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Corriere di Gela | I commenti post-corteo
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notizia del 27/05/2012 messa in rete alle 19:51:00
I commenti post-corteo

Come spiegare la scarsa partecipazione di popolo allo sciopero indetto dai sindacati (Cgil, Cisl e Uil e Ugl) sabato 19 maggio scorso? E’ chiaro che il disamore dei cittadini alla politica ed ancor di più verso il sindacato è molto forte. Grandi assenti gli studenti. Neppure i commercianti hanno abbassato le saracinesche quando il corteo dei partecipanti ha attraverso il corso Aldisio per fermarsi in piazza Umberto e concludere con un comizio. Un forte segnale, comunque , è venuto fuori all’indirizzo dell’Eni. Un discorso inequivocabile che suona così: hai inquinato per sessant’anni ed ora non te ne puoi andare senza prima avere bonificato ed averci risarcito creando nuove occasioni di lavoro. Il cuore del problema è stato quello di chiedere all’Eni il rispetto degli impegni assunti, ma l’obiettivo della manifestazione è stato chiaro per tutti. Lo stato, la Regione e le forze imprenditoriali per la loro parte dovranno dare risposte concrete per creare lavoro, sviluppo e occupazione. Hanno partecipato in più di duemila tra attivisti del sindacato, forze politiche, rappresentanti del commercio, dell’agricoltura e lavoratori della fabbrica.

Attraverso le varie voci che abbiamo raccolto durante la manifestazione viene fuori un monito. Il sindacato da solo non va da nessuna parte. Eloquente il discorso del Vicario foraneo mons. Grazio Alabiso quando per primo ha preso la parola sul palco gremito di manifestanti.

!Non è il momento delle critiche – ha detto – ma occorre che questa città si svegli dal letargo e si rinnovi sul piano etico e morale. E’ il tempo del coinvolgimento delle persone per il bene comune. Diamo fiducia alle istituzioni e siamo solidali con tanta gente che soffre in questo momento».

Il segretario provinciale della Uil Salvatore Pasqualetto ha puntato il dito contro l’Eni cui ha mandato a dire che se sacrifici si debbono fare, vanno equodistribuiti. Maurizio Bernava della Uil regionale ha parlato di rilancio delle aree del gelese e di Termini Imerese. Solo attraverso gli investimenti potranno sorgere nuovi posti di lavoro. L’Eni e lo Stato questo lo sanno, non possono fare orecchi da mercante. Serena Sorrentino della segreteria nazionale della Cgil ha sollecitato l’Eni ad investire a Gela ed ha chiesto alle forze politiche di finirla con gli sprechi e con le false promesse. Ecco i commenti raccolti durante il corteo.

Mariella Maggio (segretario gen. Cgil Sicilia).

«Con questa manifestazione abbiamo voluto gridare a gran voce la necessità di creare occupazione per dare fiducia ai tanti giovani disoccupati e alla città. Imprese, istituzioni locali e nazionali devono tornare a fare la loro parte. Un monito anche ad Eni che nei suoi piani di riorganizzazione, la smetta di pensare di abbandonare Gela».

Gaetano Minardi (commerciante)

«Sono preoccupato ed indignato che i commercianti non hanno abbassato le serrande. E’ un momento difficile, dobbiamo stare tutti uniti. Qualcuno dice che sta per saltare il tappo. Io non lo so».

Lucio Greco (Cittadini per la giustizia)

«Tutta la mia solidarietà ai lavoratori e alle famiglie per l’iniquo provvedimento preso dall’Eni. Spero che coloro che ci amministrano a livello regionale e nazionale guardino con attenzione le vicende dello stabilimento e dell’occupazione».

Alessandro Piva (segretario Cgil Gela).

«Possono esserci vedute diverse a volte tra politica e sindacato di come impostare un ragionamento. Oggi siamo tutti assieme a manifestare per la provincia e il comune di Gela. Noi rivendichiamo lo sblocco degli investimenti dell’Eni ma anche per le infrastrutture. Oggi dobbiamo accendere un faro sui problemi della Raffineria».

Angelo Fasulo (sindaco di Gela).

«E’ finito il tempo della protesta sterile. C’è bisogno di un territorio che rivendichi e che ottenga. Questa non è una manifestazione ‘contro’, ma una manifestazione ‘per’. Dobbiamo marciare uniti».

Vincenzo D’Asaro (sindaco di Mazzarino).

«E’ il momento di scendere tutti in campo al di là della politica. Ed io assieme ad altri sindaci siamo qui a fianco ai cittadini gelesi per sostenerli perché questo territorio non muoia».

Giuseppe Morselli (consigliere comunale)

«C’è una crisi paurosa. Mi auguro una maggiore unità d’intenti tra forze sindacali, sociali e politiche perché l’Eni riconsideri le proprie posizioni sulla nostra città».

Enzo Cirignotta (consigliere comunale)

«Come consiglio comunale siamo qui per rivendicare il nostro ruolo. Abbiamo fatto un documento molto forte stigmatizzando l’assenza del sindacato. L’Eni non può permettersi di lasciare la nostra città dopo averci sfruttato per cinquant’anni».

Lillo Speziale (deputato regionale)

«Gela ha bisogno di lavoro. Ci sono tutte le condizioni per nuovi investimenti e nuovi interventi industriali. Chiedere all’Eni di fornire i servizi connessi all’acqua, vapore ed energia elettrica al costo di produzione. La città aspetta risposte. Occorre essere uniti ed il mio appello lanciato in consiglio comunale, spero che venga raccolto».

