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notizia del 13/03/2010 messa in rete alle 19:38:46
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Elezioni, si sta perdendo il buon senso
“L’amministrazione Crocetta? I danni che ha creato si ripercuoteranno chissà per quanto tempo sulla nostra città. Ampio riconoscimento per il suo impegno ed il coraggio per la lotta alla mafia, ma anche per questo sarebbe stata necessaria un’azione corale. Riguardo ai bilanci comunali mi chiedo dove erano i revisori?”
A parlare è Crocifisso Morinello (nella foto). Amministratore e consigliere comunale della Democrazia Cristiana nella prima repubblica, tra la fine degli anni Settanta e gli inizi degli anni Novanta, ma impegnato anche di recente in un ruolo di primo piano nella società “Ghelas Multiservizi”, della quale rivendica una sorta di primogenitura per aver inventato uno strumento che ha consentito di creare posti di lavoro trasformando i famosi Lpu (Lavoratori di pubblica utilità) in dipendenti di una società mista pubblico-privata con funzioni di servizio per la città. Ha compiuto 63 anni a gennaio, laureato a Catania nel 1970 in economia e commercio. Dopo una breve parentesi dedicata all’insegnamento tra Gela e Varese, inizia subito a frequentare uno studio professionale di un famoso commercialista di Firenze. Qualche anno di tirocinio e quindi ritorna Gela dove apre un suo studio e continua a svolgere la sua professione. E’ sposato con Maria Pia Balbo, anche lei di estrazione democristiana di San Cono, che gli ha regalato due figlie, Laura, laureata in Giurisprudenza, e Daniela, laureanda in Economia e Management internazionale.
Nel 1974 è componente provinciale del movimento giovanile democristiano, nel ’78 è eletto con successo consigliere comunale con 1.900 voti assieme a Saverio Damagio(2.100 voti) e Gaetano Paladino (2.000 voti). Componente del Comitato comunale e con diversi incarichi di partito.
– Come è entrato in politica?
«Provengo da una famiglia dove la politica la si respirava notte e giorno. Mio zio, mio omonimo, era un vecchio aldisiano di estrazione cattolico popolar . Iniziai a fare la prima campagna elettorale a tredici anni a mio zio e padrino di cresima, Aldo Clementino. C’è stata una breve parentesi a Torino dove ho assistito ai subbugli e alle lotte tra estrema sinistra e estrema destra, le grandi manifestazioni operaie bianche e rosse. Un periodo di grande fermento e fucina di idee che spesso si sposavano e intrecciavano tra centro e sinistra. Poi c’era la sinistra estrema che in parte sfociò nella sinistra armata. Noi cattolici eravamo più portati al ragionamento che alla rissa».
– Negli anni ottanta e novanta quali erano le problematiche di cui si parlava nella nostra città?
«Ricordo benissimo il piano regolatore generale ereditato dal sindaco Clementino. Ricordo che siamo riusciti a trovare una soluzione negli anni ottanta che ha mietuto notevoli successi a scapito di tanti altri. La variante al piano regolatore determinò una lotta politica cruenta e fratricida. Si scontravano due mondi nella Gela definita la capitale dell’abusivismo. Non tutto l’abusivismo era abusivismo di necessità, sicchè si consumò il sacco urbanistico spendendo una notevole ricchezza complessiva della città arrecando un gravissimo nocumento urbanistico, sull’assetto viario. Le varianti risultarono vantaggiose solo per alcuni soggetti professionisti, imprenditori e politici. Lo scontro fu tra alcuni di noi che volevano un ampliamento notevole delle aree da urbanizzare e dove costruire per ottenere come fine l’abbassamento dei prezzi. Chiedevamo che attorno alla costruzione unifamiliare potesse esserci un minimo di spazio e non una cementificazione generalizzata e scomposta voluta dagli speculatori. La fecero da padrona potentati economici e politici. Vennero persino alterati particelle e fogli, ma ci furono molti a pagare in termini di giustizia. Ci fu anche un ricorso ai mandati di cattura facile da parte di qualche giudice. Quelle voci libere che volevano dare un riassetto territoriale urbanistico alla città vennero messi a tacere come monito verso gli altri».
– Una caratteristica comune a Gela è la mancanza del concetto di squadra e di dare continuità politica ad un progetto avviato. Era allora così e lo è tuttora. Perché?
«Nella nostra città vige la cultura del sospetto. Una cosa fatta dal mio predecessore non deve trovare continuità in me che raccolgo il testimone. Succede perché ci si sta a chiedere perché ha fatto questo? Cosa c’è dietro? Quindi la soluzione preferita è distruggere ciò che si è costruito in precedenza e ricominciare daccapo. Purtroppo non siamo positivi, ma disfattisti».
– Cosa ricorda di importante che poi rimase solo sulla carta?
«Ricordo che riuscimmo a varare un piano dei parcheggi. Si trattava di un progetto dove il Comune non avrebbe uscito una lira, era un proget financing antesignano di quelli odierni. Si trattava di una gestione privata ma che consentiva delle entrate al Comune con i proventi della concessionaria. Dopo la caduta delle amministrazioni non se ne parlò più».
– Che idea si è fatto di questa campagna elettorale e delle autocandidature a sindaco?
«Non credo che la campagna elettorale si sia aperta. A mio avviso si sta perdendo il buon senso, la consapevolezza dei problemi che questa città deve affrontare, del disastro economico finanziario in cui versa il Comune. Non si ha la dimensione esatta del buco finanziario che c’è. Fornitori che attendono da anni di essere pagati espropri per milioni di euro che non vengono ancora liquidati ai legittimi titolari, decreyti ingiuntivi a iosa. La passata amministrazione Crocetta ha portato grave nocumento alla qualità della vita di Gela ed all’occupazione. Ampio merito alla lotta alla mafia».
– Intravede qualcuno che possa rivestire la carica di primo cittadino ma che sia condiviso dai partiti di una coalizione?
«Ci sono delle ottime persone. Non si tratta della solita rivendicazione dei singoli partiti ad esprimere il candidato. Bisogna andare oltre. E’ la società tutta che deve essere coinvolta. Va individuato un gruppo di persone e non una sola persona, il tuttologo tutto fare».
– Come prima cosa deve fare un sindaco per determinare lo sviluppo della città?
«Prima di tutto chiarire i rapporti con l’Eni. Pretendere il disinquinamento del territorio oltremodo compromesso. Creare occupazione e ricchezza. Affrontare con chiarezza il problema delle bonifiche e dell’occupazione con uno sguardo all’industria ma anche con la giusta attenzione agli altri settori dell’economia completamente trascurati: agricoltura, marineria e artigianato».
Autore : Nello Lombardo
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