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Corriere di Gela | Caro sindaco, ti scrivo...
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notizia del 21/08/2011 messa in rete alle 17:41:00
Caro sindaco, ti scrivo...

Le ferie estive sono quasi trascorse e ci attende una ripresa in un contesto molto cambiato. Non mi riferisco solo alla nostra città ma anche alla situazione nazionale e generale.

I cambiamenti sotterranei e palesi sono ormai ad altissimo impatto e qualcosa sta cambiando nel gestire la cosa pubblica e nel rapportarsi alle moltitudini. L’attacco speculativo all’Eurozona ha accelerato decisioni e cambiamenti.

Eppure ancora non si abbandonano le categorie del passato, quelle ancorate alle economie nazionali e locali, alla concezione dello stato nazionale come l’abbiamo conosciuta, alle politiche del welfare, sempre abbozzate a metà, all’amministrazione della nostra sicilia, sempre pervasa dall’intermediazione di poteri legali e semilegali, alla gestione dei problemi della nostra città sempre affrontati con microazioni e microriflessioni, spesso semipalesi e sovente confuse e di scarsa qualità sistemica. Insomma possiamo far finta che valgano ancora le categorie tradizionali, ma avvertiamo che queste hanno perso ogni efficacia.

A chi rivolgersi per una riflessione generale ma non generica? Il sindaco ci scuserà se abusiamo della sua rappresentatività eleggendolo a destinatario di una riflessione, non perché, in una città usa a recriminare su tutto, lo si voglia additare o coinvolgere, ma solo perché il sindaco rappresenta la collettività in virtù dei suffragi diretti ottenuti e come tale incarna la più alta rappresentazione della nostra democrazia elettiva.

Con questi vincoli e non altri, estenderemo una riflessione generale sulla nostra città, sperando che abbia almeno l’auspicio della verosimiglianza.

In Italia va di moda uno sport che nella nostra cittadina è diventato endemico, uno sport semplice, di ottima presa e che non richiede grandi sforzi. Lo sport consiste nel ridurre i temi ad eventi, i problemi a semplice esecuzione di azioni che possono essere annoverate nella tanto propagandata “politica del fare”, come se vincere una partita fosse una questione di semplice prestanza muscolare. Di questo sport ne è affetta l’Italia e la nostra cittadina non ha mai smesso di professarlo.

Quanti temi sono stati ridotti a pura gestione di eventi?

Prendiamo ad esempio il tema del mercato settimanale. Appare ai più un tema di tipo geografico: dove collocare la moltitudine di circa 500 ambulanti che settimanalmente assediano la città? Sembra un problema di localizzazione, ed in parte lo è, ma non è un tema che si risolve con l’indicazione di un luogo. In realtà il tema fa parte del più ampio spettro del commercio a Gela, di una zona fieristica per la sesta città siciliana, del rapporto con le economie commerciali esterne alla città e, di contro, con le resistenze latenti ma efficaci del piccolo-medio commercio gelese che ostacola ogni contaminazione con l’esterno. E’ il tema dell’apertura economica di questa città che si diletta con interventi di facciata sul commercio del corso principale e non si pone il tema di una evoluzione mancata che invece sta pervadendo tutte le cittadine limitrofe con centri commerciali, aree di intrattenimento e di servizi che solo a Gela non si innescano. Questo tipo di tematica i nostri rappresentanti comunali se la sono posti? Hanno capito che l’evoluzione di Gela passa attraverso la sua apertura all’esterno? Hanno cioè discusso di una politica del commercio a Gela? Hanno cioè fissato delle direzioni prima di buttarsi a capofitto sulle microazioni per mettere cerotti dovunque?

Passiamo al tema del tanto discusso Gela calcio. Un tema che ha avuto molta presa e un’infinità di pareri ed analisi. Tutti proiettati a scovare responsabilità ed egoismi, colpiti nell’orgoglio di una città che ama riscattarsi solo per alcune ore a settimana nel chiuso di uno stadio. Il tema della mancata iscrizione al campionato non è anche e principalmente di tipo economico-amministrativo? O è normale assistere ad un esercizio da prestigiatori per il quale gli stanziamenti in bilancio vanno e vengono senza la certezza di un bilancio sportivo certificato e affidabile? Non è forse anche un problema di economia generale della città che deve sapere e capire cosa economicamente può permettersi? Perché il calcio oggi non è solo abilità sportiva ma reclutamento di capitali rilevanti e su questo Gela è una città debolissima ancorché orgogliosissima. Ma entrambe queste attitudini spesso entrano in contrasto. Tale tema non è forse innescato dal rapporto delle istituzioni comunali con la rete produttiva della città, con gli imprenditori, la fitta rete di banche presenti in città, i business nazionali e regionali che il comune non si è attrezzato a gestire almeno in termini di relazione? Bene, il Gela calcio, non è un tema solo sportivo, si manifesta come tale ma è in realtà un tema di bilancio comunale e di rapporto con l’imprenditoria ed i business cittadini.

