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Corriere di Gela | Il consiglio comunale torna ad arrancare
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notizia del 26/03/2011 messa in rete alle 13:07:59
Il consiglio comunale torna ad arrancare

Ennesima seduta consiliare conclusasi con un nulla di fatto per mancanza di numero legale. Il Consiglio avrebbe dovuto deliberare la revoca di un atto concernente la convenzione e la concessione del diritto di superficie all’Iacp in conseguenza della sentenza del Tar che ne aveva accolto il ricorso. Si trattava di un atto importante come sottolineato da diversi consiglieri, solo che si è arrivati in aula in ordine sparso, ciascuno con una propria proposta e addirittura con un emendamento, nonostante il problema fosse stato affrontato in sede di riunione di capigruppo con la partecipazione dell’amministrazione e del dirigente. A denunciare questi comportamenti ingiustificati è stato Terenziano Di Stefano (Mpa), dopo gli interventi di Lo Nigro, Gulizzi, Gallo, Collorà, Di Dio e Pingo. Il suo disappunto non era rivolto ad alcun consigliere specifico, ma ad un costume che continuamente si ripete ogni qualvolta che c’è da votare un atto importante come quello da esitare. Infatti dopo la sentenza del Tar c’era da sanare una certa situazione sul piano del diritto amministrativo e pubblico. Purtroppo non si sa se per negligenza o per cattiva o superficiale interpretazione della legge sulla casa, la 865 ex articolo 35, era venuto fuori che i titolari degli alloggi popolari che avevano chiesto di riscattare la propria abitazione, avevano trovato delle grosse difficoltà per alcune incongruenze dovute alla cattiva applicazione della legge. Qualcuno ha affermato che era stato negato il rogito notarile.

Il Tar ha messo così fine alla questione accettando il ricorso dell’Iacp disponendo la revoca di alcuni atti deliberativi del Comune di Gela perché non conformi alla normativa vigente. Il Consiglio avrebbe dovuto quindi approvare il nuovo schema di convenzione e concedere il diritto di superficie “ora per allora”, trattandosi di alloggi ormai già realizzati da decenni.

L’amministrazione, rappresentata dall’assessore Giuseppe D’Aleo, aveva predisposto un atto che sostanzialmente avrebbe “sanato” gli atti consiliari “incriminati” precedentemente posti in essere. “D’accordo per le rimostranze nei riguardi dell’assenza del dirigente – ha detto Di Stefano – d’accordo anche per alcune argomentazioni dei consiglieri che mi hanno preceduto, ma come mai questi quesiti vengono posti questa sera, mentre potevano essere posti molto prima? Perché non lo hanno fatto nel corso della conferenza dei capigruppo? Ora addirittura mi si vengono a proporre degli emendamenti. Il che presuppone che la seduta debba essere nuovamente rinviata. E’ da un mese che l’atto è negli uffici di presidenza. C’era tutto il tempo di prenderne visione, studiarlo e poi proporne eventuali modifiche. Tutto langue, si doveva affrontare il problema del piano paesistico di cui non si sa più nulla. Giustamente la città se la prende col consiglio comunale. Come mai l’atto, l’hanno avuto i capigruppo, è andato in commissione e adesso stiamo qui a rivedere le cose se non a rinviare la seduta. Datemi una spiegazione”. Che sia l’opposizione a muovere appunti è plausibile, ma che certe argomentazioni vengano dai banchi di maggioranza proprio nel momento in cui si deve deliberare lascia tutti molto perplessi. Anche il cronista fa fatica a capire cosa ci sia sotto certi comportamenti. Fa bene il consigliere Gallo del Gruppo Sicilia quando afferma che quella attuale è una “maggioranza che non c’è” pur forte di 24-25 consiglieri.

Ad inizio di seduta il presidente Peppe Fava, alla presenza di diciassette consiglieri, dopo avere letto lo schema dell’atto deliberativo da votare, ha concesso la parola ai consiglieri che l’avevano chiesta. Per primo ha parlato il socialista Piero Lo Nigro che ha ringraziato l’assessore D’Aleo per la disponibilità a fornire tutti i chiarimenti necessari e per avere accettato le proposte di rettifica dell’atto richiestegli. Ma Lo Nigro ha anche sottolineato di registrare ancora una volta l’assenza del dirigente e alla fine del suo intervento ha chiesto una relazione merito da cui si evinca se ad oggi esistano ancora ricorsi pendenti da parte dei proprietari di aree espropriate ed infine, considerato che l’amministrazione era assente alle udienza del Tar momento, un’altra relazione d’ufficio che giustifichi l’assenza del sindaco in giudizio.

L’assessore D’Aleo, rammaricato per le accuse di incompetenza ingiustamente ricevute dal consigliere Di Dio (un organo burocratico che va avanti alla carlona!) ha fatto appello almeno alla sua buona fede e dopo avere riconosciuto l’errore di non avere allegato all’atto la sentenza del Tar, ma di essersene subito fatto carico, ha tenuto a precisare che adesso con l’approvazione del nuovo atto, ci sono tutte le condizioni perchè i titolari degli alloggi dell’Iacp potranno effettuare ogni seria trascrizione in conservatoria compreso l’atto di riscatto del proprio appartamento.

Gulizzi (Pd) ha spiegato che nel 2008 il dirigente fece una forzatura nello schema di convenzione, quando fu scritto che “a titolo compensativo del pregiato valore delle aree concesse all’Iacp in diritto di superficie, quest’ultimo cede al Comune di Gela in piena proprietà gli alloggi posti al primo piano dello stabile”.

Gallo si è pregiato del fatto di essere stato lui a porre quel problema perché alcuni cittadini che abitavano nelle case popolari gli avevano evidenziato quella circostanza.

Collorà si è chiesto se non fosse il caso di fare anche un’analisi politica oltre che tecnica. “Gli atti che si portano in aula – ha detto – devono avere il crisma della certezza del diritto. Se poi si va a leggere la norma ex articolo 35 della legge 865/71, occorre che il Consiglio comunale oltre ad approvare lo schema di convenzione, contestualmente deve concedere il diritto di superficie sulle aree dove è ubicato il programma costruttivo. Infine non ho mai votato un atto ora per allora. Non posso assumermi una responsabilità verso i cittadini per atti nei confronti dei quali sono estraneo”. Di Dio ha manifestato tutta la difficoltà ad intervenire. “Non c’è cosa più bella – ha detto – quando vengono rispettate le procedure. Il modus procedendi di questa amministrazione non mi convince. Si va avanti a braccio, non c’è una programmazione a monte e questo è il motivo per cui si commettono dei pasticci. Adesso si procede ad una sanatoria. L’organo del civico consesso non è il luogo delle sanatorie. Condivido una parte del discorso di Gulizzi, ma il Comune non può tagliare ai cittadini perché incorre in un arricchimento indebito. A fronte di questa sanatoria ci troviamo tra l’incudine e il martello. Stasera mi trovo in difficoltà di sposare la causa di Gulizzi e Collorà”. Anche la Pingo è stata molto critica per gli errori in cui si incorre sempre ed ha fatto appello all’amministrazione di operare bene per il futuro.

Gulizzi riprendendo la parola e ritenendo che i consiglieri non posso assumersi responsabilità che non competono ha proposto un emendamento consistente nell’abolire dal dispositivo della delibera la dicitura “ora per allora”. A quel punto è stato proposto il rinvio della seduta di qualche giorno, ma ad appello effettuato, è venuto a mancare il numero legale.


Autore : Nello Lombardo

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