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notizia del 11/09/2010 messa in rete alle 23:46:00
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Un città work in progress
E pensare che dalle promesse, dai discorsi saturi di ferme convinzioni questa città avrebbe dovuto trarre grandi benefici. Invece sul finale del film, già visto per di più, la città del rinascimento altro non è che lo stesso scenario di sempre.
Un cambiamento sul quale non sperare più, analizzando lo stato attuale delle cose. Ma a distanza di qualche anno, Gela non ha più nulla da sperare, se neanche la più fervida delle immaginazioni può riportaci ad un luogo più vivibile. E mentre questa città elemosina un po’ di equilibrio, le speranze su qualsiasi versante decadono miseramente. Qualsiasi progetto, anche il più banale, in questa città si trasforma nell’impresa del secolo. Tutto si muove con una tale difficoltà, e tanti di quegli impedimenti che l’unico epilogo possibile è gettare la spugna. La sola lista delle opere incompiute, bloccate e con finale sospeso si allunga giorno dopo giorno.
Se magari qualcuno ha voglia di immergersi nell’arte, andare a teatro è la prima idea da depennare, dato che Gela non sa che cosa sia un teatro. Finale della vicenda?
Lavori bloccati con tanto di appalto revocato ad una delle ditte che era stata ritenuta “in odor di mafia”. E sulla riapertura del teatro comunale “Eschilo” rimane l’ennesimo dubbio. Ai desiderosi di arte e cultura invece consigliamo di vagliare le possibilità che altri contesti offrono, dato che qui per ora tutto tace. Di quello scenario adorato delle generazioni che ne hanno goduto rappresentazioni e opere, non resta che un bel ricordo. Alle nuove, il nulla.
Un continuo tira e molla fra lavori che sembrano iniziare bene, che poi restano solo progetti bloccati in un circolo infinito. Gela si contraddistingue come la città work in progress delle opere incompiute. Ma non è finita qui. Quando si parla di sicurezza stradale, si finisce per toccare uno dei tanti tasti dolenti. La realizzazione di una rotatoria Gela- Catania?
Una bella idea, una possibilità per garantire maggiore sicurezza agli automobilisti. Ancora in fase di sperimentazione e già troppe famiglie che piangono le vittime di quel tratto della morte. Le rotatorie temporanee che dovrebbero servire a limitare gli eccessi di velocità, spesso sono anche collocate senza i dovuti accorgimenti.
Ma di paradossi ne abbiamo in quantità. La città della legalità che si è distinta per le numerose operazioni condotte dalle forze dell’ordine, soffre di una grave mancanza. Tanti arresti nel territorio, ma il carcere quasi completato che fine ha fatto?
Un’attesa infinita e ancora niente. Un progetto costosissimo ma che non può essere utilizzato per un banale mancanza. Non ci sono i sistemi di sicurezza e di videocontrollo. E anche questa storia finisce in modo assurdo. Il comune paga le spese di sorveglianza al fine di evitare ulteriori danneggiamenti a una struttura inutilizzata. In questa carrellata passiamo dalle opere mai portate a compimento a quelle inaugurate dopo attese lunghe più della successione di un papa.
Il crollo di una strada inaugurata tre anni fa è l’esempio più chiaro, poco male se l’attesa non fosse durata trent’anni. Impossibile dimenticare la notizia del crollo di un pilone del viadotto sulla statale 626 Caltanissetta-Gela. Tanta la paura dei due feriti rimasti coinvolti in quel crollo. Gli accertamenti in quel caso mostrarono che il tratto interessato dal cedimento era quello realizzato trenta anni addietro. Tutto ciò poteva essere evitato?
Non c’è cosa peggiore che vivere nell’incertezza di ciò che poteva essere fatto, ma non è stato mai realizzato.
Sappiamo come Gela sia un territorio interessato da forti mareggiate che nel corso del tempo hanno creato disagi rilevanti. La costruzione di una mantellata nel porto rifugio, per Gela sarebbe una maggiore sicurezza. L’appalto affidato alla ditta vincitrice venne bloccato e poi affidato a l’ennesima ditta mai intervenuta.
Sono piccole grandi storie da raccontare, di una città dove tutto è provvisorio. Con i soliti protagonisti in negativo.
Autore : Martina La Gristina
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