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Corriere di Gela | Quando ci si riduce a chiedere il lavoro alle madonne
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notizia del 08/06/2013 messa in rete alle 12:42:02
Quando ci si riduce a chiedere il lavoro alle madonne

Più è acuta la crisi economica, più avara di soluzioni è la politica, più ci si gira intorno senza trovare scappatoie alla disoccupazione e alla necessità del pasto quotidiano, più ci si rivolge al soprannaturale nel tentativo di trovare un po’ di conforto. Ed ecco allora arrivare in città le effigie della Madonna di Medjugorje e della Madonna di Fatima, la reliquia tessile di Giovanni Paolo II; ecco qualche centinaio di fedeli che si recano in processione a Bitalemi per chiedere alla Madonna “il lavoro”.

A parte il fatto che non capisco perché la Madonna (che comunque è una ed una soltanto) dovrebbe rispondere agli appelli dei gruppi di preghiera gelesi e non a quelli dei fedeli di Licata o Sommatino, credo che gli appelli al lavoro i fedeli dovrebbero farli soprattutto agli individui che gli stessi hanno delegato ad occuparsi dell’amministrazione, ad ogni livello, delle loro comunità. Probabilmente gli interlocutori, di sicuro più visibili, potrebbero (???) dare qualche risposta. A partire, ovviamente, da un’amministrazione comunale che avrebbe bisogno di una marcia in più e da un consiglio comunale che sembra sempre più afflitto da assenteismo acuto. Ormai la maggior parte delle sedute si conclude per mancanza del numero legale, o addirittura non si svolge per assenza di buona parte dei consiglieri. Signori, dico, ve l’ha ordinato il medico di fare i consiglieri comunali?

Se non ricordo male, siete stati voi a proporvi agli elettori, a chiedere con insistenza il voto per farvi approdare a Palazzo di Città, a chiedere di essere delegati a rappresentare le istanze dei cittadini.

E ora, per motivi politici o lobbisti, vi assentate? Ma andate a lavorare, diamine, e se vi siete scocciati dimettetevi! Smettetela coi soliti giochetti di abbandonare l’aula quando certi argomenti non vi convengono, e abbiate il coraggio di modificare il regolamento del consiglio comunale, prevedendo la decadenza dei consiglieri che si assentano o lasciano l’aula senza adeguata giustificazione. So che sto dicendo una sciocchezza, perché sarebbe come il branco di lupi che stabilisce di non mangiare più agnelli, ma sappiate che state dando una pessima immagine di voi stessi e della città che rappresentate.

Una città, la nostra, che continua a viaggiare sull’onda delle contraddizioni. Il settimanale “L’Espresso”, la scorsa settimana, ha pubblicato un servizio sull’alta incidenza di malattie tumorali e malformazioni causate, pare, dal petrolchimico. Ha pubblicato una foto, a corredo dell’articolo, di un pezzo di spiaggia invaso dal catrame. Si è detto che era una foto di trent’anni fa, ma il fotografo ha replicato che è del 2010, e che le macchie nerastre non sono catrame ma l’effetto fotografico della sabbia bagnata.. Comunque sia, le trombe dei lanzichenecchi locali hanno suonato il canto di guerra contro la foto, e a ragione. Anche la Procura del Tribunale è intervenuta spiegando il grande lavoro che ha fatto e che fa in campo ambientale. Stranamente, però, nessun dibattito si è aperto sui dati (già da noi ben conosciuti) relativi a tumori e malformazioni. Forse perché è intervenuta la tacita rassegnazione dei più? Nel 2002, quando la vicenda del pet-coke provocò la rivolta popolare con annessi blocchi stradali, il grido dei rivoltosi era “meglio malati che disoccupati”. A distanza di undici anni, sono stati accontentati: i malati abbracciano quasi tutti i nuclei familiari. Nel frattempo il petrolchimico dà sempre meno occupazione e la sua incidenza, nell’economia gelese, è ormai ridotta sempre di più, anche se la sua presenza impedisce altre forme di sviluppo economico che potrebbero essere programmate diversamente. E allora, converrebbe protestare in massa per accelerare il dibattito sugli studi sanitari, mettere all’angolo l’ENI una volta per tutte, pretendere il rispetto della salute dei cittadini.

Diamoci una mossa. Non ci sono alternative. O forse sì: ognuno preghi la Madonna che preferisce: di Fatima, di Lourdes, di Medjugorje, delle Grazie, d’Alemanna. Finchè campa…


Autore : Giulio Cordaro

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