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notizia del 03/03/2013 messa in rete alle 19:29:30
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IL VOTO NAZIONALE/ Ha vinto l’Italia dei vaffa. La rabbia al potere!
Tutto si è consumato nell’ultima settimana di campagna elettorale. I grillini hanno infervorato le piazze italiane, hanno dato sfogo alla rabbia repressa dei ceti sociali vessati, hanno fatto massa per gridare che la rappresentanza se la riprendono.
Hanno così levato voti al centrodestra ma molti anche al centrosinistra, quest’ultimi convinti fino all’ultimo di avere numeri per creare un’alleanza con il polo montiano e governare l’Italia senza ulteriori supporti. Una delusione bruciante perché attesa e costruita nel tempo, dopo aver subito un governo tecnico come medicina amara per non far scivolare l’Italia nel baratro. 120 senatori del centrosinistra contro i 117 del centrodestra al senato, ma con 54 senatori eletti nel Movimento 5 Stelle che costituiscono un contrappeso significativo difficilmente cooptabile.
Alla camera il premio di maggioranza salva la coalizione di centrosinistra con 340 deputati, ma questo non basta per consolare Bersani che, in queste elezioni, è quello più esposto di tutti per aver fatto scelte importanti e rischiose.
Alla camera i Grillini entrano con 108 seggi, un numero impressionante per un movimento ancora in fasce.
Queste elezioni non hanno come spettatore solo gli Italiani ma tutto il mondo economico e finanziario mondiale, impaurito per gli esiti di instabilità governativa che ormai sono un fattore europeo e non solo nazionale.
Insomma gli Italiani dicono al mondo di essere mal rappresentati e scelgono un guru dei teatri e dello spettacolo per ribadirlo in parlamento. Così è l’Italia, un paese amante delle reazioni e incapace delle pianificazioni. Un paese che nel giro di poche settimane ha catalizzato un consenso ribelle tra chi era indeciso o deluso sia a destra che a sinistra.
Ma se il voto Grillino è il voto di una fetta di Italia delusa e arrabbiata, la tenuta del centrodestra o, meglio dire, la minor disfatta del centrodestra rispetto alle attese è l’altro fenomeno “sociale” di un blocco di Italiani che non vogliono scossoni alle loro prerogative.
Un blocco che vive di quelle rendite di posizione che le leggi Italiane della prima e seconda repubblica hanno lasciato sostanzialmente invariate rispetto a professioni, corporazioni, burocrazie e garantismi che hanno consentito a Berlusconi di eleggersi a rappresentante di tali istanze, nel contesto di una politica contraria a regolamentazioni e vincoli.
Rimane la fetta di Italia progressista, tassata nel lavoro e nell’impresa, capace di saper attendere un riscatto sulla base di un programma di liberalizzazioni e di centralità dei servizi che, votando per un centrosinistra di governo, ha subito l’ennesima delusione nel peggior momento possibile.
Tutti si interrogano sul dopo, su come procedere in un contesto parlamentare ove proporre un programma di riforme condivise è diventato difficile. Eppure, smaltita la delusione dei primi giorni, le ipotesi di governo dovranno pur emergere perché i vincoli lo impongono ed il Presidente della Repubblica non può nuovamente sciogliere le camere perché vicino alla sua rielezione. Una tempesta perfetta per l’Italia e per l’Europa. Volevamo essere al centro del mondo? Lo siamo, ma per temi pericolosi e non rassicuranti.
Eppure dal profondo Sud può giungere una lezione interessante, che forse prenderà piede man mano che la lucidità pianificativa prenderà il sopravvento.
I Grillini e Grillo non sono necessariamente la stessa cosa. Il movimento ha vinto ma non ha ancora l’inte-laiatura politica per potersi presentare compatto e coeso. I giovanissimi eletti del M5S sono gente del popolo, molti animati da sincero spirito di partecipazione, una partecipazione senza esperienza ma entusiasta.
L’esperienza Siciliana all’assemblea regionale è il primo banco di prova per capire come tale massa di novelli rappresentanti tenta di muoversi e l’esperienza ci informa che il Governatore Crocetta, che ha uno stile tutto suo nel dirigere la macchina amministrativa, sta trovando appoggi politici nel movimento su singoli temi del governo della regione.
Non è un dato da poco. Questo significa che questi novelli onorevoli sono in addestramento, si stanno misurando con l’esperienza complessa della rappresentanza. Perché non può accadere ciò anche a livello nazionale?
Forse si, ma si richiede un requisito indispensabile perché un programma minimo di riforme possa essere perseguito alla camera ed al senato. Occorre che il PD, il più strutturato partito italiano, usi una “Paidèia politica”, usi cioè l’arte di coinvolgere, convincere e concordare con i movimentisti le riforme indispensabili per questa legislatura, confidando anche nella non estraneità di molti grillini ad aver militato nelle file del centrosinistra.
E’ un tentativo possibile e forse unico. Un’arte del convincimento che il PD non ha saputo diffondere nel paese e che ora deve poter diffondere nella maggioranza parlamentare.
Una campagna elettorale che continua nei seggi del parlamento con l’obiettivo di preparare l’Italia alle riforme inderogabili come quella sul conflitto di interesse, sulla legge elettorale, sulla scuola e la ricerca e su alcune liberalizzazioni indispensabili. Una legislazione tematica in una parola.
E’ una strada stretta ma possibile. Ove anche il PD dovrà modificare se stesso ma con il vantaggio di allargare il consenso al programma di ricostruzione dell’Italia.
Vedremo se l’attrazione addestrativa del centrosinistra saprà compiere questo miracolo dentro le aule parlamentari, aiutati dal vincolo della catastrofe finanziaria ed economica dell’Italia contro la quale ci si salva o si perde tutti insieme.
Autore : Sebastiano Abbenante
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