 |
||||||||||||
 |
||||||||||||
|
 |
| notizia del 05/03/2007 messa in rete alle 13:32:26 Onorevole? Ma mi faccia il piacere... Più osservo i protagonisti del teatrino di infima categoria a cui si è ridotto il Parlamento della Repubblica, in entrambi i suoi rami, e più non capisco per quale motivo la stampa e gli addetti ai lavori si ostinino a chiamare questa gente “onorevoli”. Onorevoli di che cosa? Onorevoli per quale motivo? La patente di “onorevole”, per uso comune, la si conquista con i voti: chi ne ha di più, e riesce a farsi eleggere alla Camera o all’Assemblea Regionale, dal giorno dopo fa modificare i biglietti da visita, gli elenchi telefonici, la carta intestata, e aggiunge con la velocità di un jet supersonico il magico titolo. Peccato che, in molti casi, nei fatti questo “onore” non sia facilmente riscontrabile nei comportamenti politici di questi “patentati”, che troppo spesso si dimenticano delle promesse fatte agli elettori e si lasciano andare nella spasmodica gestione del potere per sé stessi e per il ristretto gruppo di amici che li ha supportati nell’ascesa. Ma c’è di più: gli “onorevoli”, anche se di partiti diversi o addirittura di diverse coalizioni, usano scambiarsi tra di loro favori che possano perpetrare la singola fetta di potere da ciascuno detenuta. Ogni tanto, sulla stampa, “tuonano” contro gli avversari, ma il più delle volte è per alzare il prezzo di qualche richiesta particolare, perché nelle segrete stanze, lontano dai clamori e soprattutto dai giornalisti, tessono le loro trame con abilità tale che farebbe arrossire di vergogna la stessa Penelope. Anche quando sembra che siano in letargo, non è così: stanno pensando. E in prossimità di consultazioni elettorali la loro attività si fa frenetica, nel tentativo (che quasi sempre riesce) di far credere al popolo bue che hanno fatto tanto per migliorare la vita della collettività, per creare sviluppo, occupazione, legalità, eccetera. Anche chi non può fregiarsi della patente di “onorevole” si comporta in modo simile, con qualche dovuta eccezione: in politica lo spirito di emulazione è forte e continuo. Così, nel loro piccolo, decine e decine di cittadini che per anni hanno subito senza protestare le angherie degli “onorevoli”, in prossimità di consultazioni amministrative vengono convinti a “dare un contributo” ai programmi di qualcuno, accettando di candidarsi in liste prive di specifici programmi ma cariche di propositi di perpetuazione del potere dei soliti “rais” della politica. Anche a Gela sta accadendo tutto questo, alla vigilia delle amministrative di maggio. Attenzione, però: chi volesse candidarsi stia bene attento a ciò che fa e soprattutto valuti bene a quale lista aderisce. Se aderisce ad una delle liste che appoggiano il Sindaco uscente, nessun problema: sarà ricordato fra i costruttori del “rinascimento” gelese e tra i fautori della legalità. Se invece aderirà ad una delle liste non collegate al Sindaco uscente, è probabile che venga sospettato di dare una mano a mafiosi ed estortori. Questo dubbio, in verità, ce l’avevo da qualche tempo, ma la certezza mi è venuta proprio dal Sindaco uscente, che qualche giorno fa ha dichiarato che la mafia vuole impossessarsi nuovamente del Comune, e lo farà “sotto mentite spoglie”, utilizzando cioè persone non compromesse che tenteranno di vincere le elezioni. Il messaggio è chiaro: chi lotta per la legalità appoggia il Sindaco uscente, chi invece lo contrasta è mafioso o, nella migliore delle ipotesi, colluso. Quindi, se volete candidarvi, ponderate bene la vostra scelta di campo: se il Sindaco ha affermato questo teorema, come potrà sbagliarsi? Autore : Giulio Cordaro » Altri articoli di Giulio Cordaro |
 |
In Edicola |
 |
 |
|
Newsletter |
||
|
|
Cerca |
||
|
||
|
|
 |
Informa un Amico |
 |
Stampa la Notizia |
 |
Commenta la Notizia |
 | |
| 㯰yright 2003 - 2024 Corriere di Gela. Tutti i diritti riservati. | Powered by venturagiuseppe.it |