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notizia del 21/05/2006 messa in rete alle 17:38:39
Legalità e non legalismo
L’ordinamento giuridico tutela e compone (nelle ipotesi di conflittualità) gli interessi dei cittadini, a garanzia della pacifica convivenza in quel gruppo che si costituisce a Stato. Il diritto (oggettivo) non è cioè una religione e la legge non è un dogma. Parimenti, chi non condivide il contenuto di una norma non è un eretico. Il concetto di Legalità implica necessariamente quello di validità e non viceversa. La validità si riferisce esclusivamente alla norma e postula ciò che “deve essere”. La legalità, invece, postula ciò che “è”: vale a dire il comportamento riconducibile alla responsabilità di chi lo adotta, nella necessaria presupposizione che la norma da osservare sia valida. Un sistema legale è virtuoso se non si limita alla formulazione normativa di tutela dei diritti e doveri del cittadino, ma consente una prassi governativa (dal centro alla periferia) che assecondi il concreto soddisfacimento di tali diritti e doveri. Quando ciò non è garantito, seppur per cause non riconducibili alla tua volontà, di quale cultura della legalità puoi vantarti?
L’idea di una legalità come virtù in un sistema che virtuoso non è, deve lasciare spazio alla ragionevolezza e all’onestà, morale ed intellettuale. Non ci sono eroi antimafia, ma eroi onesti. Non un’adesione formalistica al principio ed alla (presunta) cultura della legalità, necessitiamo, semmai, di una prassi che renda effettivo il godimento dei nostri diritti e doveri: è questo lo spirito garantista della legalità, il suo essere (non dover essere) conforme alla legge ed al suo primato. Quando la conformità alla legge diventa mito ci ritroviamo nel Legalismo: cosa ben diversa dalla legalità. V’è un punto discriminante tra legalità e legalismo che non s’indentifica nel seguire una regola, ma nel modo, nel come la si osserva. La legalità degenera nel legalismo quando il rispetto delle regole mette in secondo piano (fino a dimenticarlo) lo scopo e lo spirito che giustificano tale rispetto. Soprattutto, dal legalismo convenzionale del cittadino, cioè il conformismo acritico e supino ad una regola (secondo il ragionamento del tipo: bisogna seguire la regola e basta), va ulteriormente distinto ed isolato il legalismo indotto, strategico ed istituzionalizzato ai fini dell'uso personalizzato del potere perchè ciò è la maggiore deriva del principio di legalità stesso (sotteso nella sua essenza e vanificato nei suoi scopi dalla prassi). Esso è la degenerazione del principio di legalità, giacchè la legge diventa il criterio unico e finale della giustizia della propria condotta, secondo un ragionamento del tipo io sono nel giusto perché seguo la regola, non m’interessa altro; anzi proprio per questo motivo, la mia condotta è moralmente approvabile, ancor più degli altri (cosiddetto Formalismo Etico).
Non siamo più di fronte ad una virtù, ma ad un vizio. Eravamo nel far west qualche anno fa con pistoleri che scorrazzavano tra le vie cittadine, quasi liberamente. Oggi siamo ancora nel far west con atteggiamenti da sceriffi irreprensibili: che si faccia pure così, se lo si vuole, ma per favore, senza alzare lo scudo della legalità. Non si riesce più a dormire tranquillamente la notte: almeno un po’ di pace, prima, l’umida e calda notte gelese ce la dava.
Frasi come “educare alla legalità” e “moralizzare la vita pubblica”, il tutto “in nome del rispetto alla legge”, sono banali così come ciò su cui si fondano: l’idea che regole e leggi servano da sole a risolvere tutti i problemi, abbandonando l’arte e la scienza della politica. Occorre invece puntare sull’utilità e su cosa “conviene” (nel senso più puro del termine) di più tra legalità ed illegalità. Occorre educare sic et simpliciter. Occorre educare a pensare con la propria testa. Occorre educare all’esperienza. La legalità come subdolo esercizio politico è un legalismo che non orienta la comunità al rispetto del valore stesso della legalità. Si rimproverano i cittadini di rimanere indifferenti ed impotenti rispetto all’excalation criminale ed illegale, ma mi viene da ridere quando osservo chi opera tali rimproveri entrare nei negozi di questa città per acquistare rimanendo indifferenti di fronte a quel datore di lavoro che paga “regolarmente” il pizzo e che invece non mette a “regola” contrattualmente i propri dipendenti: e quando dico mi viene da ridere è un eufemismo, sia chiaro!
Autore : Filippo Guzzardi
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