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Corriere di Gela | Inutili scandali
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notizia del 21/02/2006 messa in rete alle 08:50:24
Inutili scandali

Un amico mi diceva in questi giorni:” Che ci vieni a fare in chiesa, se non fai altro che parlare male della Chiesa?” Ho risposto che ritenevo rivolto anche a me l’invito pressante di Gesù:” Fate questo in memoria di me”. Ma l’amico fa parte di quella folta categoria di fedeli che accettano supinamente la congiura del silenzio che avvolge le malefatte degli uomini di chiesa e della stessa Chiesa. Ogni figlio devoto desidera e pretende che la propria madre sia al disopra di ogni sospetto e non è certamente interessato a nascondere a se stesso gli eventuali difetti di essa.
Arriva adesso l’ennesimo scandalo provocato dal famoso cappuccino di Cosenza. Nihil novi sub sole. Siamo alle solite. Non riferisco il triste episodio per guazzarci dentro, ma unicamente per fare delle amare costatazioni. Se devo essere sincero, io piuttosto che infierire sul povero frate (peraltro benemerito per altre lodevoli iniziative) , vorrei esprimere la mia dura critica alla gerarchia che si intestardisce a mantenere in vita una prassi antievangelica che lede i diritti imprescindibili della persona umana. E’ incredibile: la gerarchia non riesce a perdonare Iddio per aver fatto l’enorme sbaglio di creare l’uomo con queste insopprimibili esigenze sessuali dalle quali non ha potuto (o non ha saputo?) liberare anche coloro che con animo sincero si sono consacrati a Lui.
Una cosa desidero sottolineare in questa vicenda: Nessuno, dico nessuno, eccetto quei pochi che hanno visto e sentito, si aspettava un simile comportamento da parte di quel frate. Io stesso quando in un primo tempo ho sentito che erano state scattate delle foto, ho pensato ad una montatura. Poi sono venute fuori altre rivelazioni che parrebbero inchiodare il frate alle sue gravi responsabilità. E’ un puro caso che la vicenda sia venuta a galla. E la suora violentata deve averne avuto del coraggio per rivelare il triste episodio. Che significa tutto questo? Una cosa importantissima: il fenomeno dei preti che non si edeguano agli obblighi del celibato è molto più vasto di quanto non si creda. Quello che interessa la gerarchia è che non appaia e che non si faccia troppo chiasso attorno a questi casi. Bisogna evitare a tutti i costi i danni di immagine che provoca lo scandalo dei fedeli.
Le statistiche parlano di quaranta, cinquanta per cento di preti che hanno relazioni sessuali continuate, non solo in Sardegna, negli Stati Uniti e in Africa, ma anche altrove. Ma c’è anche un fortissimo numero di preti che vanno a confessarsi a cento chilometri di distanza dal loro domicilio per dire che convivono con la perpetua o che hanno “pensieri e desideri cattivi”. Quando andai via io ci fu lo scandalo, sì, ma alcuni mi hanno detto che non se ne sono meravigliati troppo perchè “si vedeva che io ero un pò sbarazzino e non certamente troppo allineato”. Non è vero: io ero fedele osservante e assertore del celibato e proprio per questo motivo ho subito delle persecuzioni. Ma quando, dopo non molto tempo, andò via un parroco di Gela, nessuno proprio se l’aspettava e pochi mesi prima in occasione del suo 25° di sacerdozio era stato definito un “santo”. Questi poveri preti non li condanno affatto nè li critico (dovrei prima criticare me stesso) ma mi fanno una gran pena perchè sono vittime innocenti della stupidità ecclesiastica e di una prassi che è contro natura. E’ storia recente:
l’archidiocesi di Boston (solo questa?) si è dissanguata per le ingenti somme sborsate, si tratta di parecchi miliardi, per risarcire, do-po le sentenze dei tribunali, le vittime di preti pedofili. Il cardinale di Boston Law, contestato dai suoi stessi fedeli perchè aveva protetto i preti pedofili trasferendoli da una parrocchia all’altra invece di denunziarli (fanno lo stesso tutti i vescovi di questo mondo), è stato trasferito in Vaticano dove vivacchia all’ombra di S. Pietro. La famosa teologa Adriana Zarri faceva parte del gruppo di 20 teologi consiglieri del papa. Mi ha dichiarato personalmente che le è stato tolto questo incarico quel giorno in cui Lei in un articolo apparso su una rivista affermava che gran parte di monsignori occupava appartamenti attorno al Vaticano dove nascondevano l’amante come perpetua. Qual’è la situazione nella nostra città? E’ forse diversa? Non mi pare. Corrono voci e Dio solo sa quanto ci sia di vero in queste dicerie. Mi astengo volentieri dal trinciare giudizi perchè non voglio apparire scandalistico. Se ci fosse la doverosa libertà di scelta, nessuno, come adesso, penserebbe male di tutti e fa d’ogni erba un fascio. Fatelo capire a quella sorda gerarchia tenacemente attaccata a questa che chiama “ perla”, ma che perla non è. Io posso testimoniare che, rimproverato perchè dicevo messa pur essendo sposato, ho detto e l’ho pubblicato sullo stesso Corriere di Gela, che ci sono sacerdoti che vivono in concubinaggio e celebrano ogni giorno la S. Messa.
La Chiesa ricorre alla Sacra Scrittura quando le fa comodo, ma non fa mai cenno di S. Paolo, assertore del celibato, quando dice: “Non avrei anch’io il diritto di portare con me una moglie come fanno Pietro e gli altri apostoli?”. Lo stesso S. Paolo dice altrove:” Ho anch’io lo stimolo della carne che mi tortura”. Per la gran parte del popolo di Dio, che certamente stupido non è, i tempi ormai sono fin troppo maturi per l’abolizione dell’anacronistica legge del celibato. Io stesso, per i primi anni ho combattuto questa battaglia. Ora ho capito che ben altri sono i problemi della Chiesa.
Vanno corretti i suoi insostenibili dogmi dei quali se ne è fatto un castello gigantesco: divina ispirazione della Bibbia, peccato originale dal quale solo parzialmente Gesù ci ha liberati, infallibilità pontificia, tortura e rogo per gli eretici, negazione della libertà di coscienza e di religione, legittimazione della schiavitù etc.
Il celibato è stato introdotto per interessi meschinamente finanziari e ormai i tempi sono maturi. Quando ci si deciderà di ascoltare la voce del popolo che è voce di Dio?


Autore : Antonio Corsello

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