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Corriere di Gela | Colpo di spugna
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notizia del 11/03/2003 messa in rete alle 18:09:29

Colpo di spugna

Rosario Crocetta è dunque il nuovo sindaco di Gela. Il Tar (Tribunale amministrativo regionale) di Palermo ha ribaltato l’esito delle elezioni del mese di giugno dello scorso anno, vinte per una manciata di voti (106) dal forzista Giovanni Scaglione, candidato della Ca-sa delle Libertà.
I giudici amministrativi, infatti, hanno accolto il ricorso di Crocetta, candidato del centrosinistra, il quale aveva lamentato una serie di irregolarità, in cui erano incorsi, nella fase di scrutinio dei voti, numerosi presidenti di seggio. In particolare erano state ritenute valide centinaia di schede che, secondo il ricorrente, invece, avrebbero dovuto essere annullate, recando segni idonei a permettere il riconoscimento del voto, in netto contrasto con la disciplina elettorale. La sentenza è arrivata nel primo pomeriggio di ieri, dopo che nella mattinata gli avvocati delle parti in causa avevano interamente confermato l’impianto delle note conclusive depositate giorni prima, sulla scorta anche dell’esito della verifica delle schede “incriminate”, disposta dal Tar e svoltasi presso la prefettura di Caltanissetta. Tale verifica ha permesso di accertare la fondatezza del ricorso di Crocetta, che ha superato di circa 500 voti Scaglione, a seguito dell’ annullamento dei voti che erano stati irregolarmente accreditati al candidato sindaco del centro destra, nello scrutinio successivo al ballottaggio.

In un’aula affollatissima (c’erano almeno un centinaio di persone provenienti da Gela per seguire “de visu” l’andamento del processo), esattamente alle ore 15,06 il presidente della seconda sezione del tribunale amministrativo regionale, Calogero Adamo, affiancato dai consiglieri Filippo Giamportone (relatore) e Calogero Ferlisi e dai referendari Luca Marbelli, Giovanni Talumello e P.G.N. Lotti, ha dato lettura del dispositivo di sentenza, che cambia la storia politico-amministrativa della nostra città. Il collegio ha, infatti, accolto il ricorso di Rosario Crocetta, rigettando il ricorso incidentale presentato da Giovanni Scaglione e dichiarando inammissibile il ricorso incidentale proposto da Rosario Italiano, consigliere dell’Udc, il quale per effetto della sentenza perde il seggio il Consiglio comunale a favore di Luciano Vullo, candidato nella lista civica “Libera Città Civile”, che così avrà un rappresentante nel civico consesso. Il Tar, per effetto della decisione, ha proclamato eletto sindaco di Gela Rosario Crocetta. Il che ha suscitato l’entusiamo dei tanti supporters del ricorrente, i quali hanno salutato la proclamazione del nuovo primo cittadino con un breve applauso.

All’udienza di discussione prima e di lettura del dispositivo poi erano presenti entrambi i contendenti: Rosario Crocetta, pur tradendo una comprensibile emozione, si è sempre dichiarato fiducioso, avendo dalla sua elementi di fatto e di diritto, ritenuti inattaccabili dai suoi legali (gli avvocati Lucia Di Salvo, Stefano Pelizzotto e Girolamo Rubino). Il suo avversario – cioè il sindaco in carica Giovanni Scaglione – é sembrato, ivece, quasi rassegnato, anche se fino all’ultimo ha sperato nel “miracolo”. Che, purtroppo per lui, non c’é stato. D’altra parte la situazione per Scaglione si era fatta alquanto difficile dopo la verifica delle schede, risultata per lui fortemente penalizzante e che lasciava poco spazio all’illusione di potere, comunque, conseguire un verdetto positivo, nonostante la tesi dei suoi difensori, i quali hanno vanamente tentato di dimostrare che l’errore materiale commesso dagli elettori era tale da non compromettere la validità del voto. Per negare che vi fosse una effettiva riconoscibilità di tale voto, uno dei legali (l’avv. Giacomo Ventura, deputato nazionale di Forza Italia) si é spinto al punto da attribuire “alla scarsa scolarizzazione dell’elettorato” che ha votato per Scaglione la causa che aveva determinato l’irregolare espressione della preferenza.
I giudici palermitani, seguendo una giurisprudenza consolidata in materia elettorale, hanno ritenuto fondate le doglianze del candidato del centro sinistra, accogliendone il ricorso e proclamandolo sindaco di Gela.

