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Corriere di Gela | Crocetta Re di Sicilia. Un’altra scommessa vinta
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notizia del 03/11/2012 messa in rete alle 17:42:43

Crocetta Re di Sicilia. Un’altra scommessa vinta

L'ex Sindaco di Gela (Pd, Udc, Psi ed Api) ha ottenuto 617.073 voti pari al 30,5%. Alle sue spalle, sconfitto e staccato di quasi 5 punti percentuali, Nello Musumeci (Pdl, Cantiere Popolare, La Destra, Fare Italia) che, con 521.022 voti (25,7%), precede il grillino e grande sorpresa della tornata elettorale isolana Giancarlo Cancelleri (Movimento 5 Stelle) su cui si sono riversati 368.006 voti (18,2%).

Solo 4° Gianfranco Micciché (Grande Sud, Pds-Mpa, Fli, Mps) con 312.112 voti (15,4%), davanti a Giovanna Marano (Sel-Fds-Verdi e Idv), sostituta all'ultimo momento di Claudio Fava e capace di raccimolare 122.633 voti (6%). A ruota Mariano Ferro ed i suoi “Forconi” (1,5%), Cateno De Luca (1,2%), Gaspare Sturzo (0,9%), Giacomo Di Leo (0,2%) e Lucia Pinsone (0,1%).

Dei 4.647.159 aventi diritto, sono andati a votare in 2.203.574, vale a dire il 47,4%. Quasi 200 mila le schede bianche e/o nulle: 2.024.696 sono stati i voti validamente espressi. Se aggiungiamo il dato grillino, la crisi del sistema partitico è manifesta considerando che, oltre a presentarsi in un quadro estremamente frammentato e confuso, i partiti sono stati in grado di coinvolgere neanche il 30% degli aventi diritto convincendoli a recarsi comunque alle urne. Un dato negativo impressionante. D'altra parte, restringendo il computo solo ai non votanti, si può asserire che il partito maggioritario nell'isola, pari al 52,4%, è quello degli astensionisti. Ma rimane sempre ed in ogni caso una “Vittoria di Pirro”. Stando alle regole del gioco e non esistendo un quorum minimo, le elezioni hanno legittimato una nuova guida politica alla regione ed un unico, vero, vincitore. Peraltro, storica non è solo l'elezione di un gelese alla Presidenza, ma anche quella di un candidato espressione del centro-sinistra (benchè diviso) e la cui storia politica personale, da qualche anno a vocazione legalitaria e dalla spiccata valenza anti-mafia, affonda le proprie radici nel Pci.

Crocetta ha vinto la scommessa, interpretando alla lettera la ratio e lo spirito della legge elettorale regionale. In assenza di voto confermativo, aiutato dalla coalizione a supporto, Crocetta ha usufruito dell'effetto trascinamento delle liste e della elusione del pericolo del voto disgiunto di matrice cattolico-moderata, praticamente annullato. Il neo Presidente della Sicilia ha conseguito infatti il 30,47% dei consensi a fronte del quasi identico risultato della coalizione: 30,45% (Pd: 13,4%; Udc: 10,8%; Crocetta Presidente: 6,2%; Consumatori: 0,05%). Inoltre, dalla somma dei voti in tutti i 9 collegi, la lista provinciale di Crocetta ha superato la soglia di sbarramento entrando di fatto all'Ars. Parallelo il discorso per quanto concerne il suo principale competitor. Musumeci, infatti, ha conseguito il 25,7% dei voti, solo un punto percentuale in più rispetto alla sua coalizione che ha totalizzato il 24,6% dei voti validi (Pdl: 12,9%; Cantiere Popolare: 5,8%; Musumeci Presidente: 5,6%; Adc: 0,3%). Anche la lista Musumeci è entrata di fatto all'Ars superando lo sbarramento del 5%, ma come si preannunciava l'ex presidente della provincia etnea ha dovuto subire, in maniera decisiva, l'emorragia di consensi di un Pdl peraltro orfano di Micciché.

