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notizia del 18/09/2012 messa in rete alle 18:53:25
La crisi si taglia col coltello
Nonostante Monti e i compagni di merende del Governo tecnico continuino a tentare di dare fiducia, dichiarando che “siamo alla fine del tunnel” o che “abbiamo aggiustato i conti pubblici” (ce lo chiedeva l’Europa…), i numeri della recessione vengono pubblicati giornalmente dalla stampa. Tutti i settori economici sono in perdita rispetto allo scorso anno: dal turismo all’agricoltura, dal commercio all’edilizia alla produzione industriale. Le vendite di automobili crollano del 20% e addirittura anche il settore alimentare, l’unico che resisteva, diminuisce le vendite, e parecchi supermercati si apprestano a chiudere i battenti I soldi sono pochi, i sacrifici chiesti da Monti hanno prosciugato i portafogli e i libretti bancari, quindi è meglio spendere di meno o non spendere affatto in attesa di tempi migliori.
L’unico settore che non conosce crisi è quello della telefonia mobile. Da popolo di poeti, santi e navigatori ci siamo scoperti un popolo di “parlatori”. Parliamo, parliamo continuamente col cellulare all’orecchio, magari solo per dire sciocchezze e anche quando se ne potrebbe fare a meno.
Siamo pronti a cambiare il “telefonino” non appena è in commercio il nuovo modello, con qualche inutile funzione in più. Smartphone, Ipad, Ipod, sono ormai il pane quotidiano per i nostri denti. Certo, non si fa del male a nessuno, ma sarebbe bene ricordare qualche semplice regola di educazione nell’uso dei cellulari, regole che spesso non si conoscono o si dimenticano.
La persona educata spegne sempre il cellulare prima di entrare in chiesa, al cinema o al teatro. Del resto se diveniamo irrintracciabili per una o due ore non casca il mondo. Quando si è a tavola con altre persone sarebbe bene spegnerlo o quanto meno annullare la suoneria, evitando, se proprio è necessario rispondere, lunghe conversazioni che avranno l’effetto di infastidire e disturbare gli altri commensali.
E’ grave, mentre si sta parlando con un’altra persona, rispondere al cellulare iniziando una concersazione mentre l’altra persona non può fare altro che dare fondo a tutta la propria pazienza, “mummificato”, in attesa che la discussione telefonica abbia termine e si possa riprendere a parlare.
Quando si è alla guida non si dovrebbe rispondere al cellulare, cosa per la quale è previsto anche il ritiro della patente. Ma per le strade della nostra città vediamo decine di imbecilli che guidano con una mano e tengono il cellulare con l’altra, mettendo a serio rischio l’incolumità propria e degli altri.
Poi c’è quella che io chiamo la “sindrome compulsiva”, dalla quale sono affetti numerosi elementi. Il “compulsivo” del telefonino ti chiama, tu non rispondi (perché magari sei impegnato in riunione o latro) e allora, nel giro di un quarto d’ora, ti fa altre venti telefonate, convinto forse che tu sia sordo o chissà che cosa. Pirla, se non ti rispondo puoi anche capire che sono impegnato in altro, o magari sto guidando. Aspetta almeno una buona mezz’ora e riprova. E invece no, le telefonate ti arrivano a mitraglia. Quando mi capita un “compulsivo”, dopo avergli inviato un centinaio di “benedizioni”, gli applico la mia personale penalità: mezza giornata di silenzio. Solo dopo, se ha smesso di fare il “compulsivo”, mi degno di rispondere alla sua chiamata, o magari lo chiamo io.
Per concludere, c’è l’educazione riguardante gli orari delle telefonate. A quale cervello bacato può venire in mente di telefonare alle sette del mattino o dopo le nove di sera? A quell’ora accetto solo le eventuali telefonate dei familiari, non certo quelle di conoscenti o altri. Si chiama “rispetto della sfera privata” (privacy per gli anglofili), rispetto per la tranquillità che ogni persona dovrebbe avere al di fuori dei normali orari di lavoro.
Quindi, se proprio vogliamo usare il telefonino dalla mattina alla sera per parlare e parlare in continuazione, facciamolo pure. Ma con il dovuto rispetto nei confronti degli altri.
Autore : Giulio Cordaro
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