|
notizia del 07/03/2009 messa in rete alle 12:29:30
Il Comune di Gela si schiera contro il Muos
La nuova installazione voluta dalla Marina militare statunitense non dovrà sorgere per nessun motivo: questo, in sintesi, è stato il prodotto scaturito dal vertice, tenutosi a Niscemi, convocato dal sindaco della stessa città, Giovanni Di Martino, al quale hanno solidalmente presenziato autorità istituzionali di ogni livello (comunali, provinciali, regionali, nazionali).
Niscemi, insieme ai comuni limitrofi (Gela, Caltagirone, Butera, Mazzarino, Riesi,Vittoria), decide di fissare una priorità: opporsi con ogni mezzo democratico alla protervia dei vertici militari d’oltreoceano e delle autorità nazionali.
Da alcune settimane, infatti, il dibattito pubblico in tutto il comprensorio (inclusa Gela) si è attestato su una simile questione, delicata e complessa, ed al contempo prioritaria per il destino dell’intero territorio destinato ad ospitare l’ormai noto MUOS (Mobile User Objective System).
Gli intervenuti all’appuntamento niscemese hanno esposto i rispettivi punti di vista nel tentativo, prioritario, di individuare la soluzione ad un problema, forse troppo tardivamente giunto alla ribalta politico-istituzionale.
Allo stato attuale i massimi vertici territoriali e nazionali sono giunti ad alcune conclusioni: l’obiettivo fondante deve essere quello di costituire una solida struttura di raccordo mediante la formazione di un coordinamento che unisca tutti i primi cittadini dei comuni in lotta, da affiancare ad un altro che interessi, invece, i rispettivi Consigli Comunali; l’azione, però, non può essere limitata al solo livello locale, bensì deve necessariamente espandersi sia sul piano regionale che su quello nazionale.
L’interesse generalizzato verso il problema Muos è stato concretamente testimoniato dalla presenza di alcuni parlamentari nazionali (Marilena Samperi e Giovanni Burtone del Pd), regionali (Miguel Donegani dello stesso Partito Demoratico), oltre che di taluni esponenti dell’assise provinciale, componenti della Commissione territorio.
Il sindaco di Niscemi, Giovanni Di Martino, ha voluto soprattutto ricordare ai presenti l’estremo bisogno di un’incisiva opera ad ogni livello a salvaguardia della salute pubblica, in un territorio già fortemente compromesso: fattore messo in risalto dall’imponente manifestazione popolare, svoltasi la scorsa settimana proprio all’interno del piccolo centro nisseno, alla presenza di svariate realtà, politiche ma anche sociali, con la presenza tra gli altri, in rappresentanza del Comune di Gela, del Vicepresidente del Consiglio Comunale, Dionisio Nastasi.
L’ostacolo più arduo da affrontare è sicuramente costituito dalla sussistenza di procedure realizzative, dirette dai vertici militari statunitensi ed approvate dalle competenti autorità nazionali, già in atto, e proprio per simili ragioni, difficilmente bloccabili, a causa, peraltro, di un nullaosta alla valutazione d’incidenza rilasciato dallo stesso Comune di Niscemi.
Dunque che fare? A fronte di lavori finalizzati alla realizzazione del sistema Muos (comprensivo di tre grandi antenne radar circolari con un diametro di 18,4 metri e di due torri radio dell’altezza di 149 metri), secondo diverse fonti, già avviatisi il 19 Febbraio dello scorso anno e di uno stanziamento complessivo pari a 43 milioni di dollari, si dovrebbe ritenere impensabile ogni soluzione diversa dalla creazione della struttura per comunicazioni militari.
E gli interessi della popolazione stanca di subire scelte imposte dall’alto?
E l’assenza di precise risposte sul perché, ad esempio, si sia repentinamente stabilita la variazione della sede prescelta (da quella originaria della base Sigonella a quella della Riserva Orientata “Sughereta” di Niscemi)?
E l’assoluto silenzio sulle possibili conseguenze, in termini di danni permanenti alle persone, scaturenti dalle potenti onde elettromagnetiche emanate dall’impianto (così come riportato in alcuni rapporti commissionati dal comando militare U.S.A.)?
Il Comune di Gela, per bocca dei suoi massimi esponenti, si è, come già rilevato, schierato con fermezza a fianco di quello di Niscemi: fermo nella volontà di non accettare ulteriori soprusi ai danni dei cittadini e della loro salute.
Il confronto, esaminando le componenti in gioco, si presenta tutt’altro che agevole, considerando anche la volontà espressa, prima dal governo Prodi, e successivamente da quello attualmente in carica, caratterizzata dall’indiscusso appoggio alle iniziative militari statunitensi in territorio italiano.
L’apparente difficoltà non farà certamente demordere tutte quelle forze veramente interessate ad impedire la completa militarizzazione del territorio: il conflitto tra movimenti popolari e strutture militari non è di certo mancato, anche in tempi recenti, nel nostro paese così come in Sicilia; sono ancora operativi, infatti, tutti i soggetti (istituzionali e non) che si oppongono all’ampliamento della base statunitense di Vicenza, così come del resto potrebbe rivelarsi utile mutuare le pratiche non violente attuate, in un passato tutt’altro che remoto, a pochi chilometri di distanza dal territorio nisseno, ovvero nella storica opposizione di Comiso alla base Nato sorta in quella stessa zona ed oggi convertita in aeroporto civile.
L’intera vicenda, quindi, promette molteplici evoluzioni, anche assai sorprendenti.
Autore : Rosario Cauchi
» Altri articoli di Rosario Cauchi
|
|
|
In Edicola |
|
Cerca |
Cerca le notizie nel nostro archivio. |
|
|
|
|