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notizia del 26/03/2010 messa in rete alle 23:35:58
Chiesa e preti pedofili, quante contraddizioni
Papa Benedetto XVI ha scritto una durissima lettera ai vescovi dell’Irlanda (la nazione più cattolica del mondo) condannando lo sconcertante fenomeno dei preti pedofili venuto a galla in questi ultimi tempi in quella nazione. Siamo alle solite. Il fenomeno si è già verificato negli Stati Uniti e specialmente nella diocesi di Boston che si è dissanguata pagando miliardi di indennizzo a favore delle vittime di questo spregevole delitto.
Il cardinale che dirigeva quella diocesi è stato trasferito in Vaticano dove vive all’ombra della cupola di S. Pietro. Ora, notizia degli ultimi tempi, si viene a sapere che il fenomeno della pedofilia si è diffuso anche nella città natale del papa regnante. Mi rendo conto del dolore e dell’imbarazzo del papa, ma mi chiedo: il fenomeno interessa solo questi paesi o è generalizzato ed è diffuso in tutte le nazioni cattoliche? Io sono convinto che il fenomeno riguarda tutte le nazioni e per quanto riguarda l’Italia i mass media già da molti anni l’hanno messo in evidenza.
Qual è l’accusa che viene rivolta ai vescovi che hanno dovuto gestire questi problemi? Quella di non aver adeguatamente stigmatizzato gli autori di questi gravissimi delitti e invece di averli denunziati alle pubbliche autorità si sono limitati al massimo ad un semplice trasferimento da una parrocchia ad un’altra. Io mi giocherei la testa: tutti i vescovi, nessuno escluso, si sono comportati alla stessa maniera. L’unica loro preponderante preoccupazione è stata sempre quella di evitare lo scandalo.
Mi si trovi un solo vescovo che abbia denunziato un suo prete pedofilo all’autorità giudiziaria. Non lo troverete in nessuna diocesi del mondo. Bisogna a tutti i costi salvare la faccia e nascondere la terribile verità. Ma quel che mi sorprende è l’assoluta mancanza di discernimento da parte del papa e dell’intera gerarchia. Possibile che ancora non si accorgano che l’origine di tanti misfatti sono proprio loro, è proprio la loro inspiegabile testardaggine nel voler mantenere l’assurda ed anacronistica legge del celibato ecclesiastico?.
Questo è un dono di Dio ma non può essere reso obbligatorio da una legge ecclesiastica. Per oltre un millennio il prete regolarmente celibe è stato pacificamente affiancato dal prete sposato. Non sono mancati i tentativi (Elvira) di rendere obbligatorio il celibato ecclesiastico, ma il papa che l’ha definitivamente decretato è stato l’onnipotente Innocenzo III che si vergognava di essere figlio di suo padre e di sua madre. Quel papa emise un editto con cui tutti i preti dovevano abbandonare la moglie che veniva assegnata al servizio di case signorili. Il prete Brochard in un primo tempo ubbidì al comando del papa e si recò con una crociata in Terra Santa, ma al suo ritorno trovò al porto la moglie e i figli che piangevano.
Giurò:” mi farò ammazzare ma non vi lascerò mai più”. Il papa (possiamo definirlo sanguinario?) gli fece tagliare la testa e per un mese intero le fece fare il giro di tutte le cattedrali delle Fiandre. E’ storia dolorosa che non va dimenticata. E non è la sola. Non si pretende l’abolizione completa del celibato, ma solo che venga reso opzionale. Ogni volta che un prete abbandona l’esercizio del ministero provoca terribili scandali e la profonda amarezza della gerarchia. Ci vuole una prassi pastorale radicalmente innovatrice. Bisogna allargare le porte di uscita e rendere meno falsamente attraenti quelle di entrata. Qualche papa ha definito il celibato una “perla” della Chiesa, ma perla effettivamente non è. Al patriarca orientale Maximos IV che al Concilio Vaticano II voleva intervenire per protestare contro l’impostazione che si stava dando al problema del celibato, non gli fu consentito e se ne lamentò aspramente.
La gerarchia volutamente ignorando il crollo delle vocazioni e l’esodo in massa dei preti ( evidente segno dei tempi) si intestardisce a mantenere la prassi pagana del celibato (Romolo e Remo erano figli di Rea Silvia vergine vestale!), la quale mentre favorisce ed alimenta una stupida mentalità clericale, emargina i preti meno ipocriti e più onesti che contestano un intollerabile stato di cose vecchio di secoli e funzionale solo all’istituzione ecclesiastica ma non certamente alla predicazione del vangelo che resta sempre il primo dovere della Chiesa. La gerarchia, superbamente attestata sulle sue anacronistiche posizioni, anziché riconoscere umilmente i propri sbagli, preferisce ammettere che ha sbagliato Dio nel creare l’uomo così com’è con le sue insopprimibili esigenze sessuali superabili solo in presenza di una precisa chiamata di Dio e non già per una inaccettabile imposizione ecclesiastica fonte inesauribile di drammi e di scandali e che, fra l’altro, tollera una diversa prassi nella chiesa orientale.
Gli ultimi due papi si stanno affannando inutilmente a fermare il corso della storia chiudendo le porte che Paolo VI aveva aperto e negando quei “permessi d’uscita” ai preti che sempre più numerosi chiedono il matrimonio, permessi che spettano solo a Dio ed alla coscienza di ognuno.
Partecipando alcuni anni fa al Consiglio Nazionale dei preti sposati d’Italia che si tenne a Bologna, un prete si lamentò della negazione di dispense da parte del papa e disse che lui, essendo per fortuna amico dei cardinali di Bologna e di Venezia, aveva ottenuto quella dispensa a tempo di record, in sei mesi. Allora io dissi all’improvviso che ero più fortunato io, amico della mafia siciliana, che quel permesso l’avevo ottenuto a vero tempo di record, in 24 ore.
Vollero che raccontassi la mia storia e la figlia di Enzo Tortora Silvia, che faceva parte dei giornalisti, volle pranzare con me e mi propose di iniziare con me una serie di trasmissioni previste fra cinque mesi. Accettai immediatamente, ma non se ne fece niente perché subito dopo Enzo Tortora fu arrestato. Alla carenza di clero la gerarchia pensa di sopperire comprandosi le vocazioni nella povera India e nell’ancor più povera Africa.
Vengono portati a Roma, diventano preti e suore e vengono poi immessi “nel mercato” italiano ed europeo: sono gli extracomunitari ecclesiastici. In Sicilia abbiamo dei paesi come Piana degli Albanesi, Contessa Entellina, Palazzo Adriano e Chiusa Sclafani dove i preti hanno la fortuna di parlare albanese e si possono sposare regolarmente e dipendono dal papa. Però si possono sposare solo tre mesi prima di essere ordinati sacerdoti. Poi niente più. Una meravigliosa fictio iuris. I seminaristi si preparano al sacerdozio e si tengono ben protetta la loro fidanzatina. Sarei curioso di sapere se di tanto in tanto vanno a farle visita e se nei loro dolci incontri si limitano a strofinarsi il naso…
Autore : Antonio Corsello
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