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notizia del 21/06/2008 messa in rete alle 11:40:22
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Il presidente del Consiglio comunale Giuseppe Di Dio: “Il Pd è una burla”
Le primarie del Partito democratico, per designare il candidato alle elezioni provinciali? Letteralmente una farsa. Le candidature sono state accettate senza alcuna trasparenza e senza che avessero i requisiti previsti dai regolamenti. Una candidatura per essere accettata doveva avere la sottoscrizione di almeno il dieci per cento dei componenti dell’Assemblea costituente. Né Cannizzo, né Fasulo avevano questo requisito per partecipare alle primarie. Queste alcune delle accuse che il Presidente del Consiglio comunale Peppe Di Dio (nella foto) lancia a qualche settimana dall’esito elettorale provinciale al Partito democratico di cui ha fatto parte e dal quale ha preso le distanze dichiarandosi fuori da esso. Altro che espulsione, come si voleva fare intendere. Per saperne di più abbiamo chiesto a Di Dio se era disposto a rispondere ad alcune nostre domande. Aveva in aria l’idea di convocare una conferenza stampa nei prossimi giorni, lo ringraziamo per avere accettato di rispondere alle nostre domande ricevendoci presso il suo Ufficio di Presidenza, dove ci ha mostrato subito il documento di “espulsione” datato 28 maggio 2008 e sottoscritto dal segretario regionale del Pd Francantonio Genovese e dal vice Tonino Russo, noto alla stampa, ma per commentare punto per punto e fare una volta per tutte chiarezza, togliendosi più di un sassolino dalla scarpa pur potendolo anche prima. Non lo ha fatto perché – ci dichiara – non è nel suo stile acuire la polemica e proprio nel momento più delicato, ossia nel bel mezzo della campagna elettorale. Gli chiediamo perché non ha contestato subito le modalità con cui sono state approntate le candidature per essere subito inficiate. “Avrei anche potuto chiedere di inficiarle o sollevare dubbi e conservo tuttora la documentazione - ci risponde Di Dio – ma non mi andava assolutamente creare problemi contro l’ex Partito democratico”. Parole molto forti e pesanti come un macigno, quelle che il presidente del Consiglio comunale lancia nei confronti del Pd, dei suoi dirigenti regionali e provinciali. Anzi definisce il partito di Veltroni, un ex partito per via di tutte le “fibrillazioni e le problematiche di cui soffre tuttora, allo sbando totale, senza un gruppo dirigente capace di saperlo guidare e con lotte intestine al suo interno. “Questo grande partito che rappresentava una pietra miliare nello scenario politico – continua Di Dio – si è rivelato invece una burla, come una burla sono stati i suoi dirigenti che non all’altezza della situazione”.
Lo ascoltiamo con attenzione mentre tentiamo spesso di incalzarlo con le nostre domande, ma lui come se nulla fosse va avanti con le sue argomentazioni di attacco al Pd fornendoci ampia prova di quanto va affermando. Che ci fossero due anime, ex Ds ed ex Margherita, all’interno di questo grosso partito era risaputo e che a spadroneggiare fossero stati sempre i Ds con le continue prevaricazioni e con decisioni che cozzavano contro una democrazia compiuta basata sul confronto e sulle decisioni collegiali, lo era altrettanto. Di Dio ne è consapevole. Però resta il fatto che per la sua scesa in campo in favore di un candidato di centro-destra, viene espulso ufficialmente dal Pd o meglio dai suoi organi elettivi. Ma anche questo provvedimento per Di Dio è una autentica burla e ce lo spiega leggendo punto dopo punto la lettera firmata congiuntamente dal segretario regionale e dal suo vice.
“Mi hanno espulso – aggiunge in proposito – a prescindere dagli organi statutari, dagli organismi elettivi. E qui sta l’abuso perché non si può prescindere dagli organismi statutari. Non è possibile che chi si alza la mattina, comanda. Ma quali sono questi organismi elettivi? Non esistono. Il Pd è un partito che arranca, che cerca giustificazioni inesistenti. Genovese e Russo dovrebbero vergognarsi di scrivere lettere di tale genere. Ed io in campagna elettorale non le ho volute dire queste cose perché ho avuto grande rispetto per questo partito, meno che per i suoi dirigenti. Io a proposito di questa lettera ho ricevuto delle telefonate da componenti del collegio dei probiviri nazionali che avrebbero voluto intervenire ma io mi sono opposto. Non ho voluto cadere nella loro trappola. Me ne sono stato in silenzio e sono andato avanti”. Cerchiamo di capire e comprendere meglio le affermazioni di Di Dio, pronunciate con cognizione di causa e senza tema di smentita perché fino a prova contraria, ha tanta documentazione da potere smontare qualsiasi asserto contro di lui. Ma allora se quel provvedimento di espulsione è nullo – chiediamo – vuol dire che Di Dio è ancora a tutti gli effetti componente del Pd?
