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notizia del 28/11/2011 messa in rete alle 17:15:57
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Il consigliere Guido Siragusa dice basta alle varianti al Prg
«Stop ad altre varianti. Se il prg è vecchio, allora blocchiamolo. La mia impressione invece è che lo si voglia fare passare per vecchio per giustificare tutte le varianti che arriveranno in consiglio comunale. A mio avviso vanno bloccate in toto in attesa che ci sia il piano regolatore operante».Così il consigliere Guido Siragusa (nella foto) nell’intervista al Corriere.
A fine seduta abbiamo posto al consigliere Guido Siragusa (Udc, nella foto)) alcune domande alle quali ha volentieri risposto. Siragusa assieme a Mendola e Morselli ha votato contro l’atto di variante.
– Da tempo sia consiglieri d’opposizione che maggioranza, vanno ripetendo che quando si tratta di creare nuovi posti di lavoro, si deve votare favorevolmente ogni deliberazione consiliare che vada in quella direzione. Lei, nella scorsa seduta ha votato contro la variante al piano regolatore richiesta da Lucauto per la nuova sede dove dovrà trasferirsi. Questa delibera non va nella direzione di assicurare se non incrementare posti di lavoro?
«In Italia per favorire il cosiddetto sviluppo abbiamo sempre violentato il territorio. Se c’è un sistema di regole, perché violentarlo? La regola principale per creare sviluppo in una città è il piano regolatore generale. Ciò in quanto ognuno al suo interno trova una regola certa».
– Ma a Gela il Prg non parte già obsoleto da oltre dieci anni?
«No. Vorrei ricordare che le ultime osservazioni al prg sono state fatte nel 2010, cioè quattro mesi prima dell’insediamento dell’attuale consiglio comunale. Con il commissario vennero inserite determinate aree. Stop quindi ad altre varianti. Se il prg è vecchio, allora blocchiamolo. La mia impressione invece è che lo si voglia fare passare per vecchio per giustificare tutte le varianti che arriveranno in consiglio comunale. A mio avviso vanno bloccate in toto in attesa che ci sia il piano regolatore operante».
– In un precedente consiglio qualche consigliere denunciò che ci sarebbero varianti di serie A e varianti di serie B. Cioè si disse che alcune varianti grazie ad amicizie influenti venivano prese in considerazione le altre restavano nei cassetti dell’urbanistica.
«Queste sono argomentazioni che potrebbero toccarmi come consigliere comunale, ma voglio sgomberare il campo da illazioni e dicerie, io ho dichiarato in consiglio comunale che per quanto riguarda le varianti io voterà contrario, non perché io sia l’uomo del “no”, ma perché ritengo legittima questa condotta, in attesa che l’iter del piano si compia. Io penso che si stia commettendo un grossolano errore. Pertanto inviterei i colleghi consiglieri ad essere meno sprovveduti nelle dichiarazioni che si fanno e a prendere ogni decisione con oculatezza. Come può un consigliere affermare che avendo votato una variante, continuerà a votare tutte le altre? Ciò significa che qualsiasi cosa viene portata in consiglio la voterà? Il ruolo del consiglio comunale è quello di analizzare e non di votare a scatola chiusa».
– Prima della votazione lei ha posto delle domande al dirigente, ma è sembrato che le risposte che le sono state date non l’hanno soddisfatta? Vuole riepilogarci il tenore delle sue domande e le risposte avute?
«Io ho posto un problema. Ho chiesto se ci si trova dinanzi ad un interesse privato o un interesse pubblico. Il dirigente mi ha risposto che questo è un interesse generale. A mio avviso “interesse generale” è un bizantinismo. E’ forse una commistione tra interesse privato e pubblico? A mio avviso ci troviamo dinanzi ad un interesse privato. Infatti un imprenditore attraverso una variante realizza una struttura da cui ne trae un utile. Diventa interesse pubblico quando l’amministrazione da una zona a vocazione commerciale decide di prendere, a titolo di esempio, cento mila metri quadri e la fa diventare zona commerciale a tutti gli effetti. Quella è una variante di interesse pubblico. Qui mi si inventa la parola “interesse generale” che non significa niente. Apriamo gli occhi. Siamo noi ad assumerci le responsabilità. Dobbiamo ricordarci che non è il tecnico che decide, ma il consiglio comunale dove ciascuno si assume la responsabilità politica, penale, amministrativa e contabile di quello che fa e di cui deve renderne conto. Ho letto il corpo della delibera dove c’è scritto ben poco. Si parla di terreno agricolo prima e di terreno agricolo dopo la variante. Certo, ci sono tutti i pareri, Genio civile, Vigili del fuoco».
– Lei ha detto che la deliberazione è in contrasto con le direttive emanate daall’assessorato regionale al territorio e ambiente. Perché?
«E’ presto spiegato. A un certo punto della delibera c’è scritto che si esclude la Vas. Ma questo è opinabile in quanto è in contrasto con una circolare dell’assessorato regionale al territorio che stabilisce che ai fini del rilascio per i piani particolareggiati, per ipiani regolatori generali e le sue varianti è necessaria la Vas».
– Allora cosa avrebbe dovuto fare il consiglio comunale, bocciare la richiesta di variante?
«Il consiglio, prima di votarla avrebbe dovuto meglio chiarirsi le idee, invece l’ha voluta votare. A mio avviso per quel tipo di variante, la Vas è indispensabile. La situazione dal mio punto di vista è preoccupante. L’amministrazione non dice al consiglio di avere 10-15 varianti in blocco da approvare. No. Le presenta una alla volta».
– Lunedì verrà presentata un’altra variante riguardante l’area mercatale. Ci sarà un diverso comportamento? Il consiglio la voterà anche?
«Anche quella è un interesse privato. Non cambia nulla».
– Ma non votando le varianti, non si finisce per penalizzare lo sviluppo del territorio?
«Assolutamente no. Al contrario. Con le varianti penalizziamo lo sviluppo del territorio. Non esistono due-tre imprenditori. Esiste la categoria degli imprenditori che va tutelata. Bisogna dare pari opportunità e pari condizioni a tutti. Noi invece stiamo creando opportunità diverse. Potremmo decidere di chiamare tutti gli imprenditori che hanno delle idee e chiedere loro di formularci delle proposte, di farci conoscere quali sono i loro progetti. Noi li valuteremo e possiamo arrivare a realizzarli».
– Lei ha affermato che l’amministrazione in questo caso ha abdicato al suo ruolo. In che senso?
«Io mi chiedo dove sia il filtro dell’amministrazione. Il concetto è che il controllo e la vigilanza sono prerogativa dell’amministrazione. Essa non può abdicare a questo ruolo. Noi abbiamo da una parte lo sportello unico, dall’altra il consiglio comunale , ma l’amministrazione dov’è?».
Lunedì 28 novembre si tornerà a parlare di variante. Vedremo cosa succederà.
Autore : Nello Lombardo
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