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Corriere di Gela | Il testamento di Pietro Lenza ,uomo probo e politico serio
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notizia del 22/12/2012 messa in rete alle 00:58:58

Il testamento di Pietro Lenza ,uomo probo e politico serio

Nella notte tra venerdì e sabato scorsi è venuto a mancare dopo una lunga malattia Pietro Lenza (nella foto)< i>. Aveva ancora 63 anni. Una vita vissuta per la famiglia, per la scuola e per la politica.

Di Pietro Lenza docente, educatore e formatore, ha brevemente accennato la collega Silvana Cassarà al funerale celebratosi a Sant’Antonio, gremita all’inverosimile. In chiesa lo hanno voluto ricordare anche l’arch. Enzo Castellana, l’ing. Ugo Lo Piano e il dott. Antonio Rinciani. Con il suo sorriso – è stato evidenziato – Pietro contagiava quanti hanno avuto modo di conoscerlo e di frequentarlo. Un esempio per tutti, galantuomo e dalle buone maniere.
A ricordare Lenza politico, qui di seguito è il direttore di questo giornale, a lui legato da una lunga e vera amicizia.

C’è da inorridire di fronte alle ingiustizie della vita, specie quando assistiamo alle miserie di un mondo politico corrotto, senza scrupoli, pronto a vendersi l’anima, mentre il destino strappa un uomo buono all’affetto dei suoi cari.

Ho conosciuto Pietro una quarantina d’anni fa tramite il cognato Salvatore Salerno, stimato odontoiatra, amico e compagno di scorribande giovanili e (da adulti) di piacevoli viaggi all’estero.

I miei rapporti con Pietro si intensificarono quando, da militante socialista, sostenne le tre sindacature del dott. Enzo Tignino, astro nascente del Psi gelese tra la metà e la fine degli anni Ottanta.

Lenza ne sposò il progetto di rinnovamento del modo di gestire la cosa pubblica, costituendo con il sindaco un sodalizio fatto di analisi, spirito di servizio, dedizione ai bisogni della gente. Un socialismo diverso da quello praticato dai santoni dell’epoca craxiana, che a Gela e in provincia a quel tempo avevano la massima espressione nell’on. le Salvatore Placenti – dopo Aldisio e ora Crocetta – il gelese con il più alto incarico di potere in Regione, essendone stato assessore (Sanità e poi Territorio e Ambiente) e financo vice presidente.

Questa differenzazione di vedute sul modo di interpretare la leaderistica gestione del partito e della politica portò Tignino e Lenza (senza successo ci aveva provato dieci anni prima anche Totuccio Parlagreco) a contrapporsi a Placenti, fino al divorzio, coinciso con la caduta di certi déi per mano di tangentopoli.

Personalmente e da punti diversi di osservazione, con Pietro ebbi delle animate discussioni sui rapporti di sudditanza che il partito di cui era segretario manteneva con i Democratici di Sinistra (attuale Pd, sindaco dell’epoca l’avv. Franco Gallo), che non tenevano nella giusta considerazione la preziosa e utile collaborazione dei socialisti in giunta. Pietro giustificava tutto con il supremo interesse della stabilità di governo, di cui la città aveva bisogno. Non la pensavo come lui.

Lenza non accettò mai comodi incarichi amministrativi, rifiutandosi più volte di fare l’assessore. Si candidò – questo sì, ma per spirito di servizio verso il partito – al Comune e alla Provincia, senza essere mai eletto.

Quando già ammalato si è dato un gran da fare per la sistemazione di uno dei figli, disoccupato, Pietro non è andato a bussare alla porta del potentato politico di turno. Ha chiesto aiuto – utili informazioni più che raccomandazioni – agli amici autentici che lui considerava tali. E se un esponente politico di un partito che ha gestito potere alla fine ha avuto difficoltà a sistemare un figlio laureato (peraltro ancora disoccupato), qualcosa vorrà pur dire sul modo di come Pietro ha interpretato la politica: mai come scorciatoia o barile da raschiare, ma come strumento per servire la comunità.

Ottimista fino all’ultimo respiro. Nei suoi quattro anni di calvario, non ha mai ceduto allo sconforto. Rassicurava tutti, e lo faceva soprattutto per spirito di altruismo, per dare coraggio alla famiglia, agli amici, spingendosi a dire alla moglie qualche ora prima di morire e dopo una serie di strazianti interventi chirurgici di non inquietarsi per le sue condizioni di salute: «Stai tranquilla, non ti preoccupare – le balbettava con un filo di voce –, io non ho niente». Per suo volere, condiviso dalla famiglia, il suo corpo è stato cremato in settimana in un centro specializzato della Campania. Le sue ceneri saranno custodite nel cimitero monumentale di Caposoprano.

Alla moglie Ines, ai figli Fabio e Walter e al fratello e alle sorelle di Pietro, va il cordoglio mio personale e quello di tutta la redazione del Corriere.


Autore : Rocco Cerro

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Condoglianze alla moglie, ai figli, ai due fratelli e alla sorella.

Autore: Karma D.
data: 31/01/2013
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