La viabilità della città e la sua salubrità è un altro tema che si trascina. Parcheggi, piazze, zone ZTL, occupazione del suolo pubblico, piste ciclabili, non sono forse tasselli di una politica della mobilità che rivoluzionerebbe la vivibilità di Gela? Non è forse una delle politiche che dà il volto alla città, che ne caratterizza i tempi di percorrenza, che ne fissa il tasso di salubrità delle vie di comunicazione? Eppure ogni iniziativa viene parzializzata, ricondotta alla sua minimale utilità senza cogliere sinergie, senza definire una politica complessiva che sancisca principi e metodi. Ecco che da noi tutto diventa divinatorio, riferibile a nascoste qualità del taumaturgo di turno, anziché ad una pianificazione cosciente e dichiarata delle direzioni da intraprendere. Non parliamo poi del rapporto con la più grande realtà industriale gelese, sempre conflittuale, ma non di una conflittualità precisa e motivata ma generica e sempre alternata, fondata su una quasi volontaria misconoscenza dell’assetto industriale della raffineria e dei suoi rappresentanti. Un comune che sente l’esigenza di avere un assessorato al mare e non un assessorato all’industria. Che dire dell’atavico tema dell’erogazione dell’acqua ridotto a tema di sconto sulla bolletta, come se pagando il 50% diventasse accettabile sottacere i rischi sanitari di un liquido soggetto ad ogni infiltrazione malsana nelle condutture cittadine? Si sono chiesti e condivisi con il gestore piani di rifacimento della rete idrica cittadina che è la prima questione da affrontare? Si è posto il comune il tema della normazione degli allacci alla rete idrica con pompe tanto potenti da creare il vuoto nelle condutture? Si è cioè focalizzato il tema come tema infrastrutturale anziché solo come tema di bollettazione?

Insomma, caro sindaco, questa città non si può amministrare inseguendo gli eventi o riducendo le questioni a semplici fatti amministrativi. Una città come Gela non è facile da amministrare, molti cittadini lo sanno, e per questo che occorre definire gli indirizzi delle politiche ove gli atti amministrativi si incastrino e mantengano una direzione. Non si può pretendere che i problemi abbiano una soluzione veloce e repentina, ogni tema ha il suo tempo. Ma si può e deve pretendere che le azioni amministrative mantengano una direzione possibilmente esplicita e trasparente ai cittadini, senza questo la sfida di amministrare Gela è impossibile da sostenere. Ecco perché al sindaco è richiesta l’alta prerogativa di “decidere” e non solo di “scegliere”. La scelta, caro sindaco, avviene in contesti ove le informazioni e i criteri sono sufficienti o abbondanti, la decisione interviene in contesti più incerti e con scarse informazioni ed è in tali contesti che le decisioni e l’assunzione di responsabilità fissano le direzioni dell’agire su cui incastrare l’azione amministrativa.

E purtuttavia sta prendendo piede una nuova consapevolezza, non solo come cittadini di Gela, ma come siciliani e come Italiani. Oggi, nessuna politica di contenimento dei costi o di morigerata spesa può migliorare la condizione delle popolazioni amministrate, oggi urge crescere nello sviluppo e per farlo occorrono infrastrutture e investimenti e la politica nazionale o regionale, ormai è palese, non riesce più a farlo. Occorrono forti investimenti in infrastrutture accompagnati da nuovi metodi di controllo e monitoraggio della spesa e questi la politica non li fornisce più, la politica muove ormai piccole economie nel migliore dei casi. Oggi occorre guardare alla geopolitica e alla dimensione europea. Solo la geopolitica può muovere quegli investimenti che possono ridare energie e nuovi assetti. Ma la geopolitica è anche portatrice di elevati rischi a cui occorre anteporre la massima attenzione e proattività. La China Development Bank è interessata a fare della sicilia la piattaforma logistica del mediterraneo con investimenti che fa paura anche pronunciare (alcune migliaia di miliardi di euro), portando con sé problematiche demografiche e culturali enormi. Nel bene o nel male questo è un agente di cambiamento possibile. Ma richiede molta accortezza. Per il resto, caro sindaco, sta a Lei e ai nostri legittimi rappresentanti comunali dimostrare che non dobbiamo attendere solo che la geopolitica faccia il suo corso per vedere trasformare la nostra vita pubblica, trasformazioni che porteranno con sé soluzioni, dilemmi e nuovi temi, ma almeno scuotendo l’immobilità alla quale non vogliamo rassegnarci.


Autore : Sebastiano Abbenante

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