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Corriere di Gela | Legalità, innanzitutto
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notizia del 31/01/2003 messa in rete alle 23:04:51

Legalità, innanzitutto

“Sono convinto che le organizzazioni criminali e mafiose non si combattono soltanto con la repressione ma anche, e contestualmente, con una azione di educazione alla legalità e con il lavoro e lo sviluppo produttivo. Il nostro impegno dovrà essere prioritariamente indirizzato verso il superamento degli elementi di disgregazione e di lacerazioni del tessuto sociale facendo comprendere a tutti che lottare per liberare il territorio dalla oppressione criminale e mafiosa, oltre che un dovere civile, è una convenienza e un valore aggiunto per il territorio di cui tutti ne beneficeranno”. Con queste parole Emanuele Scicolone, segretario della Camera del lavoro Cgil di Gela, ha esordito con la sua relazione di 12 cartelle, sul tema “Uniti per i diritti e la legalità”. Un convegno di notevole spessore e di grande rilevanza sociale. Nutrita la partecipazione di rappresentanze politiche, della società civile, di autorità amministrative, militari, di associazioni di volontariato.
All’incontro che è stato contrassegnato dalla presenza di un’ospite d’eccezione, il vescovo Mons. Michele Pennini (nella foto), hanno preso parte oltre al segretario provinciale della Cgil Giovanni Ferro ed al segretario regionale Carmelo Di Liberto che ha concluso i lavori, il Prefetto Giuliano Lalli, il questore Santi Giuffré, il presidente della Provincia Filippo Collura ed in rappresentanza del sindaco l’assessore alla Polizia municipale Salvatore Tringali.

Qualche polemica per il mancato invito del sindacato alle associazioni professionali. A sottolinearlo una nota critica di Nicola Gennuso presidente del sindacato provinciale dei ragionieri e commercialisti. “L'affermazione dei diritti e della legalità – ha affermato Emanuele Scicolone – passa sicuramente per una maggiore credibilità delle Istituzioni e per una rinnovata capacità delle stesse, di difendere e tutelare quanti vogliono affermare il proprio diritto a lavorare senza dovere sottostare al duplice ricatto delle tangenti e del racket.
Il tentativo di analisi, anche se sommario, della situazione ci fa comprendere – ha continuato il segretario della Cgil – che sarebbe un errore ritenere che le forze criminali e mafiose presenti nel territorio siano degli straccioni che limitano le loro attività illecite al solo racket delle estorsioni. In realtà si muovono usando metodi sempre più sofisticati, attraverso partecipazioni societarie nelle imprese, negli istituti di credito. E' nostro compito principale mantenere viva e costante una rivolta etica e civile contro la criminalità e la mafia, attraverso la più ampia partecipazione popolare a tutte le iniziative di mobilitazione. Necessario infine puntare alla crescita della coscienza civile e democratica soprattutto dei giovani” Infine l’esponente della Cgil ha concluso con le proposte del sindacato: “Dobbiamo determinare le condizioni di una grande offensiva, cioè non dobbiamo solo difenderci, ma aggredire il fenomeno attraverso interventi straordinari, immediati e aggiuntivi quali: l’istituzione di un nucleo speciale con poteri di investigazione che possa agire anche all'insaputa delle vittime del racket; l’istituzione in tutte le scuole di qualsiasi ordine e grado, di un'ora di lezione sull’educazione alla legalità; istituzione dell’Assessorato per la Legalità; costruzione del patto per la legalità tra tutti i soggetti politici del territorio impegnati istituzionalmente sui temi della legalità (raccogliendo i risultati del progetto Qualità & Legalità che l’Arci - Sicilia sta realizzando anche a Gela); realizzazione dei protocolli di legalità specifici con il Comune, la nuova società Raffineria Gela, il Consorzio di Bonifica e l’Asi (l’ultimo protocollo d’intesa su Gela, previsto nell’ambito della stipula del contratto d’area risalente al maggio del 1988); costituzione in seno alla Prefettura di un organo di valutazione generale per liberare il territorio; adesione all’Associazione antiracket e antiusura provinciale; utilizzo gratuito delle strutture scolastiche per i giovani”.

Incisivo e disteso il dibattito che ne è seguito. Un po’ tutti hanno sottolineato questa voglia di maggiore tranquillità nel contesto socio economico della città e il desiderio di stare assieme senza incrinature nella lotta contro la mafia e la criminalità in genere.
Seguito con grande attenzione l’intervento del vescovo Pennisi, secondo il quale “occorre che ai diritti corrispondano anche i doveri di tutti i cittadini ciascuno per la propria parte ed infine l’auspicio è quello di un rinnovamento dello spirito associativo e un rinnovato sviluppo dell’estetica della socialità”. E’ intervenuto il presidente dell’associazione antiracket ed antiusura Rino Bancheri per lanciare un monito verso chi pur sapendo ed essendo colpito da minacce e pressioni estorsive non denuncia nulla. Di qui l’invito accorato a far molto di più ed a ricorrere a tutti gli strumenti (fax, telefono, lettere anonime) messi a disposizione dalla legge per fornire agli inquirenti un percorso che porti diritto al racket, alla criminalità per colpire nel segno senza esclusione di colpi.
Hanno dato il loro contributo anche il questore Giuffrè, il direttore dell’Api Tullio Giarratano, il presidente della Confesercenti Antonio Roveccio ed infine a tratto le conclusioni il segretario regionale Carmelo Di Liberto.


Autore : Nello Lombardo

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