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notizia del 25/06/2012 messa in rete alle 19:50:21
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«Da sindaco di Gela a sindaco di tutti i Siciliani»
A Rosario Crocetta piace la sfida, anche quella che, a prima vista ed ai più, sembra impossibile. Fu così in occasione della prima candidatura alla carica di primo cittadino a Gela in una fase politica dominata dall'onda lunga dell'approdo in politica di Silvio Berlusconi. E proprio il “modello” Gela, Crocetta vuole esportare a Palazzo d'Orleans, contro il malaffare, le cricche e gli sprechi. Si definisce il candidato della gente ed è pronto a rivoltare l'isola “come un calzino”. Un candidato gelese alla Presidenza della Regione? Non potevamo non chiedergliene conto, ragioni ed aspettative, nell'intervista che segue.
– Quando lei si candidò ed ottenne un seggio al Parlamento europeo, qualcuno avanzò il dubbio che si fosse assicurato un posto lontano da Gela e la Sicilia dove si era esposto tanto, financo troppo, nella battaglia antimafia. Come promesso, però, lei ha continuato nel suo percorso persuadendo con tutta evidenza molti siciliani a chiederle di scendere in campo per la Presidenza della Regione. Il che, verosimilmente, significherà esporsi quanto e persino più di prima. Alla persona, prima ancora che al politico Rosario Crocetta, la prima domanda è d'obbligo: ma chi glielo fa fare?
«L'amore per la mia terra, per Gela e la Sicilia. Questo amore è ciò che mi spinge ad accettare la candidatura ed a mettere a disposizione la mia vita per la liberazione della Sicilia. Nel Parlamento europeo ho dato ulteriore impulso alla lotta alla mafia, impegnandomi attivamente per l'istituzione di una commissione antimafia europea, in seno alla quale sono, dall'aprile scorso, primo vicepresidente. Naturalmente, in Europa mi sono occupato anche d'altro e, in particolare, mi sono opposto all'approvazione dell'accordo Ue-Marocco che introduce forti elementi di penalizzazione dell'agricoltura siciliana e meridionale. Ho svolto, altresì, un'attività instancabile per promuovere in Sicilia il “Patto dei Sindaci” che permetterà di creare diverse migliaia di posti di lavoro nell'isola, nel campo dell'utilizzo dell'energia solare. Mi sono adoperato in tema di diritti civili e per la pace e la libertà dei popoli: in tal proposito, ho partecipato alle missioni europee in Sicilia, specie a Lampedusa, nonché in Palestina, sono stato osservatore elettorale in Tunisia e via di seguito. Certo, l'elezione a presidente della Regione siciliana aumenterebbe i rischi alla mia persona, ma porterebbe sul piano attuativo ed in concreto – in una regione che ha creato ed esportato il modello criminale più pericoloso ed organizzato, qual è appunto “Cosa Nostra” – la possibilità di introdurre norme specifiche che, oltre a combattere la mafia, possano creare lavoro e sviluppo».
– Con l'annuncio della sua disponibilità a candidarsi a governatore, negli ambienti gelesi si è riaperto un dibattito sul suo operato amministrativo in città. L'accusa principale è che amministrare una città non si esaurisca nella lotta antimafia. Cosa ne pensa?
«Intanto, a me piace “presidente” e non “governatore”, giacché amo la democrazia. Cosa ho fatto da sindaco è spesso un argomento sollecitato dagli avversari politici, i quali evidentemente confidano che nel tempo si smarrisca il ricordo. Ma la gente non dimentica».
– Lei, ad esempio, provando a ripercorrere mentalmente la città, iniziando magari da Est e dunque dalla Raffineria, cosa ricorda del suo operato?
«Durante i 6 anni – non 60 – del mio mandato, innanzitutto, l'Eni non ha licenziato alcun lavoratore. Tutte le vertenze venivano svolte in Municipio e si concludevano con la revoca dei licenziamento. Inoltre, l'Eni ha fatto i primi investimenti ambientali dal suo insediamento (circa 300 milioni di euro) realizzando, ad esempio, l'impianto di depurazione delle acque di falda e, su impulso della magistratura, i doppi fondi dei serbatoi. Prima di concludere il mio mandato ho emesso un'ordinanza che obbligava la Raffineria a realizzare altri 900 milioni di euro in termini di investimenti ambientali, per la sicurezza degli impianti, per la copertura del parco carbone e così via. Durante la mia amministrazione abbiamo siglato un accordo di programma col ministero dell'Ambiente che ha obbligato l'Eni a cedere l'acqua del “Ragoleto”. Abbiamo realizzato due impianti per la potabilizzazione delle acque delle dighe, liberando la città dalla schiavitù del dissalatore. Abbiamo ottenuto dal ministero della Salute il finanziamento del centro oncologico nell'ex ospizio marino».
– Proseguendo verso Ovest?
