d’impatto ambientale effettuato da una “eminenza grigia” del settore, il prof. Pasquali dell’Università di Padova, e credendo nella bontà dell’iniziativa poteva dimostrare che il realizzando impianto non era un inceneritore ma semplicemente un processo di trasformazione. La seduta consiliare era iniziata con l’intervento del consigliere della Margherita Orazio Consiglio che ha illustrato il motivo della sua richiesta di revoca dell’autorizzazione ad una società di Pomezia di realizzare un impianto a suo giudizio ritenuto altamente inquinante. “Realizzare quel tipo di impianto nel nostro territorio – ha affermato Consiglio - alla luce dei dati in nostro possesso è esiziale per la salute dei nostri cittadini perché produce incenerimento di oli esausti. Una simile iniziativa e in un territorio che è stato dichiarato zona ad alto rischio ambientale, ritengo che non debba essere permesso non solo a questa azienda ma a chiunque altra, di investire in questo settore per depauperare questo fragile territorio”.

In contrapposizione con Consiglio nell’ambito del centro sinistra c’è stato chi la pensava diversamente e cioè il consigliere ds Arancio. Per il capogruppo diessino l’impianto da realizzare doveva ritenersi in perfetta sicurezza ambientale. Ha esibito, sostenendo accoratamente la sua tesi, tutte le autorizzazioni di livello europeo, tecniche e sanitarie e sulla istituzione di una commissione di saggi per valutare tutta la questione lo ha notevolmente infastidito perché il significato di quella iniziativa equivaleva a mettere in discussione gli studi effettuati da una personalità di alto livello. Secondo quegli studi l’impatto ambientale è quasi nullo e l’impianto non si configura assolutamente come inceneritore. Il dibattito si è incentrato tutto su questo problema. Anche i consiglieri del centro destra hanno manifestato le loro perplessità.
Rosario Italiano dell’Udc si è chiesto che c’era la necessità emersa più volte in Consiglio di cambiare un po’ la vocazione di questo territorio indirizzandolo verso la riscoperta dell’antico, dell’artigianato, della pesca, del turismo delle colture alternative e queste mal si conciliano con la istituzione di questo impianto anche se si dice che produrrà dei nuovi posti di lavoro. Ha parlato anche di prevaricazioni del Consiglio e nell’appellarsi agli altri consiglieri si è espresso sulla necessità di sospendere per motivi precauzionali la realizzazione dell’impianto in questione.


Autore : Nello Lombardo

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