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notizia del 29/04/2012 messa in rete alle 17:26:35
Consiglio comunale impantanato C’è in atto un malessere strisciante
Martedì 24 aprile scorso doveva tenersi la seduta di question time rinviata la settimana precedente. Invece il consiglio comunale si è dovuto riunire per continuare i lavori di lunedì 23 sospesi per mancanza di numero legale. Ha presieduto il vicepresidente Enzo Cirignotta poiché Fava era impegnato a Palermo per seguire da vicino la vicenda della dichiarazione dello stato di crisi a Gela.
C’è stato appena il tempo di approvare il punto all’ordine del giorno (approvazione dello schema di convenzione da stipulare ai sensi dell'art. 35 della legge n. 865/1971 e successive modifiche e integrazioni per la concessione dell'Iacp del diritto di superficie per la costruzione di 20 alloggi popolari in via Portoferrara) rimasto in sospeso il giorno prima, che passando al secondo punto è venuto a mancare nuovamente il numero legale. La cosa è stata volutamente architettata da un buon numero di consiglieri Pd che, dopo circa dieci minuti hanno disertato l’aula. Il motivo – come ci hanno spiegato alcuni consiglieri – è da ricercarsi nel fatto che il giorno prima si sono risentiti per quel che definiscono un atto di arroganza da parte dell’assessore Giuseppe D’Aleo. Ai chiarimenti richiesti sulla delibera da votare, avrebbe risposto che non era necessario alcun chiarimento in quanto l’atto “era scritto in lingua italiana” e quindi perfettamente comprensibile.
Questa sua risposta non è stata gradita ai più. Giovanna Cassarà, come tanti altri consiglieri, fortemente risentita aveva spiegato il tenore della loro richiesta ed aveva risposto per le rime. Un atto che andava a sanare una situazione pregressa – aveva spiegato la Cassarà del Pd – era legittimo che i consiglieri ne richiedessero una spiegazione. Una irregolarità commessa dalla passata amministrazione e riguardante una convenzione incompleta stipulata con l’Istituto autonomo case popolari, andava chiarita in ogni suo aspetto. Anche il consigliere Antonino Biundo a microfoni spenti avrebbe detto all’assessore. «Ma come si permette!”
«Ieri sera – aggiunge Salvatore Gallo capogruppo di Pensiero Libero rincarando la dose – l’assessore D’Aleo ha dato prova ancora una volta di arroganza perché nell’intervento che ha fatto ha detto praticamente che il consiglio comunale non riesce a capire l’italiano. Quando gli è stato chiesto che l’assessore deve riferire in aula, ha risposto che non c’era nulla da chiarire perchè l’atto era scritto in italiano. Ha sempre questo atteggiamento ogni qualvolta si presenta in aula».
Anche Nuccio Cafà (Pd) dello stesso tono. «Premetto che noi del pd – ha aggiunto _ quasi sempre ci raccordiamo col sindaco specialmente quando c’è da votare alcuni atti importanti. Il problema è che alcune volte come ieri quando abbiamo chiesto all’assessore una delucidazione, ci è sembrato un pochino prevenuto nei nostri confronti. Noi veramente volevamo che si chiarissero alcuni aspetti dell’atto. Al di là della battuta dell’assessore che ci diceva che l’atto era scritto in lingua italiana, c’erano veramente delle lacune in cui era incorsa la vecchia amministrazione e che volevamo venissero colmate. Erano proprio quelle lacune che andavano sanate che noi volevamo capire. A quel punto ci siamo chiesti il perché fosse così prevenuto nei nostri confronti».
Sembra che alla fine l’assessore D’Aleo si sia scusato per l’espressione usata un po’ infelice e dovuta alla stanchezza per una giornata intera trascorsa in udienza in Tribunale. Tornando alla seduta di martedì, prima che l’assemblea civica venisse sciolta, Cirignotta ha concesso la parola a Guido Siragusa (Udc) il quale, fortemente irritato, si è rivolto alla maggioranza, o meglio a quei pochi consiglieri di maggioranza rimasti in aula per disapprovare il persistere di un comportamento non consono al ruolo che sono stati chiamati a svolgere.
«La maggioranza è sempre sul filo del rasoio – ha continuato Siragusa – è inconcepibile che per un atto così importante la maggioranza si defila e deve essere sempre la minoranza ad assumersi la responsabilità di mantenere il numero legale. Per protesta abbandoniamo l’aula».
In quel momento erano presenti solo dieci consiglieri: Arancio, Pellitteri, Farruggia, Di Stefano, Gennuso, Fabrizio Cafà, Collura, Napolitano, Verdone e Fava). Presente anche D’Aleo
– Assessore D’Aleo, stasera i consiglieri del Pd le hanno dato il ben servito perché ad una loro richiesta di chiarimento sulla delibera da approvare, avrebbe risposto con arroganza? Stanno così le cose?
«Per chi mi conosce mi considera una persona abbastanza equilibrata. Né sono aduso a comportamenti violenti ed di aggressione. Ho semplicemente detto rispetto ad una richiesta di chiarimenti che non avevo nulla da aggiungere al contenuto letterale di una delibera. Ognuno trae delle conclusione. E’ probabile che qualcuno abbia male interpretato questo mio asserto».
– Cosa le hanno chiesto esattamente?
«Hanno voluto sapere se gli edifici erano stati costruiti o meno. Nella delibera era scritto che gli edifici erano stati costruiti negli anni ottanta. Ecco perché mi ero permesso di affermare che non avevo nulla da aggiungere a quanto specificato nella delibera».
– Non c’è dialogo tra giunta e pezzi della maggioranza da qualche tempo a questa parte? Ve lo rimproverano anche le opposizioni.
«Questo non lo accetto. Finora siamo riusciti a tenere il passo con le scadenze esitando molti atti importanti. Mi riferisco ad esempio al progetto “Agroverde”. Non è vero, credo, il suo giudizio. Probabilmente qualcuno avrà delle fibrillazioni, frutto di non so quale strategia. E’ chiaro un fatto che ciascuno è responsabile di se stesso».
Al capogruppo Pd Arancio abbiamo chiesto se è successo qualcosa di così grave che ha indotto un buon numero di consiglieri Pd ad uscire dall’aula facendo mancare il numero legale.
«Son cose che non dovrebbero succedere – ci ha risposto Arancio – perché ci troviamo di fronte a degli atti di cui la città ha bisogno. Io dico che c’è un atteggiamento irresponsabile sia della maggioranza che dell’opposizione. L’atto che andava votato non era un atto politico. Non è giustificabile il comportamento della maggioranza, ma anche quello dell’opposizione che è uscita dall’aula per far mancare il numero legale».
– Sembrerebbe che abbiano concordato di lasciare l’aula per dare una risposta a D’Aleo.
«Se c’è da concordare qualcosa, lo si fa col capogruppo. Con me nessuno ha concordato nulla che sapesse di abbandono dell’aula per far mancare il numero legale. Non ho autorizzato nessuno. Rritengo che quando ci vengono presentati atti di una certa importanza, è nostro dovere esprimere giudizio».
– Però di fatto sui banchi del centro sinistra c’erano pochissimi consiglieri.
«Io condanno questi atteggiamenti perché bisogna avere il coraggio di dire perché si esce dall’aula e spiegare il motivo del dissenso, se c’è stato dissenso. Uscire senza dichiarare i motivi, non alcun significato politico».
Autore : Nello Lombardo
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