Per Rosario Crocetta, che aveva maturato una buona esperienza amministrativa, nella qualità di assessore alla Cultura durante la prima e la seconda sindacatura Gallo, comincia ora il difficile lavoro per assicurare alla città un governo capace di risolverne gli annosi e gravi problemi. Già nelle prossime ore dovrà pensare alla composizione della compagine amministrativa, con la scelta degli assessori che lo dovranno collaborare nella gestione dei vari settori della pubblica amministrazione locale. A tal proposito, salvo ripensamenti, l’orientamento espresso dai leaders del centrosinistra presenti a Palermo (Lillo Speziale per i Ds e Salvatore Morinello per i Comunisti Italiani) sembra quello di confermare la squadra che Crocetta aveva presentato all’elettorato alla vigilia del ballottaggio. La decisione sarà assunta nei prossimi giorni, nel corso di un vertice dei partiti del centrosinistra e dopo che il nuovo sindaco si sarà insediato a Palazzo di città ed avrà assunto le funzioni di ufficiale di governo con il giuramento che presterà davanti al Prefetto di Caltanissetta. La sentenza, infatti, é immediatamente esecutiva ed é stata trasmessa all’Assessorato regionale agli Enti Locali, che, a sua volta, l’ha girata al Comune di Gela.

Crocetta dovrà anche procedere, con la massima celerità, alla nomina dei nuovi vertici della burocrazia comunale (city manager e segretario generale) e alla ricognizione della situazione economico-finanziaria del comune, per predisporre l’agenda dei lavori per i prossimi mesi (cioè fino al termine del corrente anno), rinviando al bilancio relativo all’esercizio finanziario del 2004 progetti e programmi di più ampio respiro.
A differenza di Scaglione, che, almeno sulla carta, in Consiglio comunale poteva contare su una schiacciante maggioranza, che però in più occasioni ha fatto registrare paurosi scricchiolii, Crocetta - al momento - non ha i numeri sufficienti per ottenere la ratifica degli atti da parte del civico consesso. Egli può contare su 15 consiglieri comunali su 30. Un motivo in più per ricercare il dialogo con le opposizioni, per costruire un modello di amministrazione aperto a tutti i contributi, per operare scelte che possano incontrare la convinta e solidale condivisione della società civile e dei consiglieri comunali senza distinzione di bandiera, che in questa particolarissima situazione sono chiamati ad una grande prova di maturità, che potrebbe anche richiedere l’assunzione di comportamenti di autonomia e di affrancamento dalle segreterie dei rispettivi partiti. Il futuro della città è, oggi più che mai, nelle mani dei consiglieri comunali, i quali se si lasceranno guidare dalla loro coscienza di uomini liberi, potranno svolgere un ruolo determinante ed attivo a tutela degli interessi dell’intera comunità.

A Rosario Crocetta spetta l’arduo ma non impossibile compito di costruire attorno alla “sua” amministrazione un clima di fiducia e di consenso. Rosario caratterialmente e culturalmente è uomo di confronto e non di scontro. Per cui non gli dovrebbe risultare difficile dialogare con alleati ed avversari. Basterà che dia pratica attuazione al programma presentato alla città nelle elezioni di giugno; sarà sufficiente, soprattutto, che rimanga se stesso: uomo del popolo, con una irrefrenabile voglia di servire il popolo, per migliorarne le condizioni di vita, sul piano economico e sociale, elevandone anche il livello culturale.
Per Giovanni Scaglione si è conclusa prematuramente ed amaramente l’esperienza di primo cittadino e di capo dell’amministrazione comunale gelese. Una funzione, nella quale, purtroppo, al di là dell’esito legale della competizione, non ha mostrato di trovarsi a suo perfetto aggio, vuoi per inesperienza politica, vuoi perché probabilmente eccessivamente condizionato dai dirigenti del suo partito, che gli hanno fatto compiere macroscopici errori: nella gestione della cosa pubblica (con una serie di provvedimenti che hanno fatto storcere il muso a quanti speravano in una inversione di tendenza, dopo la negativa esperienza della sindacatura del diessino Franco Gallo) e nei rapporti sia con i partiti dell’opposizione (con i quali non é riuscito ad instaurare alcun serio confronto) , sia con gli stessi alleati, con i quali Scaglione non ha saputo o potuto dialogare, assumendosi la responsabilità di iniziative che, nel breve volgere di qualche mese, hanno squassato la coalizione, provocando la fuoriuscita dalla maggioranza dei liberal socialisti e pesanti contrasti con i post-democristiani dell’Udc (rientrati in Giunta con una rappresentanza di basso profilo politico alla vigilia di Carnevale, dopo essere stati per circa due mesi sull’Aventino).