Giovanni Ferro (funzionario Cgil).

«Oggi siamo tutti qui, lavoratori, sindacato, politica. Uniti per chiedere con forza al governo nazionale un incontro per nuove politiche di investimento pubblico e privato».

Giovanni (giovane disoccupato).

«Tutti compromessi. A partire dal sindacato e a finire al sindaco. Hanno fatto di tutto per chiudere lo stabilimento. Anch’io sono qui a manifestare. Politici e sindacato neppure ci considerano. Siamo solo l’ultima ruota del carro. Appena chiuderà lo stabilimento saremo tutti qua in mezzo alla strada».

Silvio Ruggeri (responsabile regionale Uilcem).

«Siamo qui per svegliare gli addormentati. Vogliamo un rilancio di questo territorio. Non lasciamoci sfuggire questa opportunità cogliendo tutte quelle alternative che ci sono all’orizzonte. E’ fondamentale la parola ‘insieme’, con i fatti e non a chiacchiere, ognuno nelle proprie funzioni».

Franco Tilaro (segretario Ugl).

«Ci siamo anche noi per associarci a questa vertenza. Chiediamo che l’indotto possa lavorare durante questa fermata e che non sia l’inizio di altra disoccupazione. Dobbiamo mettere in piedi una vertenza Gela, capace di interessare tutti i settori».

Giacomo Gulizzi (consigliere comunale).

«Non è vero che l’Eni vuol andare via. Non è vero che ha subito delle perdite in bilancio. A Gela ha degli utili enormi utilizzando il pet-coke. E’ immaginabile avere una raffineria che riduce sempre più il personale. Bisogna obbligare l’Eni a bonificare tutto ciò che ha inquinato. Ora è stata trovata una vasca grande quanto un campo sportivo che ha sicuramente inquinato. Si parla di buco nero».

Angelo Licata (segretario circolo Pd).

«L’obiettivo di oggi è quello di far diventare Gela caso nazionale. C’è un territorio che paga scelte industriali sbagliate e non ha chiara quale sia la sua vocazione. Il grido d’allarme va non solo alla raffineria, ma anche ai governi nazionale e regionale per attenzionare un quadro complessivo».

Carlo Romano (segretario cittadino Pd).

«Manifestazione importante che segna l’unità di tutte le forze sindacali, partiti, associazioni di categorie. In primo piano lavoro e lotta alla disoccupazione. Gela deve diventare caso nazionale».

Giuseppe Fava (presidente consiglio comunale)

«E’ un grande giorno oggi perché evidenzia il momento del dialogo e della concertazione tra sindacato, politica, imprese, lavoratori. Ci deve essere un’unica voce per progettare il nostro futuro. Sì al dialogo, no alle strumentalizzazioni. Ognuno di noi deve dare un contributo per vincere una battaglia per lo sviluppo del territorio».

Gaetano Trainito (capogruppo consiliare Pdl).

«Oggi è un giorno importante perché la politica sta dimostrando di essere sempre più vicina ai cittadini. Finalmente la Raffineria ha gettato la maschera. Gela non può permettersi perdite di posti di lavoro. L’Eni ha devastato il nostro territorio e deve recuperarlo bonificandolo».

Gianpaolo Alario (segretario primo circolo Pd)

«Oggi c’è la città tutta. Il problema del lavoro, noi come primo circolo Pd, lo abbiamo sempre denunciato. L’Eni in questa città ha sempre spremuto senza mai dare nulla. Non accettiamo che l’Eni si permetta di mettere in cassa integrazione centinaia di operai, senza darci nulla in cambio. Chiediamo che finanzi un centro sanitario per lo studio delle malformazioni e le patologie tumorali».

Miguel Donegani (deputato regionale Pd).

«Non c’è un muro tra la politica e il sindacato. Anzi c’è la ricerca oggi da questa piazza per far partire una vertenza a livello regionale e nazionale e dobbiamo chiedere all’Eni quando verranno investiti i 48 milioni che si è impegnata a spendere nel nostro territorio. Con Eni bisogna sedersi e discutere per tutelare il lavoro, le imprese e l’indotto e perché intraprenda a bonificare il territorio visto che guadagna tanto».

Elia Gueli (funaionario Asl).

«Ho un gran dolore perché non vedo presente tutta la città. E’ triste vedere in piazza soltanto gli attivisti. C’è tanta sfiducia. La gente non crede più in niente, ma deve scendere in piazza e lottare in prima persona. Questo è un fallimento. Mandiamo messaggi in tutta l’Italia che no ce la facciamo più e comunque non possiamo perdere la speranza.

Enrico Vella (consigliere comunale Pd).

«Non possiamo pretendere dai nostri cittadini una partecipazione totale dopo che c’è stato un disinteresse generale sulla grande disoccupazione che imperversa nel nostro territorio. Il discorso è che la gente e disamorata della politica e dei sindacati. Con questa manifestazione e con il consiglio comunale dell’altro ieri speriamo di invertire una tendenza».

Giuseppe Arancio (capogruppo consiliare Pd)

«Col nostro documento approvato giorni fa si evince l’unità del consiglio comunale. E’ stato fatto un lavoro rivoluzionario al quale si è lavorato alacremente per affrontare un problema ancestrale. Sono certo che saremo interlocutori validi e controllori a pieno titolo dello stabilimento. Da ora in avanti ci sarà una inversione di tendenza solo se riusciremo ad eliminare dalla nostra proposta il senso di appartenenza. Abbiamo il dovere di mantenere unità d’intenti che abbiamo dimostrato».


Autore : Nello Lombardo

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