“Assolutamente no. Già da qualche tempo avevo preso le distanze dal Pd. Da questo partito sono andato via – continua – senza sbattere la porta e in punta di piedi. Non spettava a me inficiare quel provvedimento, perché deputato a farlo era il dirigente provinciale (l’on. Lillo Speziale – ndr), c’è una costituente che si è riunita e che avrebbe potuto benissimo fare rispettare le regole. Un partito non si costruisce ad immagine e somiglianza dei Ds, per consentire le carriere di qualcuno e disattendendo i regolamenti”.
Se in un primo momento si esime dal fare nome e cognome, cosa che gli chiediamo con insistenza, alla fine il suo dito è puntato verso gli onorevoli Lillo Speziale e Miguel Donegani “che hanno distrutto un partito, dimostrando di non essere in grado di fare i dirigenti e di non essere all’altezza di fare i deputati”.
– Presidente Di Dio, nella lettera si parla di condivisione da parte della segreteria regionale delle decisioni assunte da Speziale e Donegani per via delle scelte da lei fatte nel corso della campagna elettorale per le provinciali.
«Le mie scelte? Sono state quelle di avere detto pubblicamente di essere il presidente del Consiglio comunale e di votare in funzione al mio ruolo. Mi sento di essere un organo super partes. Non obbligatoriamente debbo votare un progetto politico verso cui ho delle riserve. Ritengo che debba avere una libertà di scelta. E’ vergognoso che si sia voluto strumentalizzare la vicenda del Presidente uscente della provincia Collur, attaccandolo e tirandoci dentro pure me. Lei sa perfettamente, come lo sanno anche i dirigenti, di quanti consiglieri comunali e dirigenti del Pd hanno votato pubblicamente altri candidati del centro destra. Ma non se ne fa menzione e questa è codardia. Si tratta di un modo di procedere a tentoni, senza una linea guida, senza lealtà e correttezza».
– La sua denuncia è rivolta agli errori di strategia di Veltroni o punta il dito soprattutto ai dirigenti regionali e provinciali?
«E’ un errore complessivo di questo partito che parte male ed ancora dobbiamo vedere quale sarà la sua collocazione europea. Il dibattito in corso sul Partito socialista europeo e sul Partito popolare europeo porterà di nuovo alla scissione del Partito democratico perché non si riesce ancora a fare una scelta in tal senso e quindi quando non si fanno scelte e peggio dell’anarchia. Io auguro a questo partito che questa scelta la faccia. Mi dispiace che c’è una classe dirigente non all’altezza del compito e il mio rammarico è anche per il fatto che ci sono tanti giovani armati di tanta buona volontà che potrebbero far tanto. L’unico pensiero della classe dirigente è quello di occupare poltrone, che non rispetta le regole del partito. Non si è mai visto da che mondo è mondo che nella scelta delle candidature regionali un organismo provinciale deputato a scegliere i candidati faccia una lista e poi a livello regionale se li vede cambiati. C’è una monarchia all’interno di questo partito che è inaccettabile. Io non sono abituato a stare in un partito dove vige l’anarchia. Io sono per il rispetto delle regole e qui queste vengono continuamente calpestate. Io non ho voluto fare polemiche però devo dire che mi ci hanno trascinato perché non hanno rispettato il ruolo che occupo. Neppure ora voglio fare polemica. Ma visto che lei mi pone delle precise domande, ho il dovere di rispondere senza peli sulla lingua».
– A proposito della lettera di espulsione, si parla di danni politici all’immagine del Pd per la scelta di Collura e della sua. Vi si dice che la sua non può passare come normale dialettica politica, potendo stare da qualsiasi parte politica quando e come vuole. Lei come risponde?
«Io non sto da nessuna parte politica. Ho dichiarato di essere a sostegno di questa amministrazione di centro sinistra perché ho condiviso un progetto politico che ancora non è venuto meno, ma non condividevo comunque il percorso del Pd”.
– Ma queste scelte non possono apparire ambigue? La gente le capisce?
«Le rispondo con una domanda. Io sostengo il centro sinistra. Sono forse obbligato a votare tutti gli atti solo perché mi colloco e sostengo quest’area? Non ho il diritto di votare contro qualche atto che non condivido? Certamente sì. Il centro destra è forse obbligato a votare no a tutti gli atti? C’è sicuramente un ruolo di responsabilità di non condivisione di scelte, ed io ho spiegato le mie scelte di campo. Non ho condiviso la scelta di Messana ed il percorso del Pd e quindi ho votato Federico. Devo dire che la gente la pensava come me».
