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Corriere di Gela | Una nuova fase dopo la maratona elettorale
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notizia del 18/06/2008 messa in rete alle 12:18:00
Una nuova fase dopo la maratona elettorale

La lunga fase del rinnovo della classe dirigente della politica nazionale, regionale e provinciale è finita. In funzione dei punti di vista qualcuno potrebbe dire “finalmente”. In realtà sono stati mesi di profondi cambiamenti di scenario politico e di riscoperta, se non di nuovi valori, certo di nuove strategie. Finito lo stress per i candidati, la frenesia di partecipazione per gli appassionati, l’incombenza di decidere per chi votare per gran parte degli elettori e non ultime le migrazioni di candidati da un parte politica ad un’altra, si ritorna alla gestione classica del “reale” nella quale tutte le attese vengono diluite nell’ampio spazio temporale che ci separa dai successivi rinnovi della classe politica dirigente. Eppure non si potrà dire che qualcosa non è cambiato e per tutti i candidati, ed in particolare quelli che la nostra città ha saputo esprimere a ruoli istituzionali, si impone una riflessione non semplice, comune a tutti gli schieramenti e sulla quale non sarà possibile, per loro, non assumere una decisione.
Mi riferisco a ciò che in Italia è emerso, come denominatore comune, nelle centinaia di crisi, grandi e piccole, su cui i cittadini invocano soluzioni o anche interventi di mitigazione, consapevoli della complessità dei problemi.
Due i fattori di novità dello scenario italiano, ormai sia nazionale che locale. Il primo fattore: quantunque il ricorso al localismo ed alla perimetrazione dei propri spazi di “civiltà” sia la tendenza della politica nazionale, i problemi che incidono sulla vita quotidiana dei cittadini hanno valenza e genesi globale. Il caro petrolio con la sua finanziarizzazione speculativa, i flussi migratori non intaccabili se la gente scappa dalla morte certa, la crescita smisurata dei prezzi dei beni alimentari primari, l’incapacità di intervenire sulla produttività delle nostre aziende che non investono più in innovazione e ricerca, la precarizzazione del lavoro che incide di fatto sulla demografia del nostro popolo, i mutamenti climatici i cui effetti si notano anche nell’area mediterranea e tanti altri, costituiscono ormai una lista non breve di temi irrisolti, su cui neppure una strategia è stata individuata ancor prima di essere concertata. Da qui politiche di contenimento, al più nazionali, ma assolutamente incapaci di agire sulle cause anche nel lungo periodo.
Secondo fattore: una generale assenza di fiducia del cittadino verso le istituzioni, una classe politica che si confonde ed entra in commistione con quella amministrativa dando prova di inefficienza e quasi di aleatorietà rispetto alle urgenze. Il caso dell’immondizia della Campania trova il suo fulcro nella decennale mancanza di fiducia della popolazione nella gestione delle discariche più che sulla ritrosia a non averle vicine.
Da questo scenario, che è globale, nazionale e locale insieme, deriva una indicazione importante da non sottovalutare per le nostre rappresentanze locali. I cittadini si sono abituati a giudicare i propri rappresentanti politici in funzione degli obiettivi (spesso semplici realizzazioni infrastrutturali) a cui si legano ed al loro conseguimento. Certamente è un parametro di valutazione, ma oggi forse neanche l’unico, e forse neppure il più importante. Oggi al cittadino serve riacquistare fiducia nelle istituzioni e nelle regole, questo perché si è capito che la realizzazione degli obiettivi di una cittadinanza non sono più a breve periodo, richiedono tempi tipicamente medio lunghi. Altrimenti sono obiettivi non assestati, come dire obiettivi “raggiungibili” ma non “mantenibili”. Quello che oggi serve è che i cittadini fruiscano di obiettivi consolidati che diano sicurezza alle generazioni, che sostituiscano il senso di precarietà e di mancanza di sicurezza con fiducia nella sostenibilità della vita per sé ed i figli. Per questo serve una classe di politici che, per ridare fiducia, investano prioritariamente sugli stili di comportamento, su politiche che si correlino con fenomeni più ampi e non locali, con la rappresentazione del rispetto delle regole su di sé e quindi sugli altri. A questa nuova classe politica si richiede una maturazione e uno sforzo eccezionale. Ma guardando alla lezione che viene dal panorama nazionale recentemente mutato, ove la scelta di semplificazione del quadro politico è derivata da scelte di stile e di assunzione del rischio da parte di un partito politico, allora tale prospettiva non è del tutto impossibile.
Quello che si chiede ai nostri rappresentanti è che non cavalchino i microproblemi, perché la risoluzione di essi è effimera e genera sfiducia in caso di ricaduta; abbiano la forza e la volontà di correlarsi ai grandi temi politici che, se pur richiedono tempi più ampi per valutare i benefici, assicurano più stabilità alle soluzioni. Non è vero che le soluzioni localistiche sono sinonimo di concretezza e di risoluzione. Nel lungo tempo possono fallire e aumentano il senso di sfiducia dei cittadini.
Bisogna lavorare sulle infrastrutture ma, non secondariamente, anche su una visione di sviluppo del nostro territorio che deve essere raggiungibile nei fini e mantenibile nell’assetto. Meglio obiettivi che si riescono a mantenere e consolidare che effimere impennate realizzative che non riescono a gestirsi nel tempo: la potabilità dell’acqua oltre che la sua continuità di erogazione, la viabilità a misura d’uomo, la salvaguardia dell’ambiente da inquinamenti visibili o subdoli, gli spazi sociali di aggregazione e svago per la popolazione, l’abnorme proliferare di un’edilizia a cui nulla si nega e le infrastrutture di un’industria locale che non decolla, tutti temi che la nostra città da troppo tempo tenta di risolvere e che si ripropongono ripetutamente e sempre peggiorati negli effetti.
Specialmente i nostri nuovi rappresentanti, quelli che rivestono per la prima volta nuove cariche e che sentono di appartenere a generazioni non troppo sperimentate, devono adesso sforzarsi di adottare un nuovo stile, una nuova visione del futuro, sapendo che i cittadini sono anch’essi cambiati, meno accondiscendenti del passato, più sfiduciati ma anche più attenti ai comportamenti ed alle competenze.
I presupposti per dare questi segnali possono esserci, purché questo stile si ponga come priorità dell’azione politica che da oggi dovrà svelare se stessa per i prossimi anni di gestione della cosa pubblica. E gli scenari che si profilano non ci consentiranno di essere teneri nei giudizi verso i nostri rappresentanti.


Autore : Sebastiano Abbenante

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