Mi spiace doverlo evidenziare, ma Giovanni Scaglione da questa vicenda amministrativa esce con le ossa rotte non solo sul piano politico, ma anche a livello personale. Perché atteggiamenti poco diplomatici e talune forme di protagonismo fine a se stesso, cioè incapace di produrre risultati concreti, lo hanno fatto apparire, anche sul piano personale, diverso da quello che in effetti egli è sempre stato, vale a dire una persona ragionevole, misurata, tollerante, aperta al dialogo con tutti, prudente, in una sola parola moderata. Il che ha provocato non poco disagio e delusione fra gli stessi suoi estimatori, che hanno, loro malgrado, dovuto conoscere un altro Giovanni Scaglione: intollerante, troppo innamorato delle proprie idee e poco propenso ad ascoltare e a prendere in considerazione le ragioni degli altri e che, in qualche momento, dava la sensazione di essere preda della sindrome dell’onnipotenza. Come spiegare altrimenti gli scriteriati provvedimenti (poi censurati dall’autorità giudiziaria) di attribuzione di incarichi dirigenziali a dipendenti comunali sprovvisti di requisiti con il defenestramento di chi tali requisiti possedeva?
Come giustificare il conferimento di incarichi a consulenti esterni, profumatamente retribuiti per qualche saltuaria presenza negli uffici comunali e in settori dell’amministrazione, nei quali si sarebbe potuto sfruttare ed esaltare la professionalità di dirigenti e funzionari di ruolo, dopo avere aspramente e duramente censurato in campagna elettorale la giunta del diessino Gallo, accusata di clientelismo proprio per gli incarichi professionali conferiti dall’ex sindaco e per la pletora di consulenti di cui il medesimo si era circondato, appesantendo il bilancio comunale? Come comprendere il sostanziale esautoramento del comitato promotore per l’istituzione della provincia del Golfo e la mancata adozione di concrete ed incisive iniziative, per il raggiungimento dell’obiettivo?

Siccome un uomo non può cambiare il proprio modo di essere dall’oggi al domani, a meno che non prenda un colpo di sole e vada fuori di senno, sono indotto a ritenere che a rovinare l’immagine sul piano politico di Scaglione siano stati i dirigenti del suo partito o i suoi presunti amici, quelli cioè che lo hanno mal consigliato, magari per prendersi, per interposta persona, qualche rivincita, per ottenere per sé o per qualche “famiglio” favori, privilegi e incarichi di varia natura.
La solitudine in cui Giovanni si é trovato in questa difficile battaglia legale, il fatto che solo una sparuta rappresentanza del suo partito abbia avuto la sensibilità di stargli vicino nella drammatica giornata vissuta ieri a Palermo, la totale assenza di esponenti degli altri partiti della Casa delle Libertà, confermano, ove ve ne fosse bisogno, che la coalizione di centrodestra, non esisteva più, che i contrasti non erano stati affatto sanati. Anche perché in politica si superano i disaccordi sulle scelte e sui programmi, ma non si perdonano facilmente le bacchettate ricevute dal leader di un partito alleato e soprattutto non si tollerano gratuite “pagelle”.Una situazione che non avrebbe consentito a Scaglione, anche in caso di esito diverso della contesa giudiziaria, di amministrare con la necessaria serenità e potendo contare sulla leale collaborazione dei partners della maggioranza.

Proprio per queste ragioni ritengo che Scaglione, di cui ho molto apprezzato anche nella giornata di ieri la signorilità (un attimo dopo la lettura del dispositivo che lo spodestava dalla carica di primo cittadino di Gela non ha esitato a congratularsi con Rosario Crocetta, con il quale c’é stato anche un caloroso abbraccio), non può ritenersi responsabile di quanto é avvenuto in questi mesi, dello sfascio in cui é stata fatta precipitare la città, della delusione di migliaia di gelesi che avevano riposto nei partiti di centrodestra le loro speranze di un effettivo cambiamento. Scaglione ha il dovere verso gli elettori che lo avevano votato, ma anche il diritto sul piano personale di richiedere un serio e profondo chiarimento all’interno del suo partito (Forza Italia) e di pretendere un risarcimento. Magari con la candidatura alla presidenza della Provincia. Una simile giustificata pretesa potrebbe avere, però, effetti devastanti per il centro destra, che era riuscito, almeno formalmente, a ricompattarsi nei giorni scorsi, con il rientro in Giunta dei rappresentanti dell’Udc. Per cui è facile prevedere un nuovo inasprimento dei rapporti, specie fra Forza Italia e gli ex democristiani, guidati da Elio Leopardi, che già da tempo rivendicano per un loro esponente (Tonino Gagliano?) la candidatura a presidente dell’amministrazione provinciale, cui aspira anche Alleanza Nazionale.
Situazione completamente opposta nell’Ulivo, che, con la riconquista del comune di Gela, vede sensibilmente aumentare le possibilità di riportare alla vittoria Filippo Collura, presidente uscente dell’amministrazione provinciale.


Autore : Elio Cultraro

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