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Corriere di Gela | Giornalismo-feccia, basta, per carità!
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notizia del 26/01/2013 messa in rete alle 14:57:25
Giornalismo-feccia, basta, per carità!

So bene che il Tg1 non è il massimo dell’informazione, ma alle 13,30, ora in cui sono a casa per la pausa pranzo, non ha concorrenti, quindi, anche di malavoglia, sono “obbligato” seguirlo. Ma sono rimasto sconvolto, mercoledì scorso, al sentire la notizia di apertura (che è la notizia più importante dell’intero telegiornale): l’arre-sto di Fabrizio Corona, con allegato servizio di circa tre minuti.

Vabbè, siamo tutti giornalisti, basta essere iscritti all’Ordine e pagare la quota annuale, ma chi pretende di essere giornalista, specie se impegnato in un organo nazionale come il Tg1, ha grosse responsabilità su come esercitare la professione. Vorrei dire ai colleghi “diversamente intelligenti” del Tg1 che non è possibile, in un Paese lacerato dalla disoccupazione, dalla crisi economica, da migliaia di esodati, dal redditometro, con i gravissimi problemi che ci attanagliano giornalmente, che la notizia principale sia l’arresto di un presunto fotografo senza né arte né parte, condannato a otto anni per estorsione, specchio inequivocabile della nullità cerebrale, personaggio infimo e fatuo seguito solo dalle riviste di gossip e dai relativi acquirenti, prodotto di una sottocultura che nonostante gli sforzi non riusciamo a cancellare. L’hanno arrestato? Va bene, bastano due righe a metà tg: cosa ce ne può importare di più di questa sottospecie umana? E soprattutto, come può essere questa la notizia di apertura, la più importante? Basta, per carità, col giornalismo-feccia!

Grazie a Dio, nonostante Corona, abbiamo davanti a noi un mese di campagna elettorale, che man mano che ci avvicineremo al 24 febbraio si farà sempre più incandescente e “vastasa”. Potremo divertirci, pressoché ogni sera, con i vari Santoro, Floris, Vespa e compagnia bella, che ci propineranno, più o meno, le stesse facce di sempre: a parte Grillo, che le sue cazzate (come la soppressione dei sindacati) non le va a dire in televisione ma solo nelle piazze, avremo i soliti Monti, Bersani, Berlusconi, Finocchiaro, Tremonti, Maroni, eccetera. Ai quali si aggiunge, stavolta, una nutrita schiera di magistrati che hanno fatto il salto dalla Magistratura alla politica. Di magistrati che hanno lasciato il loro lavoro per amministrare, per la verità, ne avevamo già diversi: da Antonio Di Pietro e i suoi colleghl di “Mani pulite” D’Ambrosio e Gherardo Colombo, al sindaco di Napoli De Magistris, e prima ancora la Finocchiaro, Luciano Violante e Peppe Ayala, per ricordare solo i più famosi. Ora la schiera aumenta, con i vari Dambruoso, Ingroia eil bravo ex procuratore antimafia Piero Grasso.

Negli anni ’60 e ’70 i partiti avevano ognuno la propria scuola politica. Il PCI aveva la mitica scuola delle Frattocchie, dove venivano formati i futuri dirigenti e parlamentari. Oggi i tempi sono cambiati, e la formazione politica viene fatta in Magistratura, iniziale rampa per accedere alla politica. Non mi pare una bella cosa: validi magistrati che lasciano le proprie funzioni impoveriscono la qualità della Giustizia, già in gravissime difficoltà. Preferirei che rimanessero a fare il proprio difficile lavoro e anzi lo facessero ancora meglio. Ma si sa, le sirene di un prestigioso incarico politico difficilmente possono essere tralasciate.


Autore : Giulio Cordaro

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