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notizia del 26/04/2003 messa in rete alle 19:44:29
Elezioni, la politica degli “orticelli”
Le recenti, e non ancora concluse fibrillazioni tra i partiti politici in vista delle elezioni provinciali in Sicilia dovrebbero indurre tutti noi a qualche serena riflessione sul sistema elettorale.
Nella cosiddetta “prima Repubblica“ i temi politici e le istanze dei cittadini erano incanalati in otto partiti dai connotati ben definiti, ognuno con le proprie radici storiche e le proprie peculiarità di pensiero ed intenti. Poi gli italiani sono caduti nella gigantesca ubriacatura collettiva del referendum proposto da Mario Segni e sostenuto da gran parte della politica progressista: è stato fatto credere che col sistema maggioritario l’Italia si sarebbe avvicinata all’Europa, si è preteso di importare il modello anglosassone usato in Gran Bretagna e c’è stata anche una vera e propria caccia alle streghe nei confronti di chi rimaneva legato al proporzionale, e per questo veniva accusato di conservatorismo e di arretratezza culturale.
Poi i politici nostrani si sono sbizzarriti nelle più strambe invenzioni, in ogni sede, per “correggere” il maggioritario secco con bizantinismi e furbizie varie: è stato inventato il tatarellum, sistema folle, astruso e, a mio avviso, anche incostituzionale, e poichè la Sicilia, se qualcuno se lo fosse dimenticato, è una regione autonoma, i nostri deputati regionali hanno litigato un paio d’anni per apporre, a loro volta, ulteriori correttivi ancora più astrusi.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: i partiti politici sono oggi una trentina, ciascuno dei quali (tranne pochi) privo di radici storiche e senza differenziazioni nette.
Questi partiti sono oggi obbligati dal sistema maggioritario ad alleanze “innaturali“, fonte di conflitti e fibrillazioni continue.
Mi riesce difficile capire l’esistenza nella nostra isola di una formazione come “Nuova Sicilia“, basata su istanze autonomistiche slegate dalla politica nazionale, ma ancor più è difficile capire la nascita del “Patto per la Sicilia“, se non con la necessità di creare un orticello per qualcuno.
Mi chiedo perché esistano tre partiti socialisti e in che cosa si differenzino tra loro. Vorrei capire le sottili differenze tra il Cdu di Buttiglione e Cuffaro, in Ccd di Casini e Democrazia Europea di D’Antoni, tutti di origine democristiana, e perché, nonostante si siano fusi in un solo partito, l’Udc, ognuno dei tre coltivi il proprio orticello con i propri uomini. E l’Udeur di Mastella, che è tutto e il contrario di tutto? E la Margherita, che a sinistra paga gli scontri interni tra componenti?
Come possono gli ex democristiani della Margherita, a Catania, votare alla presidenza della Provincia il diessino Fava, ex della Rete con radici storiche e culturali opposte? Come può la cultura laica di socialisti e repubblicani trovare unità d’intenti con la destra di Alleanza Nazionale?
Le situazioni confuse e ibride sono infinite, e per elencarle occorrerebbe un libro, ma la conclusione è una sola: il sistema elettorale maggioritario ha certamente peggiorato il sistema politico, ed è urgente cambiare rotta tornando al proporzionale, corretto con uno sbarramento “alla tedesca“ per garantire la governabilità.
Pare che qualcuno si stia già muovendo per la proposizione di un referendum: in tal caso, mi auguro che gli italiani si siano già disintossicati dall’ubriacatura di Mario Segni e capiscano che un proporzionale corretto non è indice di arretratezza, ma di democrazia e modernità.
Autore : Giulio Cordaro
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