– Però lei ha partecipato alle primarie e quindi le ha condivise.
«La burla sta tutta qui. Noi non abbiamo fatto primarie ma una farsa. Perchè in quell’occasione non sono state rispettate le regole. E quale sarebbe la regola secondo cui io devo condividere le scelte di una farsa? Ho deciso di partecipare alle primarie pur non condividendole, alla luce di quanto detto proprio per far venire fuori gli intrallazzi politici e le furberie di una classe dirigente inadeguata».
– La lettera si conclude con la comunicazione che lei viene espulso inevitabilmente da tutti gli organismi elettivi del Partito Democratico.
«Ma perché non dicono, invece, di buttarmi fuori dal partito e lo fanno dire dalla stampa? Ma cosa sono questi organi elettivi fantomatici? Non esistono. Io non ricopro alcuna carica in tal senso».
– Soddisfatto della vittoria di Pino Federico?
«Sarebbe banale limitarla a questo. Io avevo intuito che la scelta migliore per questo territorio era questa. Lo hanno intuito in tutta la provincia. Io non capisco sol perché il partito sceglie una via che a mio avviso porta alla disfatta, io debba seguirlo».
– Qualcuno dice che ha vinto il campanile. E’ così?
«Assolutamente no. Federico ha vinto in diciotto – diciannove comuni su ventidue. Ha vinto a Caltanissetta. Il Partito democratico rifletta sul perché dal 33% nazionale, si è passati al 18%. Come si fa a condividere scelte di un partito che candida parenti, amici, amanti, non rispettando una classe dirigente e che dopo le elezioni non si preoccupa nemmeno di fare l’analisi del voto. In un partito democratico quando c’è una sconfitta si rassegnano le dimissioni».
– Ma lei, dopo tutti questi episodi incresciosi, ha rassegnato le dimissioni dal Pd?
«Quanto ho denunciato adesso, avrei potuto farlo durante la campagna elettorale ma non ho voluto. Ho pensato che a breve farò una conferenza stampa. Devo adesso fare delle riflessioni. Devo sentirmi con gli amici prima di ogni decisione. Io dico che adesso esco dal Partito democratico. Ho il dovere di uscire. Per il momento non ho alcuna intenzione di aderire a qualche atro partito. Probabilmente penso ad una associazione politica. Per esempio abbiamo una lista (Cristiani e liberali) dove abbiamo quattro consiglieri comunali con i quali abbiamo condiviso un progetto. Dovremo parlare per vedere come rafforzare questo gruppo politico».
– Lei si identifica in questo gruppo politico?
«Mi identifico nella lista Cristiani e liberali, ma non nel partito. Questa è un’area moderata con diverse anime ed ora bisogna creare il contenitore».
– Potrebbe quindi nascere un partito?
«Può darsi che tutti insieme decideremo una collocazione o sposeremo un progetto».
– Lei ha detto che sostiene la giunta Crocetta, ma non ha lesinato anche critiche.
«Credo che va aperta una verifica sia col sindaco che con la coalizione. Non sarà il presidente del Consiglio ad aprirla ma la parte politica, ossia i Cristiano-liberali. Non v’è dubbio che bisogna rimodulare alcune cose, rilanciare un percorso. Vedere se la coalizione che ha sostenuto questo sindaco è ancora nelle condizioni di proseguire un percorso comune. Se si continuerà di questo passo sicuramente manderò una riservata al sindaco. E’ inimmaginabile che in Consiglio non ci sia una maggioranza che sostenga un’amministrazione. Occorre che sindaco e coalizione prendano delle decisioni per il bene della città disamministrata totalmente».
– Che idea si è fatta del gruppo che si definisce extra consiliare fondato da Paolo Cafà?
«Come si fa ad appartenere ad un gruppo fuori dal Consiglio e poi all’interno si fa parte di un altro gruppo? Io come presidente mi devo attenere a quanto di fatto esiste in seno al Consiglio e devo necessariamente tenere conto dei gruppi politici dichiaratamente esistenti in seno all’organo consiliare Mi hanno spiegato che c’è un gruppo extraconsiliare che aderisce ad un progetto di socialismo europeo che porta avanti una serie di iniziative. Si tratta di un’area politico-culturale denominata “Democrazia e Socialismo” cui hanno aderito altri dieci consiglieri dell’area di centro sinistra. Occorre capire quali ripercussioni avranno all’interno del Consiglio. E’ chiaro che dal punto di vista del presidente del consiglio quel gruppo non può che avere come riferimento se non il Pd».
Autore : Nello Lombardo
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