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notizia del 26/01/2013 messa in rete alle 15:00:14
Elezioni che ricordano le baruffe delle lavandaie
La ennesima e stucchevole corrida elettorale di questi giorni, che avrà il suo epilogo il 24 e 25 febbraio di quest’anno, ci ricorda le volgari baruffe delle lavandaie dei cortili di un tempo, e le scostanti figure degli appestati in tempi di epidemie. Le invettive miserevoli e volgari ad personam, merce di scambio per buona parte dei candidati alla ricerca di una poltrona remunerativa, sono all’ordine del giorno e delle serate inoltrate. Complici compiacenti, chi più chi meno, organi di informazione radio-televisiva e cartacea.
Candidati ginocchioni e pinoccchietti al 94 – 97%: molti dei quali a digiuno di politica, se non per sentito dire, per amicizia con qualcuno o per aver frequentato determinati congressi a base di… salatini e vini di annata.
Per costoro, in ultima analisi, sarebbero sufficienti una accettabile base culturale ed una predisposizione alla lettura o rilettura di specifici libri. Oppure la riscoperta di determinate “sentenze” verbali dovute ad alcuni politici di razza, con una professionalità al riguardo, consolidata nel tempo e nella memoria.
Prendiamo, ad esempio, una filosofica e politica intuizione del prof. Giovanni Altamore (1936-2004) che ne La cultura siciliana nell’epoca del nichilismo, un libro concepito per il riscatto sociale e politico della Sicilia, scriveva: «... bisogna recuperare i valori borghesi dei diritti dell’uomo e del cittadino, che in Sicilia sono stati sempre calpestati da un organizzazione della vita politica e sociale ispirata al clientelismo ed all’affarismo più sfacciati, anche se ammantati di solidarietà e di partecipazione affettiva».
Gli auspici di Altamore e la sua chiara collocazione nel Pci, si sposano perfettamente con il democristiano Alcide De Gasperi, quando affermava che il politico si distingue dallo statista perché l’uno guarda alle elezioni e l’altro al futuro del Paese.
Attraverso queste lunghissime concezioni il nichilismo di questi giorni non gioca a favore delle nuove generazioni tradite, illuse e disperse alla ricerca di nuovi orizzonti a misura d’uomo.
Ma bisogna continuare a credere che esistano ancora forze sane, anche fra i politici del momento e dei potenziali statisti, capaci di spezzare le catene subdole dell’ignoranza.
Per ritrovare «il rispetto dell’umanità di ciascuno, dei tempi veri della vita dell’uomo, del sé in opposizione all’altro…».
Anche quest’ultime sono le parole profetiche di un gelese e del suo incondizionato impegno civile. Un impegno dettato dalla sua umanità, dalla sua intelligenza e dal suo altruismo
Autore : Federico Hoefer
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