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notizia del 22/12/2013 messa in rete alle 22:49:47
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La poesia non ha catene, 115 pagine per cantare il buio ma anche l’amore, la libertà e la luce del creato
La poesia non ha catene perché è libera ed ha la capacità di oltrepassare le sbarre. Sì, è vero ma “La poesia non ha catene” è anche il titolo di un libello di 115 pagine, in ognuna delle quali c’è un cantuccio dove si canta il buio, l’amore, la libertà, la luce del creato.
A dimostrare l’universalità della “musa”, che essa non ha confini e non teme le sbarre del carcere, sono i giovani detenuti della casa circondariale gelese di contrada Balate.
Hanno potuto esprimere ciò che sentivano dentro in un’azione liberatoria mettendo nero su bianco perché i loro compagni di detenzione sapessero, quasi per frantumare un dolore così grande che è privazione d’amore, della libertà, di un bacio.
Non sapevano che poi sarebbero stati in tanti a leggere quei versi, quelle riflessioni scaturite dal loro cuore. E tutto ciò è stato possibile grazie ai volontari della comunità di Sant’Egidio a Gela nell’ambito di un progetto di scrittura ricreativa coordinata da Giusy Lo Biundo e Selenia La Spina. Gli autori delle 51 poesie sono Giovanni Ioele, Bruno Di Giacomo, Alessandro Pellegrino, Giovanni Bocchetti e Fabio Vaccaluzzo. Molti, condannati a pene detentive severe, ma ormai in procinto di lasciare il carcere per avere pagato il loro debito verso la società. Il libro racconta momenti di vita quotidiana, pentimenti e riconoscimento delle proprie colpe.
«Da questo piccolo libro – scrive Selenia La Spina nella nota introduttiva – sgorga un messaggio di fiducia nel futuro e nella capacità di superare ogni barriera, che per noi cristiani trova radice nel Vangelo».
Il libro è stato presentato dai dirigenti della comunità di Sant’Egidio lunedì 16 dicembre scorso nell’ampio salone del carcere trasformato per l’occasione in un grande auditorium. Il momento più emozionante è stato quando gli stessi autori hanno declamato i loro versi mettendoci l’anima oltre che la voce. Tutti bravi, ma c’è stato anche chi ha sfoggiato tutte le proprie qualità vocali dando il colorito necessario e le giuste tonalità ai versi poetici, mentre nello sfondo su un ampio schermo scorrevano immagini e suoni.
Poeti senza catene. Ad applaudirli, Viviana Saverino, coordinatrice area trattamento del carcere di Gela, l’assessore all’Istruzione Giovanna Cassarà, don Luigi Petralia, il direttore del carcere dott. Angelo Belfiore ed il comandante della polizia penitenziaria Francesco Salemi. Se questa iniziativa è stata resa possibile, lo si deve sicuramente al modo con cui viene condotto il carcere di contrada Balate, un vero esempio se non addirittura un modello di convivenza in carcere da imitare, un centro di rieducazione e di riscatto in una scelta di legalità, come ha detto il responsabile dottor Belfiore.
Molti di questi giovani lasceranno il carcere ed usciranno con le loro speranze: la ricerca di un posto di lavoro, il ricongiungimento con i loro cari. Purtroppo non tutti danno fiducia ad un ex carcerato, in special modo a chi ha avuto a che fare con la criminalità organizzata. A richiamare questo tema è stato padre Petralia che si è appellato al legislatore perché vada rivisto il protocollo di legalità che allo stato non prevede il reinserimento sociale e nel mondo del lavoro da parte degli ex detenuti.
Alla fine della cerimonia, in piena libertà i giovani detenuti hanno risposto alle domande dei giornalisti con grande disinvoltura ringraziando per l’attenzione che è stata loro prestata. Ancora qualche indugio e poi la vita di tutti i giorni. Un’esperienza indimenticabile per noi e per loro.
Autore : Nello Lombardo
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