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notizia del 25/06/2012 messa in rete alle 19:51:51
L’Opinione/ L’aratro di Crocetta
Rosario Crocetta si è lanciato nella corsa per il governatorato siciliano e chi ne conosce metodi e volontà sa che la sua può diventare una valanga inarrestabile. Allude alla “rivolta dei gelsomini” del nord Africa, ad un cambiamento del linguaggio, ad una rivoluzione per la Sicilia, ad una crescente condivisione sui social network, insomma ad un moto dal basso, popolare e reattivo, che può contaminare l’intera Sicilia in un periodo storico in cui la crisi strutturale del lavoro e degli Stati-nazione sta affliggendo collettività regionali e nazionali. L’armamentario comunicativo è stato già messo in campo. E si prospetta una campagna elettorale regionale che rischia di essere un ossimoro: la commistione di istanze innovative e conservatrici insieme rischia di caratterizzare questo evento democratico. Su questo aspetto vale la pena indagare e capire.
Crocetta usa una tecnica comunicativa collaudata e ad alto impatto, identifica la controparte con contorni ben definiti e gli dà un nome: la casta, i poteri forti, l’illegalità, la mafia, quasi li indica, anzi in vari casi dà anche le coordinate e questo induce a schierarsi, a scegliere con chi stare. E’ un’operazione comunicativa, ma non solo. E’ anche un’operazione che produce sfide e rischi e di questo occorre dare atto. E’ come sollevare delle zolle da un terreno arso e rimescolare il terreno per la semina.
Ma è qui che la politica pone i suoi interrogativi e le risposte spesso non soddisfano. Dopo aver sollevato le zolle quale semina viene effettuata? Quali proposte di sviluppo economico occorre innescare in una Sicilia che ha bisogno di aratura profonda ma anche di semina efficace?
In questo secondo aspetto Crocetta andrebbe meglio compreso. Quali semi vuole gettare nella sua Sicilia e con che frequenza vuole innaffiarli?
Fuori dalla metafora: se il movimento dei Forconi Siciliani lo interpellasse come governatore della Sicilia, darebbe loro incondizionato sostegno o ricorderebbe loro che il livello del trasporto su gomma è un’anomalia siciliana che va recuperata investendo in strutture ferroviarie regionali e portuali? Lancerebbe un piano quadriennale di infrastrutturazione ferroviaria della Sicilia sfruttando la liberalizzazione del mercato dei trasporti ferroviari privati che si stanno diffondendo nel resto d’Italia? Porrebbe come priorità per lo sviluppo della Sicilia il trasporto su rotaia rispetto al trasporto su gomma?
Di fronte alla domanda di lavoro, che in Sicilia è stata affrontata con lo strumento delle società partecipate, come si porrà il nostro candidato governatore? Incrementerà le file di aspiranti dipendenti regionali o pseudo-regionali o attuerà una riorganizzazione della giungla impiegatizia regionale tramite politiche di razionalizzazione ed efficientamento? Di trasparenza e compressione dei costi?
Rispetto ai progetti sovvenzionati dalla Comunità Europea si continuerà a disperdere capitali nella ormai logora prassi dei progetti di formazione? Un business che ha perso il senso dell’obiettivo e che è diventato una pratica per rastrellare fondi europei senza ricadute utili.
Il nostro potenziale governatore riattiverà un minimo di mercato tra le aziende private siciliane dopo l’esautorazione delle gare d’appalto, avvenuta in epoca Lombardiana, aggiudicate tramite le compartecipate come Sicilia e-Innovazione e Sicilia e-Servizi? Un modo per controllare la competitività del mercato privato siciliano?
L’apertura della Sicilia verso le coste africane e l’aspirazione di questi popoli all’interscambio avverrà in maniera strutturata, esportando le nostre competenze produttive o importando in maniera destrutturata usanze e modi di fare altrui?
Le industrie pesanti siciliane che occupano migliaia di lavoratori verranno messe nelle condizioni di trovare nuove sfide industriali in Sicilia? Ad esempio attraverso accordi correlati tra lo sfruttamento monitorato delle risorse energetiche siciliane e le ricadute occupazionali? O verranno preventivamente additate spingendole verso il disimpegno sul territorio regionale?
Avrà la volontà di attuare un piano industriale siciliano che sottragga i business a clientele e lottizzazioni ormai insostenibili? Saprà perseguire la strada del lavoro di qualità, ossia del lavoro professionale e produttivo senza cadere nella facile trappola del lavoro a tutti i costi anche quello occasionale e di scarsa compatibilità con i diritti e la tutela dei lavoratori?
Saprà tradurre l’annoso problema idrico in un progetto di infrastrutturazione urbana invece che in un puro tema economico di canone da corrispondere?
Saprà conciliare la necessaria fermezza verso le antiche pratiche di occupazione dei servizi e dei business correlati come nel campo sanitario per favorire un’organizzazione sanitaria più snella, dinamica e professionale?
Insomma, il nostro potenziale governatore saprà muoversi con intelligenza nell’ampio ventaglio di zone grigie che la Sicilia ha ereditato e nelle quali i più volenterosi eserciti politici si sono impantanati e hanno battuto ritirata?
Su questa semina si vuole ragionare e si vuol capire la prospettiva che Crocetta ipotizza per la Sicilia e i Siciliani dopo aver rivoltato le zolle della nostra terra. Perché la sua abilità nell’arare terreni politici è variamente nota. La capacità di seminare con buoni semi e con una abbondante annaffiatura è tutta da verificare.
Autore : Sebastiano Abbenante
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