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Corriere di Gela | In Consiglio comunale è sempre muro contro muro
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notizia del 16/11/2004 messa in rete alle 18:20:35

In Consiglio comunale è sempre muro contro muro

Siamo alle solite. L’incomunicabilità tra Consiglio comunale e amministrazione è ormai totale, si sono ormai raggiunte delle punte che su ogni argomento si litiga e se ne fa un motivo di scontro politico.
Chi conosce l’assessore Paolo Cafà, una pasta d’uomo pronto sempre a porgere l’altra guancia ed a costruire percorsi all’insegna della collaborazione e del rispetto di tutti, nella seduta precedente di fronte agli attacchi dell’opposizione del centro destra (leggi An nella persona di Angela Galioto) ha lasciato trasparire tutta la sua amarezza e stizza per il modo come è stata interpretata la sua proposta di deliberazione con cui si chiedeva al Consiglio un coinvolgimento più forte nell’adottare una deliberazione. Solo che si è risposto picche considerando quella proposta riduttiva in quanto un atto di natura tecnica. Si chiedeva che l’amministrazione estendesse quella sua disponibilità a governare con la collaborazione delle opposizioni, puntando però su argomenti di più alto spessore e pertanto la risposta della Cdl era un invito a ritirare l’atto. Verrebbe da chiedersi: esistono veramente i presupposti per un dialogo tra opposizione di centro destra ed amministrazione? Oppure da entrambe le parti si cerca il pretesto per scontrarsi senza costruire niente di buono?
Nelle sedute precedenti era stato annunciato sia da parte del sindaco Crocetta che da parte di esponenti della casa delle libertà il proposito di tracciare un percorso ed avviare un confronto dialettico e costruttivo.
Ma ad onor del vero e alla luce della recente seduta consiliare, ci pare tutto al contrario anche se, come al solito, tra una sospensione e l’altra poi si cerca di ricucire e raggiungere un qualche risultato. Dopo qualche ora di discussione e di riunione nella saletta riservata alle commissioni consiliari, si è trovato un accordo solo quando l’assessore Cafà, forte della dichiarazione di illegittimità sull’atto amministrativo da parte del segretario generale facente funzione dottor Grisanti, ha ritirato la proposta dall’ordine del giorno. La si sarebbe rimodulata probabilmente con la collaborazione del Consiglio in atto di indirizzo politico. All’ordine del giorno c’era un argomento in cui l’amministrazione voleva far conoscere il proprio punto di vista coinvolgendo anche i consiglieri comunali per una decisione collegiale. In sostanza l’assessore alla solidarietà sociale Cafà chiedeva se l’amministrazione doveva attenersi alle norme espresse in un decreto regionale del 2000 o a quelle del più recente decreto del 2003, però attualmente sospeso. La amministrazione, avendone facoltà, faceva sapere che si sarebbe attenuta al decreto del 2000 anche perché più favorevole nei confronti dei cittadini. Ciò che l’amministrazione si apprestava a decidere era che avrebbe applicato il decreto regionale del 2000 che disciplinava la norma secondo cui alcune fasce di cittadini appartenenti ad un certo reddito Isee potevano essere esentate dal pagamento di un ticket, mentre altre avrebbero dovuto compartecipare in proporzione al reddito prodotto nel fruire di alcuni servizi erogati dall’amministrazione. Il più recente decreto, quello del 2003 (attualmente sospeso dall’assessore regionale competente) annullava quella fascia esente e contemplava lo stesso il pagamento di un ticket per chi possedesse un reddito anche se più basso. Quindi una normativa sicuramente più onerosa per famiglie con scarso reddito. Di qui la scelta dell’amministrazione di agganciarsi alla normativa più favorevole alle famiglie meno abbienti. L’opposizione di centro destra a partire dal vicepresidente del Consiglio Angela Galioto (An), non ha accolto quell’invito non per il suo contenuto quanto per motivi di merito e di metodo, perché a loro giudizio se si vuole veramente collaborare tra opposizione e maggioranza, non lo si deve fare su fatti tecnici, ma su argomentazioni politiche che implicano scelte di fondo, come piano regolatore, discussioni preliminari alla stesura del bilancio ecc..