«La realizzazione del Palazzo di giustizia; la qualificazione della zona di Mulino a vento; piazza Calvario; il primo tratto di corso Vittorio Emanuele; il parcheggio sotto il municipio; il parcheggio Arena; lo sblocco dei lavori del teatro comunale; la sistemazione della rete idrica cittadina considerato che al primo giorno da sindaco ho contato circa 100 perdite di acqua in tutta la città. E poi il manto erboso del “Presti”; il salvataggio – ogni anno – del Gela calcio; i lavori di sistemazione del porto e del lungomare; il corso Salvatore Aldisio; la sistemazione di piazza San Giacomo; la sistemazione di via Palazzi; il parcheggio di Caposoprano; la chiesa di Santa Lucia; la riqualificazione di Macchitella; l'illuminazione del tratto che va da Macchitella a Manfria; la rete idrica Gela-Manfria; l'illuminazione del quartiere di Manfria. E poi ancora, il PalaCossiga; le vie di collegamento della nuova zona sportiva; lo sblocco dei lavori a nord di Macchitella fino a via Butera con la realizzazione di circa un migliaio di alloggi da parte delle cooperative; la realizzazione degli alloggi popolari di contrada Scavone; il campetto di calcetto di Scavone; l'apertura del centro di volontariato di via Ossidiana; gli interventi di riqualificazione di via Venezia; la realizzazione di tutte le rotatorie cittadine; la realizzazione dello stabile di via Marsala; la realizzazione del viale di Settefarine e del piazzale della chiesa di San Sebastiano; la realizzazione del centro sociale e la riqualificazione di zona Margi; il giardino di Settefarine, il giardino di Via Redi, la riqualificazione di piazze ed abitazioni al villaggio Aldisio; interventi diffusi di manutenzione in tutta la città; il completamento dell'iter del piano regolatore generale. Se poi, alcune di queste cose sono degradate, allora bisogna riqualificarle. In ogni caso io le ho fatte».
– Lei pertanto ritiene di aver coniugato legalità e sviluppo durante la sua esperienza di sindaco di Gela?
«Sono i numeri a parlare. La mia amministrazione ha visto, di fatto, la più grande stagione di opere pubbliche a Gela dal dopoguerra in poi. Opere che hanno creato opportunità vere e non fittizie per decine e decine di imprenditori, di conseguenza per migliaia di lavoratori. Ciò è dimostrato ulteriormente da un dato più generale e che rivela come, durante il mio mandato di sindaco, Gela sia stata l'unica città siciliana ad incrementare il proprio numero di abitanti. Si poteva fare umanamente e politicamente di più? Dico solo che da sindaco, lavoravo ininterrottamente almeno 15 ore al giorno».
– In occasione della candidatura alle Europee lei aderì al Partito democratico ed ottenne un plebiscito nelle due isole (Sicilia soprattutto, ma anche Sardegna). A Gela i due parlamentari del Pd, forse non contentissimi del suo approdo nel partito, non lo sostennero ufficialmente, dato che Speziale appoggiò più o meno ufficialmente Rita Borsellino, Donegani invece suggerì più o meno velatamente di votare Italo Tripi. Pensa che la storia si ripeterà o i due si ravvederanno, al di là delle dichiarazioni di circostanza?
«Credo che le cose, alla fine, non siano andate veramente così. Non a caso, sia Tripi che Borsellino hanno preso pochissimi voti e chi votava i due, invero, votava anche me. Questa volta, ritengo che tutto il Partito democratico mi sosterrà. La mia candidatura nasce liberamente come espressione di una parte notevole del popolo siciliano e pone delle riflessioni profonde. Ci sono sindaci, deputati, consiglieri comunali e provinciali, segretari, personalità del mondo antimafia, imprenditori, operai, disoccupati, commercianti che sono già scesi in campi a mio sostegno. Ritengo che il progetto di liberare la Sicilia, con Crocetta Presidente, sia vincente e riflette la volontà della maggioranza del popolo siciliano».
– Dai tempi di Aldisio, Gela non ha più potuto contare su concittadini con cariche decisionali importanti, a parte un paio di assessorati regionali. Per dirla tutta, provando a mettere da parte la retorica ed evitando frasi ad effetto, secondo lei cosa può significare per Gela ed il suo comprensorio, la candidatura di Rosario Crocetta a presidente della Regione, specie in caso di un suo eventuale successo?
«Mi limito ad affermare che la città di Gela – e le realtà urbane a lei più vicine – debbano essere le più interessate al progetto di “Crocetta Presidente”. Troverei veramente strano che ci siano dei gelesi che tradiscano la propria città, non sostenendo un proprio concittadino a ricoprire una carica così importante».
– Per questa via, chiudiamo con una domanda secca a cui le chiediamo una risposta altrettanto secca. Cosa intende per "liberare la Sicilia". Liberarla da cosa e come?
«Dagli affaristi, dalle clientele, dalle mafie e dalle prepotenze. Creando lavoro, sviluppo e sostenendo, al contempo, i deboli e le famiglie. Utilizzare soltanto il 12% dei fondi europei è uno scandalo inaudito che deve finire. Ciò richiede, fra l'altro, poche consulenze ed assolutamente necessarie agli scopi, rotazione e ricambio generazionale dei dirigenti. In breve, un cambiamento radicale come a Gela. Soprattutto, parole chiare per impegni concreti».
Autore : Filippo Guzzardi
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