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Corriere di Gela | Il clima politico si fa pesante
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notizia del 22/09/2004 messa in rete alle 11:26:18
Il clima politico si fa pesante

La polemica di questi giorni sul vero o falso attentato al Sindaco di Gela tiene banco, e ha il sapore di una seconda “maschiata”, questa volta non in onore della Madonna, che proprio non saprebbe che farsene, ma all’insegna dell’antimafia, così conclamata come non è neanche il virus Hiv.
Gela come Bagdad? A lume di naso era difficile crederlo, e lo scontro a colpi di conferenze stampa e “spazi autogestiti” televisivi (che impingua le casse delle emittenti) tra Crocetta e Ventura probabilmente non servirà, entro breve, a fare definitiva chiarezza, così che i cittadini gelesi resteranno suddivisi in due categorie: gli irriducibili dell’antimafia (secondo Ventura i “muccalapuni”) e coloro che nella faccenda dell’autobomba vedono l’ennesima trovata pubblicitaria con cui Crocetta può dare lustro alla sua politica.
Ventura e Crocetta interpretano in modo assolutamente differente le intercettazioni tra Rocco Di Giacomo e il lituano Denisenko, intercettazioni che la stampa locale ha avuto modo di leggere al momento dell’operazione Imperium. Pare invece che non le abbia lette Tony Zermo, il giornalista che ha creato il “caso” e al quale la notizia sembra sia arrivata già confezionata (da chi?) da Gela.
Nel dicembre 2003, comunque sia, un allarme c’è stato, anche se di natura preventiva, segno che le forze dell’ordine sanno fare bene il proprio lavoro: ciò supporta la tesi di Crocetta sul possibile attentato. A favore della tesi di Ventura, invece, le dichiarazioni della Procura di Gela e della Direzione Antimafia di Caltanissetta, che nulla hanno ravvisato, dalla lettura delle intercettazioni, in merito ad un possibile attentato al Sindaco.
Vedremo se la Magistratura penale, interessata al fatto in virtù della denuncia di Ventura a Crocetta, riuscirà a chiarire i termini della questione.
Un altro forte dubbio mi passa per la testa in questi giorni, ed è relativo ad una vicenda che ritenevo ormai conclusa nel migliore dei modi. Mi riferisco al consorzio Conapro, del quale credevo di non dovere più occuparmi. Le domande sono tante. In primo luogo, è possibile e legittimo che una azienda, in Italia, possa rifiutarsi di adempiere ad una sentenza del Consiglio di Stato senza che nulla accada? E il Prefetto, presso i cui uffici è stato firmato il “protocollo di legalità”, ha perso improvvisamente la parola di fronte ad una così evidente illegalità?
Altra domanda: nonostante l’Eni sia ormai un’azienda privata, il 30,32% del suo capitale è detenuto dallo Stato, attraverso il ministero dell’Economia e la Cassa Depositi e Prestiti. Cosa impedisce ai deputati e senatori del nostro territorio di porre una interrogazione urgente sulla legittimità dei comportamenti dell’Eni? E infine: cosa succederebbe a un qualsiasi cittadino se si rifiutasse di obbedire ad un ordine della Magistratura? Verrebbe denunciato penalmente. Ma l’Eni, evidentemente, è così potente che ha saputo “ingabbiare” ogni reazione. Con buona pace dello Stato di diritto.


Autore : Giulio Cordaro

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