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notizia del 30/04/2005 messa in rete alle 12:18:40
Pirandello alla Condotta agraria
Se un qualsiasi cittadino si reca presso gli uffici dell’Inps per chiedere l’indennità di disoccupazione o per altri motivi, gli danno un modello da compilare. Se va alla Camera di Commercio per iscriversi in un Albo o Registro, o per dare esami di abilitazione, gli danno un modello da compilare. Se all’Ufficio Collocamento (preferisco chiamarlo sempre così anche se cambia nome ogni due anni) vuole iscriversi disoccupato, gli danno un modello da compilare. Se vuole aprire un’attività commerciale, va all’Assessorato Sviluppo Econo-mico del Comune e anche lì gli danno un modulo da compilare. .
Da quanto sopra ha origine la prima legge della burocrazia: se vuoi ottenere qualcosa, devi prima domandarlo, compilando un modello che la burocrazia ti fornisce e nel quale dovrai inserire tutti, ma proprio tutti, i dati richiesti (che qualche volta sono per lo più inutili). .
Ma anche la burocrazia è in evoluzione (o in regresso, dipende dai punti di vista): è quello che succede alla Condotta agraria di Gela, sezione staccata dell’Ispettorato Provinciale dell’Agricoltura di Caltanissetta., dove mi sono recato per rinnovare il libretto per il carburante agricolo. .
L’impiegato è gentile, ma mi dice che occorre “la domandina”. “D’accordo – rispondo – mi dia il modello e glie lo compilo subito”. “Mi dispiace, noi non abbiamo i modelli, ma a trenta metri da noi c’è un negozio di fotocopie dove potrà procurarseli”. Sono le 16,10. Alle 16,25 il negozio è ancora chiuso. Torno alla Condotta agraria: “Guardi, il negozio è chiuso e io non posso perdere tempo. Per questa volta mi faccia lei una fotocopia del modello”. “Forse non mi sono spiegato – precisa l’impiegato –, noi non abbiamo neanche un modello, se li sono portati tutti, Ma stia tranquillo, entro una mezz’oretta il negozio aprirà”. Me ne vado furioso, rinunciando per quel giorno al rinnovo del libretto. Ho perso, complessivamente, un’ora e mezza perché un ufficio pubblico è privo dei modelli necessari per i servizi che deve svolgere. E al ritorno in centro, grazie alla tragica situazione dei parcheggi, ho perso un’altra mezz’ora per trovare una comoda area di sosta nei pressi del Lungomare. Pirandello è nato ad Agrigento, non più di cinquanta chilometri in linea d’aria, ma è probabile che si sia ispirato a Gela per scrivere e descrivere le situazioni allucinanti dei suoi capolavori. .
Il cittadino-utente viene ancora trattato da suddito proprio da quella burocrazia che vive, esiste e si rigenera solamente in virtù dei servizi che dovrebbe svolgere ai cittadini E’ il potere, violento e spietato, che si manifesta ai danni di chi ha bisogno, di chi chiede un servizio. E’ un potere che si manifesta anche con gli orari degli uffici: se voglio recarmi a Caltanissetta per trattare due pratiche all’Inps e all’Inail devo andarci nei giorni dispari, perché nei giorni pari l’Inail è chiuso. Ma se mi avanzasse un po’ di tempo e volessi passare dalla Prefettura o dall’Assessorato allo Sviluppo Economico della Provincia dovrei fare un secondo viaggio, perché questi uffici sono aperti solo nei giorni pari. E nessuno è finora riuscito a coordinare gli orari degli uffici sulla base delle esigenze dei cittadini, che devono soffrire e sputare sangue per ottenere i loro diritti. E magari, dopo il viaggio da Gela a Caltanissetta, si sentono dire che l’impiegato, “l’unico” impiegato che poteva trattare la loro pratica, quel giorno, proprio quel giorno, non è in ufficio, perché ha preso un giorno di permesso. .
E’ per questo che, non ho difficoltà a dirlo, mi viene da ridere quando sento lo strombazzare della parola “legalità” ai quattro venti, quando si istituiscono gli “assessorati alla legalità” o quando si fanno i cortei “contro tutte le mafie”. Tutte cose positive, per carità, ma utili solo all’immagine e al continuo e incessante plagio mediatico delle anime semplici. La legalità, quella vera, va praticata giorno per giorno nelle piccole cose, a cominciare dal rispetto verso i cittadini. Rispetto che, ancora, è di là da venire.
Autore : Giulio Cordaro
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