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Corriere di Gela | Storia contemporanea, una brutta storia
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notizia del 29/01/2007 messa in rete alle 13:39:01
Storia contemporanea, una brutta storia

Il “magnifico” rettore dell’Università di Catania, Recca, ha sicuramente il senso della provocazione, anche se forse difetta un po' nel senso dell’opportuno. Ma come? Viene invitato a Gela ad un convegno sul “polo universitario” cittadino e se ne esce annunciando la chiusura dei corsi a Gela? Corsi che, secondo lui, sono stati “un fallimento”?
L’annuncio ha sorpreso tutti: gli studenti, i Presidi delle facoltà interessate (che stavano programmando nuovi interventi a Gela), il Presidente della Provincia Collura, che infuriato ha parlato di “sciacallaggio politico”. Per tutti costoro l’esperienza di Gela è stata, finora, positiva. Peccato che nessuno lo abbia fatto capire a Recca, che è sicuramente rettore, ma forse non tanto “magnifico”.
Intanto, grazie ai potenti mezzi dell’amministrazione comunale, sta per partire il corso di laurea specialistica in Storia contemporanea. Non so se a Palazzo di Città hanno fatto uno studio sul rapporto costi-benefici di quest’ultimo corso: sembra che costerà
ben 250.000 euro per soli 20 iscritti, e non mi pare che potrà offrire grandi sbocchi occupazionali a coloro che lo frequenteranno, tranne forse qualche titolo in più per insegnare Storia negli istituti superiori.
Che strana la vita! A Gela, antica città della Magna Grecia che un tempo dominava l’intera Sicilia e tuttora ricca di vestigia scoperte e da scoprire, si va a studiare la Storia contemporanea. Invece a Vittoria, città con appena quattro secoli di vita, istituiscono un corso di laurea specialistica in Archeologia. Col risultato che i giovani gelesi futuri archeologi andranno a studiare in trasferta a Vittoria. Il tutto con buona pace di tutte quelle fanfaronate sull’università legata al territorio, ai suoi bisogni e alle sue caratteristiche.
La città sta morendo, non mi stancherò mai di ripeterlo, non c’è lavoro per i giovani, migliaia di persone si trasferiscono in altre regioni per tirare avanti, e noi cosa facciamo? Studiamo (in pochi) la Storia contemporanea. Trascurando, tra l’altro, settori che certamente sono più consoni alle tradizioni ma anche al futuro della città, come il turismo e soprattutto l’agricoltura. Specie ora che il buon Raffaele Lombardo, e con lui tutti al seguito, hanno riscoperto i problemi che il petrolchimico ha creato al comprensorio in materia di danni alla salute, malformazioni, inquinamento, e addirittura ne chiedono la chiusura degli impianti.
Il grande problema di Gela è lo sviluppo dell’occupazione, e su questo devono misurarsi le istituzioni e le forze politiche. Attenzione: sto parlando di occupazione, non di lavoro.
A Gela le due cose non vanno di pari passo, se è vero (ed è vero) che alcune decine di operai assunti dal Comune con un progetto trimestrale hanno firmato ogni giorno i fogli di presenza senza però lavorare concretamente. Quindi, occupati ma non lavoratori. Probabilmente non per colpa loro ma perché al Comune non c’era nessuno che dicesse loro quello che dovevano fare. Abbiamo inventato un’altra novità: il lavoro virtuale.


Autore : Giulio Cordaro

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