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Corriere di Gela | Il concetto di legalità è relativo, non assoluto
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notizia del 29/01/2012 messa in rete alle 14:42:12
Il concetto di legalità è relativo, non assoluto

Negli ultimi giorni, da più parti, è stata usato spesso il termine “legalità”. Con riferimento alla rivolta siciliana degli agricoltori lo hanno usato il presidente di Confindustria Sicilia Ivan Lo Bello e qualche rappresentante tutto d’un pezzo del Codacons. Con la rivolta degli autotrasportatori che si è estesa alle regioni del nord, l’esigenza di “ripristinare la legalità” è stata riaffermata dal ministro dell’interno, Cancellieri, che si è anche preoccupata di telefonare a Bruxelles per rassicurare l’Europa: “State tranquilli, presto verrà ripristinata la legalità”. Ma cos’è la legalità, nel senso stretto del termine? I dizionari spiegano che è “il rispetto e l’osservanza delle leggi”. Fin qui tutto bene, ma il concetto è relativo, non assoluto, così come relativo è il concetto di “equità” sbandierato in questi giorni da Monti e dal suo governo. Quindi occorre domandarsi se, di fronte ad una legge ingiusta (o ritenuta tale) è sempre giusto osservarla, per rimanere nella “legalità” o, al contrario, è lecito disapplicrala. E ancora: chi stabilisce cosa è “equo” e cosa, invece, è iniquo? E’ forse equo che la tassazione di un’impresa, ad esempio, raggiunga il 62% degli utili? O forse sarebbe più equo che non superasse il 30% (ma dichiarando tutto e non evadendo)?

Sulla disobbedienza civile, che non è altro che l’inosservanza di leggi ritenute ingiuste, abbiamo i grandi esempi di Thoreau e di don Lorenzo Milani, ed altri innumerevoli esempi.

Pensiamo a Martin Luther King, che ha combattuto con forza le leggi ingiuste che negli Stati Uniti del secolo scorso trattavano i neri come cittadini di serie B. Per il potere di quel tempo, King viveva nell’illegalità, era un delinquente.

Un altro fulgido esempio di “illegalità” è stato Gesù Cristo. I Vangeli ci raccontano che, preso da furia incontenibile, cacciò dal Tempio di Gerusalemme i mercanti di pecore e buoi e i cambiavalute, tutta gente che operava “nella legalità” secondo le leggi dei Farisei e dei Sacerdoti al potere. Se vivesse ai nostri giorni, Gesù sarebbe fuori dalla “legalità” e oggetto delle critiche di Ivan Lo Bello e degli altri campioni della legalità di bandiera.

Dunque, attenzione ai termini e a come si usano, e alla presunzione di alcuni di avere solo certezze e pochi dubbi. Sono elementi che spesso, nella storia, hanno portato a regimi autoritari e dispotici.

Un’ultima annotazione. Si è molto dibattuto, nelle ultime settimane, della necessità che anche il Vaticano paghi l’Ici, e la incombente Imu, su tutti quei beni che non sono luoghi di culto o strettamente collegati ad opere di solidarietà sociale. La furbizia, in molti casi, ha avuto il sopravvento: alberghi e residenze gestiti da Opere Pie, parrocchie ed Enti di culto sono stati spacciati come luoghi religiosi. Bastava che in un albergo a quattro stelle ci fosse una stanza dedicata ad un Santo, con un altare e un inginocchiatoio, per ottenere l’esenzione Ici per l’intero albergo, magari di cento stanze pagate dagli utenti a prezzo normale. Qualche giorno fa il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, cardinale Bagnasco, ha fatto sapere al popolo italiano che “non pagare le tasse è peccato, e se lo fa un religioso è scandalo”. Alla luce delle furbizie già riferite, i religiosi peccatori sono tanti e rischiano di finire all’inferno. Cardinale Bagnasco, corra a confessarsi e a pagare la giusta penitenza: l’Ici degli ultimi cinque anni. Sarà così libero dal peccato e, nel contempo, buon cittadino.


Autore : Giulio Cordaro

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