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Corriere di Gela | Il sindaco che verrà
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notizia del 30/11/2009 messa in rete alle 13:06:55
Il sindaco che verrà

Hanno avuto inizio le presentazioni dei candidati sindaci di Gela. Pertanto si sta passando da una fase di valutazioni di carattere generale, sulle opportunità che Gela dovrebbe cogliere, alla fase di presentazione dei candidati di partito da parte dei notabili politici che li appoggiano. Il rituale è noto. Il singolo candidato si presenta come punta di una squadra partitica che, a priori, assegna alla città la sua medicina e la cura prevista. Continuando il paradigma sembra che la “medicina politica” prescriva i farmaci senza analizzare i sintomi della malattia e farne una diagnosi. Insomma senza una diagnosi, senza l’anamnesi, ma solo la cura. Anzi solo il farmaco, rappresentato appunto dal candidato a sindaco.
Questo rituale è ormai logoro: il cittadino o si disaffeziona ancor prima di sentire inviti ed esaltazioni o si accoda nella speranza di procacciarsi dei ritorni, individuali appunto. Con tale processo si ripete più che un atto democratico compiuto, un rituale stancante e poco augurante. Posto ciò per rendere anticonvenzionale la discussione sul candidato sindaco proviamo a discutere non su nomi o aree politiche ma su requisiti, presupposti e linee di condotta che un candidato alla sindacatura dovrebbe avere, prescindendo dalla bagarre di rapporti, condizionamenti, opportunità che nella bassa politica purtroppo resistono.
La prima considerazione di partenza: Gela è una città cnescando processi virtuosi, deve sapere che una città di 90.000 abitanti con una economia prevalentemente localistica, un sottodimensionamento delle infrastrutture di trasporto e comunicazione, una sorta di isolamento dai circuiti del turismo e dello sviluppo innovativo, una atavica refrattarietà alle regole, ha, di fatto, una complessità intrinseca.
Questa considerazione non è banale perché serve a diradare il campo dall’assunzione che possa trovarsi un “personaggio della provvidenza” a cui attribuire soluzioni rapide e perfette dei temi che fanno soffrire Gela. Anzi, aggiungo, ricercare un sindaco “stregone” o al limite talentuoso non fa altro che generare i presupposti di una illusione continua, seguita da rancori e conseguente qualunquismo.
Altro presupposto è che il candidato sindaco non sia “monotematico”. Troppo spesso abbiamo assistito a tematiche usate in politica come “cavalli di battaglia” per accentrare l’attenzione dei cittadini su temi di grande importanza. Spesso tali temi sono stati realmente importanti per la città, ma paradossalmente è come se avessero assorbito tutte le altre attenzioni che invece altri temi richiedono e che comunque incidono nella vita dei cittadini. Quindi l’auspicio di un sindaco meno monotematico e con una visione di insieme. Bene, se il talento, il miracolismo, la monotematicità sono da evitare, quali requisiti è bene ricercare nei candidati più promettenti?
Principalmente uno, anzi due tra loro sinergici: la capacità organizzativa e la capacità di analisi sociale. La seconda è un requisito importante, da adoperare proprio in campagna elettorale. Il cittadino non vuole conoscere solo le alleanze politiche o le invettive tra competitori, vuole un’analisi sociale e politica, vuole cioè sapere quale leve è opportuno manovrare per far evolvere la nostra città. Vuole un’anamnesi della città che non è, sic et simpliciter, un programma è qualcosa di più, è l’esternazione ragionata di quali poteri forti regnano in città, legali e non legali, quale rapporto l’istituzione deve tenere con essi e quali correttivi vanno intrapresi, sapendo che non solo con gli obblighi si amministra ma anche con l’innesco di processi virtuosi. Un’analisi sociale è quindi obbligatoria per consentire poi di parlare di programmi e obiettivi. Dicevo della capacità organizzativa, sinergica al requisito precedente. Il sindaco è un individuo e per quanto abile, non può amministrare senza una struttura organizzata. La capacità organizzativa è l’altro secondo presupposto e va inteso come l’attitudine e l’esperienza nello strutturare una macchina comunale che sappia operare con efficacia, con autonomia e nel rispetto delle regole. Un esempio per chiarire. La recente mozione del consigliere Gulizzi in merito alla Tarsu da applicare al sito industriale dell’Eni a Gela, prima di essere letta come un atto di intuito amministrativo (che comunque dovrà essere valutato e approfondito negli esiti) viene letta come un’anomalia amministrativa. Non un consigliere comunale dovrebbe porre tali temi ed innescare un’indagine amministrativa se la macchina comunale fosse strutturata efficacemente. E anche ponendo il tema in Aula, si ci aspetterebbe un parere dell’amministrazione comunale netto e preciso. Insomma il cittadino non analizza solo i temi ma anche la loro genesi e si aspetta che le strutture preposte esprimano proprio in questi casi la loro competenza in materia, sottraendo ad eventuali usi potenzialmente strumentali tematiche che invece richiedono certezza. Anche perché le aziende spesso non chiedono di pagare meno, ma regole certe. Un sindaco che istituisca un assessorato all’industria che dialoghi in maniera strutturata con la più grande industria del territorio è anch’esso un auspicio nella direzione della capacità organizzativa. Va da sé che avere senso dell’organizzazione significa anche far crescere le competenze che circondano il sindaco e questo è un atto di lungimiranza che un politico vero dovrebbe sempre esprimere.
Un’altra competenza può essere richiesta. E quest’ultima è una competenza in linea con la modernità. Gela non evolverà mai se continua a rivoltarsi su se stessa. Voglio dire che la ricerca di risorse è oggi la vera problematica principe. La politica nazionale ne è contraddistinta in negativo: ottimizzazione senza reperimento di risorse. Anche i ministri dell’attuale governo se ne sono resi conto e contestano Tremonti su tale linea. Pertanto Gela, se vuole realmente evolvere deve reperire risorse, non quelle esangui delle casse comunali, che non innescano nessun vero cambiamento, ma quelle reperibili nei circuiti internazionali del business. Oggi, dopo che Gela è stata inserita nelle città che beneficiano delle zone franche urbane (22 in tutta Italia), occorre che il comune selezioni accuratamente le aziende da inserire in tali benefici, con un’ottica non localistica ma internazionale. Il sindaco dovrà esprimere una capacità da “ministro degli esteri cittadino” agganciando quei circuiti di business che sono interessati ad investire nel nostro territorio con progetti di ampio respiro. Solo inserendo Gela in contesti internazionali si innescano evoluzioni e non palliativi. La capacità di correlarsi con altra imprenditoria, di esprimere strumenti di controllo e verifica (perché più è alta la sfida, maggiori devono essere le verifiche che la macchina comunale deve esprimere) è il presupposto per governare il futuro della città. Altrimenti si ha solo una politica di succedanei e palliativi.
Riassumendo, l’auspicio è per un sindaco non talentuoso ma competente, non monotematico ma politematico, che esprima un’analisi sociale della città ed una propensione alla organizzazione della macchina comunale, non ultimo con l’attitudine ad inserire Gela in business internazionali. Gela è una città con una dicotomia sociale: molti cittadini non competenti ma propensi al palcoscenico e pochi veramente competenti ma non intraprendenti. Ci basterebbe un po’ più di intraprendenza per questi ultimi.


Autore : Sebastiano Abbenante

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