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Corriere di Gela | La Sicilia fa Cri-Cri
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notizia del 11/11/2012 messa in rete alle 00:21:55
La Sicilia fa Cri-Cri

Analizzare il voto siciliano è come fare una radiografia con una macchina fotografica. C’è qualcosa di interno e poco visibile che si muove. Gli effetti si vedono ma nascondono le cause prime. Non mi dilungherò pertanto sull’analisi del voto basato sugli effetti misurabili, è forse più interessante ipotizzare quei cambiamenti che si svilupperanno nei prossimi anni e di cui oggi leggiamo solo dei segnali contingenti. Tentiamoci con l’aiuto di un semplice catalogo:

La volatilità del voto siciliano. La prima cosa percepita nel voto siciliano sono stati i volumi di voti. Sull’onda dell’antipolitica o del semplice fastidio verso una politica autoreferenziale e improduttiva l’assenteismo ha catturato la maggioranza dei votanti che, con un 53% di astenuti, ha reso la politica orfana dei pareri della maggioranza dei cittadini siciliani, disillusi dalla capacità di decidere e cambiare da parte dei politici tradizionali.

La minoranza dei votanti ha espresso la sua dose di antipolitica spostando i voti sugli attori movimentisti del momento o su nuove facce dei partiti tradizionali con picchi di alcune migliaia di voti verso novelli giovani con nessuna esperienza amministrativa o di rappresentanza, inconsapevoli vettori di uno schiaffo alla politica tradizionale. I volumi di voti hanno cioè parlato chiaro. Ma si può dire che tale massa di voti sono voti “robusti”? Ossia voti che possono essere fortemente caratterizzati da aree politiche o movimentiste? Non credo. In sintesi la volatilità del voto si accompagna ai picchi dei volumi. Lì dove il M5S ha raccolto quantità inaspettate di voti si deve però supporre che la volatilità sia alta e il loro mantenimento richiede una storia di comportamenti che sarà difficile consolidare, perché la configurazione del movimento di Grillo rimane un’organizzazione aperta alla base ma rigida e non democratica al vertice. Il ruolo di garante che Grillo vanta è un ruolo non normato e non controllato dalla base, d’altra parte, come tutti i movimenti che hanno un solo garante ispiratore. Ciò farà supporre che il movimento, pur ispirato da sani principi di morigeratezza politica, prima o poi subirà gli scossoni di decisioni verticistiche in nome di una vigilanza etica governata da un solo uomo, che peraltro usa strumenti teatrali di ampia captazione mediatica. Il tempo rivelerà la flessibilità del movimento che appare invece molto rigida.

Il nuovo della politica

Non vanno sottaciute, però, le vere novità che questa elezione regionale ha introdotto. Sotto il velo dell’antipolitica classica si celano nuovi fenomeni introdotti nella discussione pre-elettorale. Fenomeni che hanno reso vetusto il vecchio repertorio di metodi comunicativi e cooptativi della politica tradizionale. Per la prima volta i comizi e la comunicazione oratoria elettorale sono stati contaminati da elementi di geopolitica, introdotti principalmente dalla oratoria grillina. I riferimenti ai debiti pubblici degli altri stati europei e mondiali, le politiche di contenimento delle crisi nazionali, le politiche industriali e le scelte sui consumi hanno contaminato il dibattito politico elettorale, aprendo la discussione politica a tematiche generali ma realissime che ormai determinano le direttrici dello sviluppo o dell’impoverimento delle popolazioni. In questo il M5S è stato l’artefice principe.

I costi della politica classica hanno dominato la scena dell’oratoria politica, ma con una forzatura imposta dalla degenerazione, tutta italiana, di abusare delle risorse pubbliche. Si è infatti puntato sulla riduzione delle retribuzioni dei rappresentanti politici e dei finanziamenti che lo stato riconosce sulla base di una tradizione elettorale che ormai sta cambiando. Indennità e agevolazioni sono ancora tarati per una attività politica che aveva senso quando le segreterie degli onorevoli erano centri di smistamento di segnalazioni, favori ed influenze. Oggi questo modo di fare politica, legata a ritmi, luoghi e rappresentazioni impossibili da proporre oggi, non è più efficace. I nuovi media e il ritmo con cui si intersecano le relazioni non richiede più centri statici di aggregazione ma una rete di relazioni dinamica che, per contro, richiede economie più limitate e pertanto apre possibilità di aggregazione politica anche a coloro che sfuggono a finanziamenti corposi come tuttora vengono ancora garantiti. Insomma, la rivendicazione di una riduzione dei costi della politica non è solo una richiesta etica è la conseguenza immediata del cambiamento degli strumenti di aggregazione e comunicazione.

Altra cosa è il tema della trasparenza che è diventata la leva migliore per monitorare la politica. Non è solo una minaccia quando il M5S asserisce di portare le webcam nel parlamento regionale. E’ un metodo, una nuova maniera per sopperire con la tecnica a quello che leggi e magistratura inseguono senza acchiapparla, cioè una generale condotta legale nel trattamento delle risorse pubbliche. Generare trasparenza, tramite codici etici nei partiti e tramite l’on-line diffuso nelle aule ove si legifera, è diventata una novità emergente del momento. E’ come dire che la larghezza di banda di un territorio è oggi un parametro di eticità nella gestione delle risorse pubbliche.

