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notizia del 15/10/2011 messa in rete alle 19:10:56
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Finalmente il bilancio
Il bilancio di previsione 2011 del Comune di Gela è stato approvato a tempo di record nella seduta del 13 ottobre intorno all’1,30 (in due sole sessioni di sedute consiliari – 11 e 13 ottobre) con 23 voti favorevoli e 3 contrari. Hanno votato sì: Di Stefano, Costa, Verderame, Verdone, Cafà Fabrizio, Scudera e Napolitano, tutti dell’MpA; Arancio, Gulizzi, Vella, Cafà Nuccio, Biundo, D’Assenza, Giudice, Gradito, Maganuco, Lo Nigro, Mendola, Collorà, Manfrè, Giocolano, Fava, tutti del Pd, e Pellitteri. Hanno votato no: Cirignotta (Pid), Gallo (Gruppo Sicilia), Di Dio (Udc).
I presenti al momento del voto erano in 26. Assenti per l’intera seduta i due Pdl Trainito e Cravana e l’autonomista Tonino Ventura, mentre la Pingo si è vista ma era assente al momento del voto.
Esitato favorevolmente a stragrande maggioranza anche il piano triennale delle opere pubbliche con 21 voti favorevoli ed una sola astensione. Altro punto (determinazione valore venale della aree edificabili ricadenti nel nuovo piano regolatore ) votato all’unanimità con 21 presenze. Non è mai accaduto che due argomenti di sì grossa portata, venissero esauriti in un arco di tempo così ristretto se si pensa alle chilometriche riunioni che duravano mesi prima che si arrivasse al voto finale. Gli ostruzionismi delle opposizioni, le defezioni di maggioranze che si facevano e disfacevano, emendamenti su emendamenti con tagli e impinguamenti che spesso costringevano a compromessi la maggioranza, appelli e riunioni segrete di sindaci e gruppi d’opposizioni.
Approvati piano triennale delle opere pubbliche e bilancio, l’amministrazione può andare avanti speditamente, pensando ad organizzarsi meglio il prossimo anno, così come il sindaco ha promesso nella sua relazione al Consiglio. Approvare il bilancio ad ottobre non è certo un’opera meritoria, perchè più di consuntivo si dovrebbe parlare, ma c’è l’attenuante che i trasferimenti dello Stato e le comunicazioni assieme agli adeguamenti della regione, son pervenute molto tardi (fine maggio).
A guardare oltre casa propria c’è da consolarsi se si pensa che ancora la stragrande maggioranza dei comuni dell’isola sono ancora in alto mare senza avere ancora approvato i loro bilanci. Con tagli dell’ordine di quasi 4 milioni di euro operati dalla regione non c’è da stare allegri con tutti i problemi di ordine economico e occupazionale che ci ritroviamo e per non far soffrire soprattutto quei settori particolarmente bisognosi di risorse, come i servizi sociali. Il sindaco Fasulo invitato a farlo dal presidente Fava, ha parlato col cuore in mano ai consiglieri ringraziando in particolar modo quelli di minoranza per il contributo costruttivo ed i suggerimenti offerti, che sono stati tenuti nel dovuto conto anche se non nell’entità voluta.
“Il Comune di Gela – ha detto Fasulo – ha adottato un bilancio recependo indicazioni precise dalla maggioranza ma anche accogliendo per quanto possibile il prezioso contributo delle opposizioni. Abbiamo pensato che fosse necessario perseguire un obiettivo fondamentale per la gestione della cosa pubblica guardando a risorse provenienti dal pubblico ma anche dal privato innescando nuovi rapporti e discorsi nuovi con imprenditori ed enti, come Ato, Regione ed altre realtà territoriali nell’interesse reciproco della crescita e dello sviluppo. La dobbiamo smettere di guardare al passato quando l’ente accumulava debiti su debiti. Ora si sta cominciando ad onorare i nostri creditori e li stiamo pagando con regolarità. Le risorse notevolmente ridotte abbiamo cercato di indirizzarle nel settore dei servizi sociali (915.000 euro) perché ne beneficiassero le fasce deboli, le famiglie bisognose. Abbiamo dato risposte adeguate alle scuole dove siamo dovuti intervenire con manutenzioni straordinarie per gli atti di vandalismo e di devastazione subite. Abbiamo impegnato risorse per dare un minimo di decoro agli uffici comunali e per rendere funzionali le strade urbane. In un anno siamo stati capaci di trasferire gli uffici giudiziari nel nuovo palazzo di giustizia, mentre altri comuni hanno impiegato tre anni per il trasloco. Tutto ciò è stato reso possibile anche per la fattiva collaborazione di magistrati, consiglio comunale, uffici, dipendenti e uffici giudiziari”.
