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notizia del 22/02/2009 messa in rete alle 22:48:35
Distacchi e aumenti delle tariffe, prosegue lo scontro sull’acqua
L’acqua, a Gela e nell’intera provincia di Caltanissetta, si trasforma progressivamente in un bene privato, accessibile a pochi. Caltaqua, gestore del servizio, opera alla stregua di un feudatario, supportata da un contratto assai permissivista, nei confronti di vassalli (identificabili nei cittadini dell’intera provincia) privi di diritti, ma subissati di doveri ed obblighi nei confronti del “padrone”.
La metafora non deve apparire così esagerata: basta soffermarsi sulle ultime vicende per ottenere una piena conferma.
Distacchi nei confronti di indigenti e di utenti in regola con i dovuti pagamenti, assenza di ogni forma di civile rapporto con il pubblico (le scene registratesi innanzi agli uffici della società si commentano da sole), distanza evidente fra le esigenze imprenditoriali di profitto e le reali condizioni economiche della gran parte dei cittadini, gelesi e non.
La questione acqua è, infatti, riesplosa (anche se in verità non si è mai attenuata) a seguito di svariate lamentele da parte dei cittadini, stanchi dell’intolleranza dimostrata da Caltaqua, vigile nelle operazioni di distacco dell’erogazione idrica, indifferente e superficiale alle richieste dei “clienti”, ed in ogni caso legata scrupolosamente ad una rigida interpretazione delle clausole contrattuali.
Nelle ultime due riunioni dell’Ato Cl6, che raggruppa tutti i comuni nisseni interessati dalla gestione di Caltaqua, è emersa chiaramente una disfunzione rintracciabile in due articoli del contratto di affidamento del servizio, il 56 ed il 57, imperniati sulla possibilità di procedere al blocco dell’erogazione nel caso di morosità ed anche in quello di violazioni regolamentari.
Il comune di Gela, più esposto al problema di altri, ha sollevato la questione, richiedendo delle modifiche agli articoli incriminati, mediante la presentazione di due diversi emendamenti: nonostante l’evidente vessatorietà delle disposizioni, però, alcuni comuni hanno espresso diverse perplessità, nel timore che simili variazioni possano spingere i cittadini a non pagare regolarmente tutti gli importi dovuti.
L’obiettivo fondamentale è quindi quello di impedire agli addetti della società Caltaqua di procedere ai distacchi nei casi di morosità o di inosservanze regolamentari, evitando in questo modo la perdita di un diritto fondamentale, riconosciuto da diverse Convenzioni internazionali, quale quello all’uso di acqua corrente.
Ma al fronte provinciale (legato alla vertenza Caltaqua) se ne è recentemente affiancato un secondo, questa volta regionale, inerente le richieste di pagamenti, per eccedenze di consumi negli anni 2002-2005, formulate dall’ex gestore pubblico Eas, ente in fase di liquidazione, privo di qualsiasi rappresentanza a livello locale (a Gela non vi è più alcuna sua sede).
Taluni cittadini, soprattutto nella nostra città, si sono visti recapitare bollette dall’ammontare elevato, ed in alcuni casi veramente esorbitante, emesse da un ente fantasma, interessato evidentemente a far cassa prima della sua completa soppressione.
Il deputato regionale del Pd, Miguel Donegani, dopo aver scritto al Prefetto di Caltanissetta, per informarlo della vicenda, è riuscito ad ottenere la convocazione di una seduta della terza commissione Attività Produttive dell’Ars, incentrata proprio sulla legittimità dell’operato dell’Eas, nella certezza che una reale soluzione possa raggiungersi esclusivamente in sede regionale.
Ma i problemi dei cittadini-consumatori non sembrano volersi arrestare: recentemente Caltaqua ha annunciato l’attuazione di un aumento delle proprie tariffe, per un ammontare pari al 6,5%, giustificandolo con esigenze relative all’innalzamento del costo della vita ed all’inflazione programmata: sembra di assistere ad una riattualizzazione del sistema della cosiddetta “scala mobile”, non in favore dei lavoratori, ma di una società privata.
Una simile decisione verrà facilmente approvata dai componenti dell’Ato Cl6 oppure questi ultimi cercheranno, perlomeno, di ottenere spiegazioni maggiormente esaustive, davanti ad un provvedimento che andrà a gravare ulteriormente sugli utenti e sulle loro finanze?
Tali aumenti, inoltre, possono dirsi conformi al servizio fornito dal gestore privato ed ai suoi “sforzi” di miglioramento delle reti idriche (per il quale ha già ottenuto dall’Ato Cl6 un contributo di 130 milioni di euro)?
L’acqua, a ben vedere, diventa sempre più uno strumento di puro profitto, abbandonando così l’originaria natura di bene di primaria necessità e sussistenza.
Autore : Rosario Cauchi
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