“Quell’atto amministrativo così come è stato strutturato – ha detto la Galioto – senza dispositivo è inutile in quanto non ha il carattere dell’atto di indirizzo politico. Sostan-zialmente si chiede al Consiglio quale sia la norma da applicare. Questo è compito della dirigenza”.
E’ stato l’assessore Cafà a chiarire il tenore e il senso della proposta dell’amministrazione.
“La nostra non è una proposta provocatoria per come pensa al solito la Galioto che per partito preso tutte le volte che c’è una proposta di deliberazione assume un contegno che la distingue come consigliere di opposizione. Voglio spiegare la ragione della proposta di deliberazione. Essa ha il sapore di una direttiva da parte del Consiglio rispetto ad un operato che ha assunto l’amministrazione comunale. Nel senso che ci sono più norme vigenti. Una è il decreto regionale del 2000, l’altro è il decreto assessoriale del 2003. Il primo sintetizza la normativa nazionale che è molto aperta a tutela delle fasce più deboli e parla di esenzione di servizi riguardanti il ricovero dei ph e degli anziani e fino all’ammontare Isee di 25 milioni, mentre il decreto del 2003, sospeso fortunatamente, non stabilisce la gratuità fino alla fascia di Isee di 25 milioni, bensì fino a 6 mila euro. Non c’è dubbio che il decreto del 2000 è molto più garantista e più a tutela delle fasce sociali più deboli. Però noi abbiamo un dubbio rispetto al quale vogliamo coinvolgere giustamente il Consiglio. Si pensava infine a questa proposta come ad una direttiva, non con il compito di una ratifica ma come ulteriore coinvolgimento del Consiglio su scelte rispetto alle quali non c’è il monopolio dell’amministrazione comunale”.
Dopo l’intervento chiarificatore dell’assessore Cafà, è stata data la parola al consigliere Galioto che ha subito puntualizzato che anche loro sono per la tutela delle fasce più deboli.
“Le nostre osservazioni – ha affermato il consigliere di An – non attengono al merito dell’atto ma alla procedura indicata dall’atto deliberativo. Sono stupita per le sue dichiarazioni di gestione compartecipata di consiglio comunale. Lei, assessore, dice di considerare questo, un atto di indirizzo politico. Ma allora bisognava strutturarlo in altro modo. Quindi l’assessore lo ritiri e lo trasformi in atto di indirizzo politico. Mi chiedo, in tutti questi anni di gestione del settore dei servizi sociali, quante volte avete coinvolto il consiglio comunale nella formazione delle scelte? Quante volte lei assessore è venuto in consiglio comunale a chiedere il conforto politico su alcune scelte fondamentali? Neanche una volta. Quando si chiede la collaborazione del consiglio, o questa esiste sempre oppure giustamente il consiglio obietta che l’applicazione di una norma non può diventare oggetto da parte del consiglio”.
Per smorzare i toni e giungere ad una soluzione concordata il neoconsigliere Ds La Folaga, che dichiarandosi d’accordo con lo spirito dell’atto, cerca di gettare acqua sul fuoco chiedendo a tutti di un se-reno confronto e di decidere poi alla fine. Per vederci più chiaro se il consiglio sia competente o meno a votare quell’atto, il segretario risponde che si tratta di un atto gestionale dove il Consiglio non ha motivo di esprimersi. Seguono gli interventi in linea con la Galioto, di Ferracane, Liardo. Cirignotta afferma che l’atto è stato discusso in commissione, e pur non comprendendone la natura si è espresso parere favorevole. Su questa sua affermazione viene attaccato dall’indipendente Italiano che con decisione esprime tutte le sue perplessità. Dopo un dibattito che ha assunto più il sapore di uno scontro politico che di dialettica costruttiva si arriva quasi alle 23; il presidente di turno Galioto chiede la sospensione della seduta per vedere come uscirne. Sospensione, dichiarazione di illegittimità dell’atto pronunciata dal segretario e quindi ritiro dello stesso. Se ne sarebbe riparlato giovedì.


Autore : Nello Lombardo

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