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notizia del 30/06/2013 messa in rete alle 13:59:55
Pd gelese, stato confusionale o rivoluzione?
Le dimissioni del segretario cittadino del Pd e successivamente del capogruppo consiliare sono un segnale. Il segnale che il Pd gelese ha oltrepassato un dosso, una fase di equilibri stabili per passare ad una di equilibri instabili. E’ chiaro a tutti che il segretario dimissionario fu eletto quando il partito gelese era dominato dalla contrapposizione competitiva tra l’on. Donegani e l’on. Speziale, in un momento in cui lo scenario politico del Pd cittadino tentava un ricambio generazionale proiettato a competere sia in provincia che nella regione. Dopo le sorti elettorali e la inaspettata catalizzazione mediatica e popolare del Megafono, il Pd gelese ha incamerato ben altri contrappesi e ben altri equilibri, questa volta non tutti interni al partito ma contigui al suo perimetro.
La decrescita dell’Mpa, la diffusione del carisma di Crocetta a livello nazionale, l’esautorazione delle province nel panorama politico siciliano e la crescita delle aspettative di consiglieri comunali rodati da una maggiore familiarità con i temi comunali hanno determinato un cambiamento dei baricentri tematici e degli equilibri politici, fino ad approdare ad una incertezza tutta interna al Pd cittadino. La dimissione del segretario Romano segna questo cambiamento e pone due temi: capire qual è il nuovo baricentro tra Pd e Megafono, capire quali nuove componenti politiche cittadine devono sentirsi sostenitrici dell’esperienza della sindacatura Fasulo.
Questa è la sintesi di una lettura tattica della politica cittadina. Ossia di una lettura che guarda gli schieramenti e la loro voglia di pesare nel panorama amministrativo cittadino.
Ma un’altra lettura è possibile, quest’ultima prettamente politica, financo potenzialmente ideologica. Il Pd gelese è, da tempo, concettualmente paragonabile ad una officina. Una sorta di rimessa automobilistica ove si operano riparazioni, aggiustamenti ed, al massimo, rettifiche. Fuori dalla metafora il partito, da anni, dialoga di ordinario, dal linguaggio politico è passato al linguaggio amministrativo, o meglio, ad un linguaggio da sportello comunale, ha cioè concentrato le proprie energie nel pianificare la gestione quasi giornaliera della macchina comunale, lasciando che la politica partitica subisse una metamorfosi quasi “operazionale”. Disturba dirlo, ma la stessa relazione dell’ex-segretario cittadino si spinge a suggerire temi di rilancio sul “pomodorino grappolino” o del “carciofo violetto” che, francamente, in una relazione di sintesi politica denotano la metamorfosi citata. Attenzione, non è una metamorfosi addebitabile a singoli ma una metamorfosi collettiva, avallata da comportamenti e ragionamenti che tentano a sostituirsi ad organi amministrativi e, a volte, a mansioni comunali. Financo le proposte più innovative, come quelle di un assessorato all’industria e all’ambiente, non vengono chiarite rispetto agli obiettivi sottesi di strutturazione del rapporto Comune-Aziende, ma si presentano ponendo uno strumento come obiettivo, abdicando implicitamente all’obiettivo vero che con tale strumento organizzativo si vuole perseguire.
L’officina Pd è bell’e servita, percepita dai cittadini come il luogo ove si riparano o si correggono i difetti dell’ordinaria amministrazione.
Il Pd dovrebbe invece operare da Laboratorio, avere una visione politicamente caratterizzata, lasciare la responsabilità amministrativa lì dove deve essere (ci penseranno le elezioni ad esprimere i giudizi finali sull’operato della sindacatura) e operare a monte dell’amministrazione, con quelle caratterizzazioni sui temi gelesi che ormai nessuno fa più. Facciamo qualche esempio. Il tema dell’acqua è ormai diventato un tormentone da cui non si esce perché l’approccio è solo ed unicamente centrato sul costo delle bollette. Eppure i cittadini camminano sopra una bomba sanitaria, condutture fognarie che seguono percorsi adiacenti alle condutture d’acqua. Quest’ultime non garantiscono più gli otto metri di colonna d’acqua di pressione per prevenire contaminazioni da infiltrazione di liquami, anzi, la pessima abitudine di un uso sconsiderato di pompe aspiranti per ogni abitazione peggiora la tematica sanitaria. Prima di porsi il tema della disponibilità dell’acqua occorre porre il tema della sua distribuzione e degli investimenti che Caltacqua dovrebbe garantire sulla rete di distribuzione e sulle sue caratteristiche igienico sanitarie. Eppure il tema dell’acqua è sempre ancorato alla protesta sul costo che esautora i temi sanitari. Un partito dovrebbe sapere guardare certi temi anche dal punto di vista delle priorità e quella sanitaria è senz’altro la prima.
Il Pd cittadino non ha saputo darsi una connotazione di partito di sinistra con vocazione governativa. Gela è una città che ha sempre tentato di mantenere basse le tasse sui servizi. Quella sui rifiuti è la più bassa del comprensorio. Eppure di questo beneficiano tutti, cittadini benestanti e meno abbienti. Accade pertanto che il legittimo obiettivo di tener bassa la tassazione comunale determina una non proporzionalità dell’azione di tassazione rispetto alla condizione economica dei cittadini. Il Pd, come partito di sinistra a vocazione governativa, dovrebbe porre questioni di proporzionalità sulla tassazione, operare a livello consiliare per concentrare i vantaggi verso i ceti più deboli ed i ceti medi, non certo verso tutti. D’altra parte la questione delle entrate comunali è un tema diventato cardine, a cui un partito non può sfuggire. Gela non è in dissesto finanziario, a rischio commissariamento, solo perché gode delle royalties, otto milioni di euro l’anno che evitano il baratro all’amministrazione comunale. Questa “monocommittenza contributiva” è un’anomalia nascosta ed esplosiva perché non fa emergere il tema della politica delle entrate di tipo proporzionale ai redditi e alle proprietà. Il Pd dovrebbe sapere dire qualcosa di sinistra su questi temi.
Questi esempi ci dicono che se non si da una caratterizzazione al primo partito cittadino è chiaro che i temi di puro equilibrio tattico prendono il predominio, annichiliscono i temi della città e rendono il partito non dissimile da altri raggruppamenti elettorali. In tutto questo la componente giovanile del partito dovrebbe svolgere un ruolo non secondario, almeno introducendo i temi tipici della modernità, come i servizi allo studio e alla mobilità comprensoriale.
In sintesi un Pd laboratorio è una struttura che discute di tattiche dopo aver assolto alle proprie caratterizzazioni politiche.
Il primo segno di voler cambiare approccio consisterà nella scelta della reggenza del partito dopo le dimissioni del segretario cittadino. Se la reggenza verrà ricercata in alto il partito tenderà allo status quo. Se invece si affiderà la reggenza temporanea ai due attuali segretari dei circoli Pd, si darà un segnale di voler muovere dal basso responsabilità e ruoli, inducendo stimoli e fiducia verso i primi livelli di responsabilità della base del Pd, segnale iniziale di una reimpostazione concettuale di un partito dalle grandi potenzialità.
Autore : Sebastiano Abbenante
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