Chi ha pagato dazio in termini di voto disgiunto è stato proprio quest'ultimo: a fronte del 20% raggiunto dalla coalizione a sostegno (Pds-Mpa: 9,55%; Grande Sud: 6%; Fli-Mps: 4,4%; Ppa: 0,05%), Micciché si è fermato al 15,4%, cioè oltre 5 punti percentuali meno. La scelta di mollare Musumeci, non per vincere le elezioni ma per “pesare” nel dopo elezioni in Assemblea Regionale ha dato i suoi frutti ed è risultata pragmaticamente azzeccata, anche se alla fine il principale sponsor di questa mossa, Fli, ha solo sfiorato il 5% a livello regionale ed è rimasto fuori dal parlamento siciliano. Le liste provinciali collegate a Crocetta promuovono 30 deputati (14 il Pd, 11 l'Udc e 5 Crocetta Presidente). A questi vanno integrati, compreso lo stesso capolista, i 9 del “listino” (Lista Regionale) per un totale di 39 seggi. Ai fini di una maggioranza precostituita (46 seggi) mancano all'appello 7 deputati. La coalizione a sostegno di Miccichè ha ottenuto 15 seggi (10 Pds-Mpa e 5 Grande Sud) mentre quella a sostegno di Musumeci ha ottenuto 20 seggi (12 Pdl, 4 Cantiere Popolare e 4 Musumeci Presidente). Il sistema politico (che è cosa diversa dal sistema partitico-elettorale) regionale non prevede una forma di governo parlamentare (come ancora a livello nazionale) nel senso che il capo del governo non necessita della fiducia parlamentare, poiché fiduciato direttamente dal corpo elettorale da cui, attraverso il voto, ha ricevuto l'investitura. Può essere sfiduciato dall'Ars e costretto alle dimissioni (una sorta di “impeachment” parlamentarizzato), ma per governare il Presidente non ha bisogno di una maggioranza precostituita nel parlamento regionale e può ricercarsela ogniqualvolta la necessità lo richieda. Una pratica che Crocetta conosce benissimo nel suo ruolo di amministratore locale, mai ostaggio dei partiti e capace al contrario di condurre trattative il più delle volte risolte autorevolmente. Insomma, le difficoltà non mancheranno ma non troveranno, sulla base di quel che ci ha detto l'esperienza passata, un Crocetta assolutamente terrorizzato da ciò e, almeno apparentemente, già consapevole del non agevole compito che lo aspetta.

Chi invece ha avuto un riscontro persino superiore a quello che già di per sé ha rappresentato un autentico exploit è stato il grillino Cancelleri con la lista M5S. Il candidato nisseno si è posizionato al 3° posto con il 18,2 percento mentre il Movimento Cinque Stelle si è attestato al 14,9% risultando la lista più votata nell'isola e, di conseguenza, la più premiata con 15 seggi all'Ars. Beppe Grillo durante il suo tour in Sicilia, giusto quando ha fatto tappa a Gela, lo aveva anticipato. L'antipartitismo del suo movimento ha fatto breccia nell'elettorato siciliano e l'obiettivo si è già spostato alle nazionali, anche se prima ci sarebbero da fare i conti con almeno altri due test regionali significativi, come quello laziale e quello lombardo (ci sarebbero da rifare, invero, anche le elezioni in Molise). Anche il dato della Marano (6%) riflette quello del gruppo di liste in appoggio (Sel-Fds-Verdi: 3%; Idv: 3,5%) ma è un totale fallimento nell'ottica di un mancato ingresso del partito di Vendola e del partito di Di Pietro all'Ars, come già successo 4 anni e mezzo fa. La campagna elettorale aggressiva e monocorde con unico destinatario Rosario Crocetta, cadendo nell'equivoco della “demonizzazione” di un avversario che avrebbe dovuto essere un alleato nella foto di Vasto, non ha indebolito quest'ultimo, laddove al contrario ha sfiancato alla lunga l'elettorato d'area, fino a gravare sul risultato finale, penalizzandolo oltremodo. Ipotizzare una candidatura alla presidenza, in particolare quella di Fava in un primo momento, che facesse da traino alle proprie liste si è rivelato un ragionamento azzardato, persino spregiudicato, estremamente ed immotivatamente ottimista, giacché la normativa siciliana consiglia come scritto qualche riga sopra ben altro: vale a dire il contrario (trascinamento delle liste sul candidato, semmai).


Autore : Filippo Guzzardi

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