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Corriere di Gela | Scavone, non più Bronx
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notizia del 03/11/2013 messa in rete alle 08:24:29

Scavone, non più Bronx

Quartiere Bronx: il riscatto è ancora lontano.

Continuano le iniziative della parrocchia Santa Lucia, ma la politica sta a guardare È ubicato fra la città e il quartiere residenziale di Macchitella, sulla dorsale orientale della collina, ed è da tutti conosciuto come il Bronx di Gela. Un luogo che è stato sempre considerato un simbolo di povertà e di oppressione mafiosa. Nato alla fine degli anni ’70 come realizzazione di un progetto di edilizia popolare assegnata alle famiglie disagiate, costituisce la parte nord del quartiere Scavone, che comprende anche una serie di condomini da cooperativa destinati alla piccola e media borghesia. Massicce strutture di cemento, ridotte in alcune parti in cumuli di macerie, il quartiere Bronx, che morfologicamente si è prestato a diventare un nido per la criminalità organizzata, è la terra di nessuno. Dimenticata, abbandonata e priva di spazi di aggregazione.

«Il quartiere – ci ha detto don Luigi Petralia, parroco della Chiesa di Santa Lucia – è frutto di politiche sbagliate da parte delle vecchie amministrazioni, che hanno concentrato soggetti poveri e con carattere giudiziario, creando una sorte di ghetto, tanto che quando si dice Bronx, ci si riferisce ad una connotazione negativa dei residenti, che è difficile debellare. L’amministrazione è completamente assente, ed il quartiere è stato sempre tenuto al di fuori dai circuiti di eventi organizzati in città»

Don Luigi Petralia ha da un po’ di tempo avviato una serie di iniziative a carattere ecclesiale che hanno mirano allo riqualificazione sociale e culturale dei residenti, in particolare giovani e bambini. E così la Chiesa, la cui nuova sede è stata inaugurata due anni fa, è diventata un luogo di aggregazione, che con le sue attività di doposcuola, Scout e Oratorio, è diventata volano per il conseguimento dei valori della cultura e del rispetto delle regole e della legalità.

«Questo è un quartiere poverissimo – ci ha riferito Don Luigi Petralia – e il 90% della territorio è caratterizzato da grande povertà a carattere economico e sociale, dove molte famiglie vivono il dramma della sopravvivenza. Donne disoccupate, con mariti in carcere, che non riescono a dare sostentamento ai loro figli. Queste situazioni difficili minano la cultura. Le attività che noi proponiamo mirano ad una crescita culturale che è l’unica via per ottenere cambiamento e liberazione da una schiavitù di soggetti che non hanno autonomia di pensiero. I bambini di questo quartiere sono eccezionali, devono essere attenzionati per avere in loro dei cambiamenti positivi e una consapevolezza dei loro diritti. Perché il miglioramento e il rinascimento di una città deve venire da questi quartieri degradati, e non da zone borghesi. È facile agire sul positivo»

Nel fare un giro all’interno di quel quartiere angusto trovi bambini vulnerabili, in cui le pressioni sociali e economiche incidono molto sulla loro vita. Imprigionati in quello scherzo urbanistico senza spazi verdi e né strutture sportive, i bambini si mostrano reticenti a comunicare con un’intrusa che viene vista come una minaccia. Smarrimento e rifiuto è la loro prima reazione. L’oratorio, avviato di recente, è un’occasione di partenza per quei bambini che vengono avviati ad una esperienza di libertà autentica. Un laboratorio intellettuale e sociale che mira alla costruzione di una identità al di fuori degli stereotipi.

«L’oratorio – ha affermato Roberto Ferlante, responsabile gruppo Scout Agesci Gela 5 – è gratis e aperto a tutti i ragazzini dagli 8 ai 16 anni. Si è scelto di non far pagare, per permettere la partecipazione a tutti i bambini. La mancanza di lavoro è uno dei problemi fondamentali di questo quartiere. Molti giovani vivono di espedienti. Il laboratorio oltre all’aspetto ricreativo, mira alla formazione globale della personalità. È un modo per allontanare questi giovani dal veicolo costante di questo quartiere bordline. Come con il gruppo Scout, con le attività dell’oratorio, che comprendono teatro, musica, disegno, ceramica, attività sportive, si cerca di sviluppare il senso critico, l’autostima e la capacità di lavorare in gruppo. Molti di questi bambini appartengono a famiglia in difficoltà e sono abbandonati a se stessi. I genitori non si informano sul loro andamento scolastico, e molti ragazzini non conoscono la loro età e il loro luogo di abitazione. Inoltre l’appartenenza al Bronx viene vista come un valore che comporta il rispetto da parte degli altri. Essi sono stati educati a volare basso, avere la minima cultura per trovare lavoro».

I bambini dell’oratorio dimostrano un grande entusiasmo e la voglia di cooperare con gli altri. È sui bambini che viene focalizzato l’impegno utile a generare un investimento per la qualità della vita futura. Ma è evidente che dove c’è un vuoto istituzionale si rischia di ingigantire il ruolo della devianza. Del resto la Chiesa non può essere la soluzione dei problemi, dove bisogna dare delle risposte politiche. Ma l’amministrazione non interviene da tempo.

«La chiesa da sola non riesce a dare delle risposte – ha commentato don Luigi Petralia – e qui l’amministrazione non si vede da anni. Il quartiere è sporco, non si effettuano interventi di manutenzione di edifici che sono fatiscenti, non vi sono iniziative che coinvolgono questa zona. La Chiesa può dare conforto e spronare le coscienze, ma l’amministrazione non può ignorare, un problema fondamentale: qui si muore di fame. Questa è la dimostrazione della politica incompiuta, da due anni la parrocchia ha le lamiere all’esterno. Si investono tanti soldi per celebrazioni varie, ma si dimentica di completare un’opera. Questo è il fallimento della politica comunale e regionale, costruire un’opera che poi non si riesce a completare».

Con la collaborazione della Caritas, da 7 anni la parrocchia organizza la raccolta di indumenti, libri e generi alimentari, destinata alle famiglie indigenti di quel quartiere, dove il lavoro è inesistente. L’azione della Chiesa non è rivolta solo all’assistenzialismo, che diventa insufficiente, visto l’alta percentuale di povertà, ma nel far prendere coscienza ad ogni singola persona della sua importanza, della sua dignità etica e culturale, del suo essere individuo che ha diritti e doveri. Ed è per questo che si richiede un intervento urgente da parte dell’amministrazione.


Autore : Filippa Antinoro

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