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Corriere di Gela | Il problema "politico" del Pd gelese
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notizia del 15/10/2011 messa in rete alle 19:12:06
Il problema "politico" del Pd gelese

C’è un problema “politico” nell’ambito del maggiore partito gelese? Domanda generica ma baricentrica. Chi ha ascoltato la recente assemblea cittadina del Pd se ne è fatto un’idea. Ed oltre ad un’idea ha anche percepito umori e aspettative. Tutto quanto è rilevabile produce segnali: gli interventi, i temi trattati, il taglio dei ragionamenti, gli argomenti non trattati, le arrabbiature contingenti dei relatori, la modulazione del brusio dell’assemblea, persino il numero e la tipologia dei partecipanti. Tutto ci dice qualcosa. Qualcosa che dalla percezione sta diventando velata consapevolezza per approdare ad una sana preoccupazione.

La relazione introduttiva del segretario Cittadino Dott. Giancarlo Romano ha richiamato gran parte dei temi che assillano la città con enfasi giustificata nell’ambito del lavoro e della crisi di occupazione, che in città già ha iniziato a manifestarsi. Insomma più che un programma, un bollettino da campagna bellica, aggredibile, secondo il segretario cittadino del Pd, solo intervenendo su settori quali turismo, agricoltura, servizi e attività produttive che però hanno in comune il presupposto di infrastrutture che non ci sono o che non si riescono a completare. Insomma una relazione che ha aperto il dibattito in un’atmosfera di preoccupazione ragionata. Ma il problema politico pare esserci ed in parte è stato anche manifestato. Se dovessimo sintetizzarlo possiamo dire che la dirigenza del Pd sta smarrendo la fondamentale distinzione tra amministrazione e politica. Sembrerebbe una banalità ed invece è l’ombelico dei comportamenti politici cittadini.

Proviamo a spiegarlo. L’amministrazione di una città si misura con problemi concreti, con vincoli strutturali, con le istituzioni ai vari livelli, con l’interesse delle parti coinvolte, persino con la cultura locale ed i comportamenti della popolazione. E’ cioè una competenza che si sviluppa cercando soluzioni adeguate nel rispetto dei vincoli di legge e di opportunità.

Se l’amministrazione della città fosse l’unica prerogativa richiesta ai partiti dovremmo poter scegliere gli amministratori sulla base di criteri di pura padronanza del proprio mandato ed invece questo non basta e non può bastare. Perché se ciò fosse bastevole qualcuno dovrebbe spiegare cosa distingue un amministratore di centro destra da uno di centro sinistra, deve cioè far capire cosa varia “di politico” nel pensare ed agire sul futuro di una città in crisi seguendo politiche di destra o di sinistra. Questo “di più” che sta sopra l’amministrazione della città e che si chiama “politica” non si riesce più a percepire, almeno a Gela. La politica ingloba l’amministrare, l’amministrare non ingloba la politica.

Su questo paradigma e su questo quesito poggiano le devianze che il popolo della sinistra gelese comincia a rilevare sempre più accentuatamente. Tutti hanno soluzioni da avanzare, spesso scarsamente strutturate e valutate, ma nessuno connota le proprie soluzioni con una valenza politica, ossia con una caratterizzazione sociale della propria parte politica.

Accade allora che si assista alla determinazione di un nuovo stile di comportamenti da parte dei consiglieri comunali che iniziano ad interpretare il loro ruolo come attori o primi attori del consiglio comunale: propongono soluzioni ai problemi senza che il partito di appartenenza abbia mai discusso ed approvato, suggeriscono candidature, fissano priorità, emettono pareri e valutazioni anche verso i propri compagni di partito, rilasciano dichiarazioni non concordate, insomma interpretano un ruolo da battitori liberi generando, quando ci riescono, un ruolo amministrativo privo di caratterizzazione politica. Una sorta di indisciplina politica che svuota il ruolo del partito e lo rende, in alcuni casi, un accessorio, in altri un inseguitore di dichiarazioni intempestive.

Questo i militanti cominciano a percepirlo. E cominciano a percepire la necessità che il Pd riprenda in mano le redini della politica sottoponendo l’azione dei propri consiglieri, almeno sui grandi temi, ad un regime concertativo e possibilmente condiviso con le forme istituzionali del partito democraticamente elette. I circoli e le assemblee democratiche del Pd, se ciò accadesse, potrebbero svolgere un ruolo reale ed essere, nel contempo, propulsori per l’azione politica di cui questa città ha bisogno. Anche questo è emerso nell’assemblea cittadina. E questo è il tema oggi prevalente.

Va anche detto che comincia a venir fuori la necessità di stabilire criteri per la selezione della classe politica gelese del Pd che non può essere certo lasciata alla fortuna del momento. Selezionare classe dirigente pone inevitabilmente il tema della formazione della stessa e la prima azione da mettere in campo è proprio quella di indire dei corsi di formazione politica di buon livello a cui far partecipare i potenziali amministratori “politici” di domani. Non è cosa da poco perché ciò innesterebbe già un criterio di base sul quale creare elementi di priorità nella scelta dei futuri candidati. Solo così si potrà sottrarre la politica cittadina al fenomeno della lenta ed inarrestabile dequalificazione. L’effetto secondario ma importantissimo sarà anche quello di correlarsi con le politiche nazionali che oggi in Sicilia sono trascurate per via di un velleitarismo sempre latente con cui la Sicilia affronta la politica regionale e cittadina rispetto alle segreterie nazionali. Altro male endemico del nostro “fare politica”.

Ma una considerazione finale non può non farsi. Il processo generale a cui stiamo assistendo è quello della lenta obsolescenza della politica, così come la intendiamo, rincalzata dalla geopolitica. A tutti è noto che i flussi economici che muove oggi la politica si sono drasticamente ridotti e difficilmente questa potrà dare risposte alla sete di lavoro gridata dai cittadini. La geopolitica invece ha energie nuove da collocare, intraprendenze da esplicare e il nord africa e l’interesse degli orientali per la Sicilia lo testimoniano. Anche qui saremmo lesionisti se ci facessimo trovare impreparati e certamente una classe politica, con queste limitazioni, non ci sarà d’aiuto. Abbiamo ancora i minuti supplementari per correre ai ripari prima che il fischio della storia segni la fine della partita.


Autore : Sebastiano Abbenante

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