Un ultimo segno emergente di queste elezioni è il cosiddetto “salto nel buio” di molti cittadini che, candidandosi, senza nessuna esperienza amministrativa o, ancor più, rappresentativa, oggi riescono a conseguire ruoli politici di elevata caratura. Giovani ventenni o trentenni si affacciano intimoriti ma entusiasmati alla rappresentanza politica ed il fenomeno che questo indurrà sarà una tendenza a privilegiare ruoli di opposizione parlamentare anziché di governo. La necessità di assumere competenze determinerà una fase di permanenza all’assemblea regionale al fine di metabolizzare le regole e le prassi, diminuendo la competitività per le posizioni di responsabilità e di vertice ma accentuando il ruolo di opposizione e di controllo. Questo lo si vede già nella minore competizione nell’insediarsi alla Presidenza dell’Assemblea Regionale, quasi affidata all’individuazione di personalità esperienti la cui appartenenza politica passa in secondo piano. Una novità mai osservata prima.

La governabilità Crocettiana

Il nuovo Presidente della Regione Rosario Crocetta non ha la maggioranza parlamentare regionale. Questo, secondo la politica tradizionale, è un vulnus. I ragionamenti tradizionali danno poche speranze al Governatore di poter legiferare secondo gli indirizzi che Lui vorrà dare in questa nuova politica regionale. Ma con il sommovimento partitico scaturito dalle elezioni siciliane questo non è più così vero. La logica della maggioranza assembleare ha il presupposto nella concertazione quasi mercatale su tutte le questioni che attengono l’amministrazione della macchina pubblica, sia scaturite da politica di alto profilo sia da mera burocrazia amministrativa. Quando poi gli accordi politici “mercatali” si intrecciano con questioni di spartizione ed influenze allora “avere una maggioranza” equivale ad avere un esercito da potere schierare quando gli accordi non vengono rispettati.

Credo però che queste elezioni hanno incrinato questa logica e l’hanno resa impresentabile e quindi più liquida.

Quando Crocetta sostiene che avrà una “maggioranza bulgara” nel parlamento regionale non credo dica qualcosa distante dalla realtà. Se Crocetta saprà evitare la logica degli accordi che mettano sul piatto le questioni più varie, favorendo scelte politiche con la compensazione di posizioni nella macchina amministrativa, ed è quasi certo che lo farà, allora la maggioranza parlamentare non è più un requisito indispensabile. D’altra parte nella esperienza cittadina gelese da sindaco, Crocetta ha sperimentato con successo tale pratica, mettendo in difficoltà il consiglio comunale pur in una situazione di mancanza di maggioranze o, meglio dire, di riconfigurazioni veloci delle maggioranze in funzione dei temi amministrativi trattati. In questo Crocetta ha un’abilità consumata e sperimentata.

Credo che questa legislatura regionale non avrà bisogno di maggioranze stabili ma avrà vita lunga perché sarà sui temi che si svilupperanno le aggregazioni e non sulle compensazioni di potere. Il M5S sarà un’opposizione che garantirà questo cambiamento e Crocetta ne trarrà tutto il vantaggio possibile.

Lo vedremo, prima di tutto, sulle scelte sanitarie ove si annidano le più esasperate tecniche di compensazione, ove cioè si giocano giornalmente gli scambi tra linee politiche e collocazioni direttive. Da ciò che Crocetta farà nel settore sanitario siciliano si intuirà il cambio di politica basata sui temi e non sulle compensazioni.

Le componenti soft e hard

Oggi la politica ha acquisito due direttrici: la prima riguarda i comportamenti, la trasparenza, la frugalità di approccio, l’eticità delle scelte. Tutti temi che vanno sotto il nome di costi della politica e legalità. Potremo definirli temi di “parapolitica” perché di fatto determinano l’affidabilità dei rappresentanti politici e non se la politica è buona o cattiva. Infatti si può essere onesti e morigerati ma portare il paese allo sfascio. Questa potremo definirla la componente soft della politica.

La seconda direttrice sono i contenuti della politica regionale, la componente hard. Su questi contenuti in Sicilia ci sono delle priorità. La situazione di debito pubblico regionale di circa 6 miliardi di euro al giugno 2012, di cui il 50% scaturenti dalla sanità, 22.000 dipendenti della regione e 1.800 dirigenti, con in più circa 7.000 dipendenti nelle società partecipate per un costo di 220 milioni di euro l’anno, 600 contratti di consulenza per 8 milioni di euro, tutto questo è il primo problema di Rosario Crocetta. Vanno aggiunti i mancati pagamenti alle ditte private che attendono una media di 285 giorni per ricevere i compensi di prestazioni già erogate.

Questo è il tema principe con cui il Governatore dovrà misurarsi.

