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notizia del 08/01/2007 messa in rete alle 19:35:39
Mani rapaci sulle due banche gelesi
Per ciò che concerne la rappresentatività, il potere contrattuale, la “forza” a livello politico ed economico, la città di Gela è sempre stata sottostimata, e continua ad esserlo.
Le leve della politica sono saldamente in mano a Caltanissetta, e i politici nisseni appaiono in grado di determinare anche gli equilibri e le candidature gelesi.
L’economia, ancorché più dinamica e con un valore aggiunto di gran lunga superiore all’intera provincia, è emarginata a livello di rappresentatività provinciale, laddove le organizzazioni di categoria di commercianti, artigiani, industriali, agricoltori, sono tutte gestite da esponenti della zona nord della provincia, e alla sparuta rappresentanza gelose viene lasciato appena qualche posto nei direttivi o qualche vicepresidenza di poco conto.
Tuttavia Gela ha potuto contare, finora, su due piccoli istituti di credito, due banche di credito cooperativo che sono state vicine al territorio, anche se probabilmente lo avrebbero potuto fare in modo più incisivo. Una, la Sofige, dopo il commissariamento messo in atto dalla Banca d’Italia a seguito di presunte irregolarità per le quali è ancora in corso il giudizio, è stata rilevata da un’altra banca di Mazzarino.
L’altra, la Banca del Golfo, rischia anch’essa di farsi fagocitare dalla Banca Toniolo di San Cataldo, perché secondo i parametri della Banca d’Italia dovrebbe aumentare in modo sensibile l’ammontare della raccolta. Se ciò dovesse avvenire, Gela si ritroverebbe senza una Banca locale vicina al territorio, ma soltanto con Istituti di livello nazionale e banche di credito cooperativo gestite in altri Comuni della provincia, e con decisioni prese da altri.
Se ciò veramente avverrà, sarà l’ennesima capitolazione dell’economia gelese di fronte ad economie ben più deboli ma forse più capaci di compattezza, di coesione, di lavoro in comune.
Negli ultimi mesi si è riaperto il dibattito sulla Provincia di Gela. Ma è pensabile che possa divenire provincia un territorio che non riesce a giocare la sua forza in termini di rappresentatività? E’ pensabile che aspiri a posizioni di rilievo amministrativo una città che giorno dopo giorno si fa spogliare delle proprie roccaforti economiche senza reagire, senza mobilitarsi?
Salvare la Banca del Golfo non sarebbe difficile. Non lo sarebbe se i vertici locali di commercianti, artigiani, industriali e agricoltori si sedessero attorno a un tavolo con i vertici della Banca, stabilissero insieme un percorso e invogliassero i propri aderenti a convogliare immediatamente nella Banca locale la maggior parte dei propri depositi.
Sarebbe la giusta risposta dell’imprenditoria gelese, a dimostrazione che questa città è orgogliosa di ciò che ha e non vuole perdere terreno. L’augurio è che questa risposta ci sia, e sia forte e compatta. Altrimenti parlare di Provincia è solo come passare tempo in discussioni futili e fumose.
Autore : Giulio Cordaro
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