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notizia del 09/06/2006 messa in rete alle 19:49:28
Diliberto arrogante e sprezzante
La domanda più frequente che mi è stata rivolta in questi giorni, dopo l’esposto che ho presentato nei confronti di Oliviero Diliberto, è stata: “Chi te l’ha fatto fare?” Per la verità, un’altra frequente domanda, ma proveniente da ambienti del Pdci, è stata: “Perché non hai presentato l’esposto dopo le elezioni regionali?”.
Comincio a rispondere alla seconda delle due domande. L’esposto è stato presentato quando, dopo tre settimane di febbrile lavoro di documentazione, e dopo decine di segnalazioni di cittadini che si sentivano “traditi” e anche raggirati, ci siamo resi conto che sì, l’art.294 del Codice Penale, finora mai applicato e quasi dimenticato, calzava a pennello col comportamento inqualificabile del segretario dei comunisti italiani. Eravamo pronti e convinti e l’abbiamo presentato. Attendere il voto per le regionali non avrebbe avuto senso, anche perché eravamo convinti (a torto) che l’esposto non avrebbe influito granchè sulle intenzioni degli elettori. La risposta alla prima domanda è semplice: Diliberto ha fatto pubblicamente una promessa, che poi non ha mantenuto. Ma non una promessa qualsiasi, di quelle che siamo abituati a sentire ogni giorno da politici di ogni schieramento. Una promessa che, amplificata a dismisura da decine di “passaggi” televisivi, ha convinto centinaia di gelesi a votare non per i loro candidati naturali, ma per quell’unico candidato, Morinello, che avrebbe potuto rappresentare Gela a Montecitorio, se solo fosse scattato il seggio in favore del Pdci.
Negli Stati Uniti il comportamento di Diliberto lo avrebbe già condannato, a furor di popolo e di stampa, alle dimissioni. In Italia il concetto di etica politica è totalmente diverso, diciamo più elastico… Ma occorreva dare un segnale alla politica e a chi la governa, il segnale che non è più permesso raggirare impunemente migliaia di cittadini, un’ intera collettività, e fare poi quello che si vuole, come i “padroni del vapore” di una volta. Occorreva dare questo segnale ai “poteri forti” della politica, quei poteri che considerano la politica come “cosa loro” e gli elettori un gregge di poveri stupidi.
La reazione di Diliberto alla notizia dell’esposto è stata sprezzante, arrogante. Cosa vuole questo sconosciuto? Chi è questo incauto signore che si permette di contestare il segretario di un partito di maggioranza? Un cittadino, caro Diliberto, a capo di una associazione di liberi cittadini che, certo, non è famosa, non viene invitata ogni settimana a “Porta a porta”, non ha a sua disposizione la grancassa dei giornali nazionali, ma nel suo piccolo si è incazzata, proprio come le formiche di Gino e Michele, ed è scesa a dare battaglia in difesa di Gela e dei gelesi.
Volevamo essere la scintilla per uno scatto d’orgoglio della città, e devo dire che lo scatto d’orgoglio c’è stato, è stato ed è palpabile, chiaro, trasparente. Gela è stanca di essere messa da parte, stanca di essere raggirata, stanca della poca considerazione che di lei hanno i politici che contano.
Analizzando il voto per le regionali, non credo che la vicenda Di liberto abbia influito sul risultato di Scicolone e della lista Uniti per la Sicilia. Scicolone ha avuto una buona affermazione, circa 2.300 voti a Gela, ma sono i voti che gli provengono dalla sua lunga e valida militanza nel sindacato. Un mese fa Morinello prese a Gela circa 8.000 voti. I conti non tornano: mancano i voti “in vacanza” della mancata promessa di Di liberto, ma dove sono i voti del gruppo di Morinello? E soprattutto, dove sono i voti del gruppo Crocetta? Sono andati “in vacanza” anche loro?
La vicenda Diliberto credo abbia invece influito sul voto inducendo molti cittadini a concentrare le preferenze sui candidati che avevano più possibilità di essere eletti. Così si spiega in parte il grande successo di Speziale, che è oggi l’unico parlamentare gelese, e il successo, nel centrodestra, di Pino Federico, mentre gli altri candidati gelesi, per la maggior parte, hanno raccolto solo qualche centinaio di voti.
C’è da augurarsi che tutto ciò sia servito a migliorare le capacità di voto dell’elettorato. Da adesso inizia la grande battaglia per riaffermare l’orgoglio di questa città. Orgoglio che non risiede solo nella battaglia per la legalità del Sindaco, un’invenzione che ha reso famoso il primo cittadino ma finora non ha portato benefici alla città. Orgoglio che andrà riaffermato giorno dopo giorno con le azioni di ciascuno in favore della collettività. La prossima tappa è la Provincia. E non permetteremo a nessuno di raggirarci su questo argomento.
Autore : Giulio Cordaro
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