A differenza di altre sedute molto scomposte con richiami continui del presidente Fava, nelle due sessioni di seduta consiliare (quella dell’11 e quella del 13 ottobre) c’è da sottolineare la massima compostezza negli interventi sia da parte dei consiglieri di maggioranza che di opposizione. A parte qualche uscita dall’aula e qualche capannello tra gli scranni che fa parte del gioco democratico, per il resto c’è da dire che ogni consigliere è stato libero di esprimere la propria opinione o il proprio dissenso con una buona regia. Se qualcuno si è lamentato che si è fatta violenza al regolamento, lo si è fatto solo a fin di bene come spesso ha avuto modo di sottolineare il presidente del consiglio Fava. Non sono mancate le critiche e le polemiche ma ben contenute e necessarie. Il confronto anche se aspro è utile alla democrazia e serve perché come spesso afferma il consigliere Di Dio è “ricchezza”. E’ stato proprio lui ad avere la parola prima che si procedesse a votare l’atto nella sua interezza che seduta precedente non era stato esitato per mancanza di numero legale. Approfittando della presenza del sindaco gli ha contesto alcune dichiarazioni rilasciate il giorno prima alla stampa e gli ha posto alcune domande: “Perché – gli ha chiesto – non è stata approvata la proposta di Cirignotta di stralciare dall’elenco dei beni alienabili le aree di Montelungo se è vero che non si deve vendere? Se quest’atto non ha refluenze, perché lo avete inserito? Forse per gonfiare il bilancio, per prevedere un’entrata maggiore? Ricordate che Montenlungo è un bene inalienabile”. Di Dio attendeva una risposta perché il Consiglio “potesse votare l’atto più serenamente”. Ma la risposta non c’è stata perché il presidente Fava ha puntualizzato che non c’era obbligo di risposta. D’altro canto ha dovuto tenere conto dell’esigenza di andare avanti più speditamente dietro l’invito e le pressioni del capo gruppo Pd Peppe Arancio che invitava a norma di regolamento a procedere alla votazione. Delusione e smarrimento di Di Dio che a microfono spento manifesta il suo disappunto dicendo: “Allora non c’è nessuno che vuole rispondermi?”.
Subito dopo l’intervento del sindaco si è aperto il dibattito, al termine del quale si è passati all’esame degli emendamenti. Bocciati quelli dell’opposizione mentre tutti gli altri di maggioranza sono stati inglobati in un maxiemendamento che è stato approvato. A prendere la parola per le dichiarazioni di voto è stato Di Dio che si è dichiarato subito privo di stimoli per intervenire. “Ogni anno c’è stato un confronto democratico sia sul piano triennale che sul bilancio mentre quest’anno lo abbiamo esaurito in una sola seduta. Ognuno dovrebbe indignarsi perché non c’è stato nessun intervento. Mi manca il mordente per continuare”.
Salvatore Gallo prima di dichiarare il suo voto al bilancio ha preteso che il sindaco rispondesse ad alcune sue domande: “Le risorse derivanti dalle royalties sono state destinate, così come prevede la legge, per lo sviluppo dell’occupazione, per le attività economiche, per il miglioramento ambientale? Il sindaco si è sforzato di rispondere sostenendo di essere in grossa difficoltà. Ha riconosciuto molto lealmente che potrebbe avere sbagliato in alcuni casi. “Forse abbiamo impegnato le royalties – ha aggiunto il primo cittadino – in maniera non conforme alla legge avendole utilizzate per la manutenzione delle scuole. Se abbiamo dato priorità alle scuole, ai soggetti svantaggiati e alle fasce deboli, probabilmente abbiamo sbagliato, ma lascio all’interrogante ogni considerazione”. La replica di Gallo è stata quella di considerare una grave scorrettezza, quella del sindaco in quanto a suo giudizio quei soldi avrebbe dovuto prevederli prima”.
Così nella seduta precedente
“Non c’è nessun piano per svendere Montelungo. Esso continuerà a far parte del patrimonio del Comune e attraverso una scelta condivisa amministrazione - Consiglio comunale, dovrà essere rivalutato perché ne possano fruire tutti i cittadini. Non esiste alcun atto da cui possa ravvisarsi una sua alienazione. Sarebbe andare contro legge e stravolgere la sua destinazione d’uso”.
Così il sindaco Angelo Fasulo, in consiglio comunale nella seduta dell’11 ottobre. La risposta a consiglieri di maggioranza e di opposizione che lo attaccano. Particolarmente duro il vicepresidente del consiglio Enzo Cirignotta. “E’ una vergogna – sono le sue testuali parole mentre nervosamente cerca di mettere a punto il braccio snodato del microfono – un grave gesto della maggioranza e del sindaco, l’avere inserito le aree di Montelungo nel piano di alienazione che si dovrà andare a votare. Loro, che della valorizzazione di Montelungo avevano fatto un cavallo di battaglia nella campagna elettorale”. Ma all’allarme di Cirignotta, Fasulo risponde in modo molto rassicurante e garbato. Ne nasce un battibecco istituzionale stigmatizzato dal primo cittadino per avere subito un’interruzione dal vice presente (due istituzioni contro!). Riprende a parlare e spiega ampiamente che il piano di alienazione contiene gli stessi allegati che sono stati inseriti da decenni e che contengono beni che di fatto non sono stati mai venduti. “Ora invece c’è la volontà dello Stato e lo sancisce la legge – continua Fasulo – che bisogna dismettere tutti quei beni che non sono legati all’esercizio delle funzioni che l’Ente svolge. Dismettendoli, si riducono i costi e si vivacizza nel contempo il mercato. L’ente naturalmente dovrà vendere al prezzo migliore fissandone uno minimo come base di partenza. Ricorrere all’asta ed alla pubblicizzazione credo proprio che siano scelte condivisibili. Non è nella logica un metodo diverso per favorire un amico. Allora vi dico troviamo insieme il metodo da percorrere per trasferire i beni e capire subito quali”.
Un discorso conciliante che trova concordi la stragrande maggioranza dei consiglieri.
Ma i lavori partono subito sotto cattivi auspici. Quella che è stata una prassi, ossia il dare per letti i verbali della seduta precedente, diventa motivo di scontro. Ad aprire le schermaglie è il socialista Lo Nigro con la richiesta di avere, seduta stante, le copie di alcuni verbali (n.32-33-34 e parte del 35) altrimenti fa presente che si asterrà dal votare quei verbali. Il presidente Fava dispone immediatamente che l’ufficio provveda a soddisfare la richiesta del consigliere. Probabilmente c’è qualche difficoltà e quindi Fava mette ai voti la proposta di dare per letti i verbali della seduta precedente. Un braccio di ferro che finisce in parità, con la bocciatura della proposta.
Autore : Nello Lombardo
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