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Corriere di Gela | L’ennesima bolla di sapone
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notizia del 29/04/2004 messa in rete alle 09:25:31
L’ennesima bolla di sapone

Riprendendo le parole di una famosa canzone di Edoardo Bennato, possiamo dire che “la frittata è fatta”: l’ossessione antimafia che imperversa a Gela ha colpito senza pietà; ha colpito un consorzio di cooperative che da quasi trent’anni opera a Gela e sembra mettere in pericolo il posto di lavoro di 230 operai e tecnici.
Dico sembra perché stiamo assistendo alla solita sceneggiata legal-politico-antimafiosa: in realtà i posti di lavoro non sono in pericolo, ma si sta consumando il killeraggio economico di un’azienda, il Conapro, che fino a prova contraria è tra le più sane, finanziariamente, dell’indotto. A favore di chi? Chi ha orchestrato questa sinfonia antimafiosa?
Al momento di scrivere non si hanno ancora notizie in merito all’esito della vicenda. Ma parto da un dato certo, il certificato camerale con dicitura antimafia rilasciato al consorzio, per riflettere: se il Ministero degli Interni, al cui archivio sono collegate le Camere di Commercio, attesta che in ordine ad amministratori e sindaci del consorzio nulla osta alla certificazione antimafia, cosa può avere spinto la Prefettura di Roma a negare l’attestazione? Un’eventuale indagine su qualche dipendente del consorzio? E anche ammettendo che qualche dipendente non sia proprio al massimo della pulizia morale, è giusto buttare a mare un’intera azienda o si potrebbero trovare soluzioni diverse per emarginare le “mele marce”? Ed ancora, ammettendo che su qualche dipendente vi siano indagini antimafia in corso, è mai possibile che ciò possa incidere sulla certificazione dell’azienda? Se non ricordo male, ci hanno sempre insegnato (e la legge non è cambiata) che gli imputati si presumono innocenti fino alla sentenza definitiva. Qua mi sembra che si elargiscano condanne morali quando ci si trova ancora a livello di indagini: credo che sia prematuro.
Staremo a vedere come finirà, ma premetto che non ho molta fiducia nelle indagini antimafia delle prefetture: lo scorso anno, per una cooperativa di cui sono presidente, ho dovuto attendere sei mesi perché la Prefettura di Caltanissetta mi rilasciasse l’attestazione antimafia, sei mesi per “supplementi di indagine” su un socio della cooperativa (il cui nome non mi è stato fatto per motivi di opportunità), e alla fine ho dovuto minacciare denunce e richieste di risarcimento danni per sbloccare la faccenda. Ecco perché l’atteggiamento della Prefettura di Roma mi sembra possa portare la faccenda ad una grande, enorme bolla di sapone.
Mi fa piacere comunque che i sindacati si siano precipitati, pur se contestati dagli stessi operai, a “difendere i posti di lavoro”. Bravi, i sindacati! Però vorrei capire dove stavano passeggiando o dove erano in vacanza lo scorso anno, quando si sono svolte le gare per i lavori al petrolchimico, gare che hanno rappresentato un enorme e incontrastato regalo all’Eni e alle sue società. Sì, perché le aziende che hanno vinto le gare, spesso lo hanno fatto con ribassi esagerati, tanto che lavorano sottocosto o appena in pareggio, e spuntano prezzi inferiori ai prezzi praticati dieci anni fa! O erano ladri prima, o sono sprovveduti ora. Tra l’altro, nell’ambito della redistribuzione dei lavori dopo le gare, sono “saltate” alcune piccole ditte private che lavoravano da trent’anni al petrolchimico. Si sono persi una ventina di posti di lavoro, ma nel silenzio assoluto di tutti, della politica, del sindacato, delle associazioni di categoria. E’ naturale: sono lavoratori in proprio, mica sono dipendenti, mica hanno il sindacato a difenderli e le trombe dell’antimafia politica. Se proprio vogliamo parlare di legalità, perché non si promuove un’indagine su come sono state gestite le gare al petrolchimico, e sui ribassi presentati? Se ne vedrebbero delle belle!
O forse a qualcuno non conviene?


Autore : Giulio Cordaro

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