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Corriere di Gela | La metapolitica gelese e le categorie elettorali
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notizia del 13/06/2010 messa in rete alle 18:54:16
La metapolitica gelese e le categorie elettorali

Il tempo delle tattiche è arrivato. I giorni che ci separano dal ballottaggio vedranno in campo la parte tattica della politica, quella che gioca il tutto per tutto con le mosse sul campo di battaglia. Triarii, principes, hastati e veliti, sono schierati. Come una legione manipolare romana. Anche i veliti, coloro che con armi leggere provocavano il nemico per farlo attaccare nel luogo e nel momento voluto, per poi aggredirlo. Insomma una battaglia politica dove si gioca la vittoria o la sconfitta con tattiche militari.

Potremo chiamarla una metapolitica, una politica cioè che va oltre la vera essenza della politica e che ne è propedeutica, propedeutica perché nel breve lasso di giorni che ci separano dal ballottaggio bisogna stimolare l’entusiasmo degli elettori e confutare le tesi avversarie con velocità e convinzione, ben diversamente dal cesellare programmi e metodi di governo avendo tempo e risorse a disposizione.

Ma questa metapolitica lascerà il passo, dopo gli esiti del ballottaggio, alla politica “just in time” ossia alla politica che si adatterà alle dinamiche incombenti e veloci della gestione ordinaria, lasciando ambiti limitati alla realizzazione di obiettivi programmatici e utilizzatissimi nella fase della campagna elettorale.

Pertanto può essere interessante porre sotto analisi più che gli attori della politica, il loro elettorato. Solo attraverso un’analisi dell’elettorato gelese e delle sue categorie di pensiero può ipotizzarsi qualche scenario post elettorale.

Possiamo tentare di ipotizzare almeno cinque macrocategorie di elettori gelesi definendo anche se tali agglomerati sono in crescita o in diminuzione numerica.

Una prima categoria è quella classica dei “dipendenti”, nel senso letterale del termine. Coloro, e non sono pochi, che hanno qualcosa da chiedere, qualcosa di risolutivo per sé e per i propri cari. Coloro che da troppo tempo poggiano le loro speranze su aiuti esterni, forse il più atavico dei comportamenti mediterranei. Dipendenti appunto da una politica fatta principalmente di soluzioni individuali più che di soluzioni collettive. Le condizioni generali dell’Italia e di Gela vede questa categoria in crescita, soprattutto per quelle aree che vivono sul perimetro della reale povertà.

Una seconda categoria è quella degli “scenario-dipendenti” ossia di quella fascia cittadina sempre alla ricerca di opportunità, dotata di una intrinseca spregiudicatezza, sensibile alle sorti individuali piuttosto che a quelle collettive. E’ quella parte di elettorato che chiede servizi e opportunità, che si presta anche a ruoli politici e che si presenta a volte come “clientes” in un meccanismo di reciproci interessi, non necessariamente in un meccanismo di subordinazione ad un notabile, ma di apparente subordinazione temporanea, quanto basta per cogliere l’opportunità del momento indipendentemente dai riferimenti. Questo è l’aggregato più indefinito e più consistente, la vera variabile cittadina.

Una terza categoria è quella dei “fedelissimi”, un’area sociale mediamente mediocre ma molto attiva, votata ad una convinzione, forse ad un’idea, ma spesso a referenti politici o amministrativi o istituzionali o del mondo del lavoro. Sanno essere fedeli e ne vengono ricompensati. La loro categoria è la più ricercata e spesso li ritroviamo in posti chiave. Spesso appartengono a famiglie con un’ampia parentela e sono il collettore di richieste e aspettative. Ma il prezzo da pagare è una dipendenza che trova la massima espressione proprio durante le competizioni elettorali. L’aggregato non è molto diffuso, ma solido e inattaccabile.

La quarta è una quasi-élite, non la si può proprio definire tale perché è più estesa di quanto possa apparire. Possiamo chiamarli gli “etici”. E’ costituita da una popolazione che vive del proprio lavoro, che conduce una vita regolare, ama il rispetto delle regole e ha un’affezione ai principi etici. Esprime delle competenze, ma la scarsa intraprendenza a rivestire ruoli diversi dal proprio lavoro la rende poco conosciuta. Tale aggregato partecipa alla vita politica solo tramite analisi estemporanee che hanno il limite di propendere ad un generale pessimismo. E’ tipicamente gente moralmente sana, ma paurosa di perdere quei pochi punti di riferimento che con fatica nella vita si sono costruiti. Diffidano di quasi tutti i referenti politici anche quando li votano o li plaudono. E’ un aggregato consistente, generalmente ampio e stazionario, ma con la crisi in atto è costituito sempre più da gente non più giovane.

Una quinta ed ultima categoria è una vera élite, è in crescita, attinge a tutte le fasce di età ma quando è costituita da giovani siamo in presenza di vere eccellenze. Tale categoria è allergica ai rapporti di dipendenza, ben inteso non di subordinazione. La subordinazione può essere una condizione, ad esempio, produttiva (nel mondo del lavoro è perfino una condizione contrattuale). La dipendenza, invece, specie in politica, è sentita come inaccettabile. E’ un’élite che concepisce la partecipazione come analisi dei contesti e dei fatti, li interpreta e ama confrontarsi. Quando sceglie i riferimenti politici non sceglie in base al carisma, perché sa che è una vernice, sceglie orientandosi li dove esistono meccanismi di ascolto delle analisi, ossia dell’interpretazione dei fenomeni sociali e politici, perché su tale confronto si basa l’agire. E’ refrattaria ad una politica blindata sui potentati perché essi spesso sono la negazione di una interpretazione del bene comune. Sanno distinguere il nuovo di facciata dal nuovo di sostanza.

Sanno mettere in discussione il superfluo e perfino rinunciarvi. Sono generalmente dotati di una autodisciplina comportamentale. E’ difficile definirli, ma forse un termine potrebbe essere quello di “società pensante”.

Gela possiede quest’ultima élite. I segni ci sono e questo periodo elettorale lo sta mostrando. Che sia il presupposto di una nuova, rinnovata contaminazione della vecchia politica.


Autore : Sebastiano Abbenante

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