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Corriere di Gela | L’imbarazzo di D’Alema e Fassino
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notizia del 17/01/2006 messa in rete alle 11:29:21
L’imbarazzo di D’Alema e Fassino

Questa settimana non scriverò dei problemi di Gela, che sono sempre gli stessi e si trascinano stancamente tra convegni antimafia e premiazioni clerico-istituzionali. Piuttosto, prenderò consiglio da un mio caro amico che qualche sera fa mi ha chiesto di occuparmi, qualche volta, di problemi nazionali, di più ampio respiro. Potrei occuparmi dei problemi che hanno in questi giorni Fassino e D’Alema, ma forse non ne vale la pena: anche i bambini ormai sanno che i “puri” della sinistra italiana hanno intrecci economici e finanziari che dietro la facciata di legalità nascondono verità che ogni tanto vengono a galla. Non abbiamo infatti dimenticato, in periodo di Tangentopoli, i conti svizzeri e le tangenti di un certo signor Greganti, come il fallimento della grande Cooperativa Muratori e Cementisti di Ferrara, come ancora i contributi dall’ex Unione Sovietica in cambio di affari economici non troppo vantaggiosi per l’Italia e via di questo passo, giusto per dimostrare che non sono diversi dagli altri.
E a proposito di tangenti o mazzette che dir si voglia, avete notato che quasi tutti gli am-ministratori arrestati per questo motivo negli ultimi mesi sono dell’Udc? E la domanda sorge spontanea: i mazzettisti si sono concentrati tutti lì o gli altri sono più furbi e loro più pasticcioni? Mah, misteri della statistica tangentista…
Comunque sia, questa settimana parlerò di ambiente e di energia, perché l’argomento mi crea dubbi ai quali cerco di rispondere. I quotidiani ci fanno sapere che, se Prodi andrà al governo, bloccherà l’iter del ponte sullo stretto.
A mio avviso questo è già un buon motivo per non votare il centrosinistra. Ma come? In Danimarca (dove all’ambiente si crede per davvero) riescono a costruire in un paio d’anni un lunghissimo ponte di dodici chilometri senza che nessuno si lamenti, e a Messina si creano tutti gli ostacoli possibili? Prima hanno detto che non si doveva fare perché era a rischio di infiltrazioni mafiose. E’ come dire che non si dovrebbe viaggiare in automobile perché si può incappare in un incidente. Diamine, potenziate le Dia, la Dda e tutte le sigle che volete, aumentate i controlli, ma andate avanti! Poi sono subentrati gli ambientalisti di mestiere, sostenendo che il ponte sullo stretto avrebbe potuto causare disturbi agli uccelli migratori. E vabbè, istituiremo un servizio di ornito-psicologia per gli uccelli migratori, istituiremo una clinica per i volatili (non ridete, dico davvero), ma insomma, facciamolo questo ponte! Il ponte non serve a nulla senza le infrastrutture, le ferrovie, la viabilità? E’ vero, ma lavoriamo per realizzarle, queste infrastrutture, e intanto realizziamo il ponte.
Qualcuno, non mi ricordo chi, ha scritto che se in passato fossero esistiti gli ambientalisti, oggi Venezia non ci sarebbe. E’ vero, al suo posto ci sarebbero una decina di isolette con caprette e uccellini cinguettanti, ma avremmo perso un capolavoro di architettura che tutto il mondo ci invidia. Oggi, invece, si scende in piazza con la pretesa di bloccare, in nome dell’ambiente, il corridoio ferroviario che da Lisbona arriverà a Kiev, attraversando dodici nazioni, per non correre rischi in Val di Susa. E dove lo facciamo passare, questo corridoio, dalla cima del Cervino? Allora diciamo che gli ambientalisti, di solito, fanno un buon lavoro, bloccano spesso delitti contro l’ambiente e la salute, ma altre volte, come a Susa, rinunciano al buon senso e assumono posizioni integraliste che non portano certo a risultati positivi.
E il buon senso è quello che probabilmente è mancato a milioni di italiani che, alcuni anni fa, hanno votato il referendum contro le centrali nucleari. Si sono fatti trasportare dalle emozioni del disastro di Chernobyl, dalla paura delle contaminazioni, e hanno deciso che l’Italia doveva essere “denuclearizzata”. Molti sindaci, i più bischeri, l’hanno scritto anche sulla segnaletica di ingresso alle città: “comune denuclearizzato”.
Oggi, con le centrali a carbone che inquinano, col prezzo del petrolio alle stelle, con Putin che minaccia di chiudere i rubinetti del gas, con la Francia che grazie alle sue centrali nucleari ci vende energia elettrica a peso d’oro, gli italiani si stanno accorgendo che i costi dell’energia sono diventati proibitivi. Per le famiglie, che pagano bollette troppo pesanti, e per le aziende, che perdono competitività. E si ricomincia a parlare, finalmente, di nuove centrali nucleari, per le quali la tecnologia ha realizzato parametri di sicurezza assoluta. Perché ora che ci toccano le tasche, noi italiani cominciamo a riflettere con maggiore attenzione. Del resto non ci sono alternative: le fonti energetiche rinnovabili (energia solare ed eolica) possono soddisfare solo in parte i bisogni nazionali.
E poi, gli ambientalisti hanno iniziato a combattere anche i “mulini” per l’energia eolica: rovinano il paesaggio, dicono. E forse, disturbano gli uccelli.