Ma altri temi dovranno caratterizzare la politica Crocettiana. Quale infrastrutturazione dare alla Sicilia nei trasporti, nelle comunicazioni digitali, nei collegamenti con i paesi del mediterraneo, tematiche imprescindibili per attirare iniziative imprenditoriali? E’ forse arrivato il momento di battezzare una nuova rete ferroviaria siciliana che compenserebbe la furibonda impennata del trasporto su gomma che ha ispirato peraltro movimenti politici come quello dei forconi.

Altro tema è quello della industrializzazione in Sicilia specie nei poli di raffinazione siciliana che oggi contribuisco al PIL siciliano per il 40% circa. Quale politica verrà inaugurata rispetto alle industrie pesanti in Sicilia? Verrà privilegiata una piattaforma di miglioramenti e reinvestimenti o questo settore verrà trattato a colpi di rinunce come per il tema dei rigassificatori in Sicilia? Il tema di un’industria sostenibile richiede scelte di miglioramento e non di rinuncia. Su questi temi la presenza del M5S nell’assemblea regionale sarà una presenza difficile da gestire perché il movimento di Grillo è per sua natura anti industriale senza mai aver chiarito prospettive plausibili di sviluppo alternativo.

Tra i tanti temi hard della politica regionale Crocetta dovrà misurarsi con il tema del lavoro, ma dovrà farlo in maniera innovativa. Il lavoro in Sicilia è stato mortificato non solo per la crisi generale e la deindustrializzazione degli ultimi anni. In Sicilia il lavoro va purtroppo aggettivato. Le aziende partecipate della regione e l’esercito dei forestali sono esempi di lavoro che si fa fatica e definire produttivo. Spesso si assiste ad incrementi di organici che non riescono neanche ad avere una collocazione in uffici, né mezzi per espletare i compiti assegnati. Questo lavoro non è più quello che i siciliani chiedono. Con tale aggettivazione Crocetta dovrà fare i conti e il tema richiede sensibilità e determinazione.

Gela e i suoi limiti

Gela è diventata la città più nominata della Sicilia. Crocetta e la sua esperienza amministrativa gelese sono entrati nella politica regionale. E’ ovvio che Gela ha un’opportunità ma la domanda è se Gela punterà sul proprio concittadino governatore per “consumare” o per “costruire”. La diciamo così. Intendendo per “consumare” tutte quelle politiche che hanno fatto espandere Gela solo dal punto di vista edilizio e mai dal punto di vista produttivo e culturale. Una città che vuole crescere ma non evolversi, che vuole consumare ma non produrre. Questa volta Gela ha un’occasione per affrancarsi da un isolamento che l’ha resa quello che è: una città familistica ed autocelebrativa, una città abituata o a respingere o a glorificare, mai a migliorare e migliorarsi.

Un Sicilia normale

Il terremoto politico è avvenuto ed è partito dalla Sicilia. La configurazione dell’Assemblea Regionale Siciliana è stata stravolta. Il PD e il M5S sono i partiti con maggiori deputati, vari partiti storici minoritari non hanno neanche superato la soglia di sbarramento. La politica del WEB è entrata nel Parlamento più tradizionale d’Italia, quello che per decenni ha alimentato e sostenuto il centrismo conservatore dell’Italia. Il momento è storico.

Ma le modalità della politica sono cambiate non solo per la rappresentanza di Palazzo dei Normanni ma per la natura degli eletti. Rimangono vari personaggi della politica tradizionale ma condizionati dal nuovo stile politico delle new entry. La conoscenza dei meccanismi amministrativi e delle prassi di rappresentanza non sono più impedimenti condizionanti. E purtuttavia tale mancanza di esperienza rinforzerà il ruolo di osservatori ed oppositori dei nuovi rappresentanti. Si può affermare che viene messo in crisi, per la prima volta, il concetto stesso di “dirigenza” politica, ove tale prerogativa accentrava requisiti, stili e privilegi di una classe politica che da élite rappresentativa è diventata una casta ed oggi vive il proprio declino. Il rapporto diretto e temporalmente limitato con l’elettorato sono diventati i requisiti cardine. E’ chiaro che il rischio è un approccio semplificatore verso temi complessi e complicati, un approccio che genera una ideologica pretesa di essere dalla parte del popolo senza farne i reali interessi, il populismo appunto. Con questi rischi il nuovo avanza ed il nuovo non è sempre garanzia del meglio.

Una cosa è certa, un bagno di responsabilità per i nuovi partiti e movimenti può far solo bene e consentirà all’elettorato di verificare se lo stile sobrio e trasparente si accoppia ad una progettazione amministrativa della Sicilia che la renda una regione normale, ove si amministra il presente ma si guarda al futuro ed ove le potenzialità della nostra regione vengano finalmente a far parte di piani di sviluppo ben orientati all’interesse comune. E’ questa la sfida e questo è il rischio. Ancora una volta la Sicilia anticipa i segni con cui l’Italia tutta dovrà cimentarsi.


Autore : Sebastiano Abbenante

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