Autore : Giulio Cordaro

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La questione non è il rischio di infiltrazioni mafiose. Le vere domande da farsi sono altre: Perchè costruire un'opera mastodontica quando le altre infrastrutture già esistenti sono in condizioni penose? Perchè non aprire gli occhi sui tagli generali, alle ferrovie, per esempio, che a stento permettono di mantenere il livello dei salari? Perchè costuire un collegamento stabile via terra quando sono sotto gli occhi di tutti i rilevanti incrementi del trasporto aereo (legati all'abbassamento delle tariffe), e le autostrade del mare? Perchè costruire un ponte che accorcerebbe i tempi di percorrenza dello stretto di soli dieci minuti creando venti chilometri aggiuntivi di gallerie e viadotti per transitare su di esso? Perchè continuare a sostenere che un unico megaprogetto possa risolvere tutti i problemi della secolare questione meridionale? (dato che mi sembra difficile reperire fondi per altre iniziative oltre agli almeno sei miliardi di euro necessari per il ponte) Perchè accollarsi i 138 milioni di euro che trenitalia dovrà pagare annualmente alla società concessionaria per fruire del ponte? Perchè illudersi che l'alta velocità ferroviaria arrivi in Sicilia in tempo per il completamento del ponte, o anche molto molto dopo (meglio tardi che mai!), se il progetto dell'alta velocità si ferma a Napoli ed è in gran parte sulla carta? Perchè mettere dunque il carro davanti ai buoi? Perchè sperare che la costruzione del mastodonte durerà sei anni quando sono noti i tempi geologici per costruire un semplice svincolo autostradale? Perchè non credere che il ponte sia una delle solite e ormai ridicole promesse elettorali? (la mitica posa della prima pietra doveva avvenire a fine 2004) Perchè costringere la popolazione dello Stretto a vivere prigioniera di cantieri enormi per chissà quanti anni? (è stato calcolato un ritardo dei tempi di costruizione che può andare fino a 12 anni, il doppio del tempo previsto nel progetto: con quali costi aggiuntivi? Quali ulteriori difficoltà?) Perché rassegnarsi alla speciale legge-truffa per Messina che prevede semplicistiche conpensazioni per l'impatto ambientale dell'opera? (aree verdi attrezzate, restauri al patrimonio storico artisico effettuati tra l'altro con criteri di ripristino anacronistici, ennesimi grossi regali alla società Stretto di Messina, incaricata di sovraintendere ai lavori in città) Perchè non dar credito alle osservazioni della Comunità europea, secondo la quale rischiamo di essere messi in mora per il carente studio di impatto ambientale?

Autore: Vicariotu 
data: 21/01/2006
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