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notizia del 03/12/2013 messa in rete alle 22:46:47
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L’organo, coro degli angeli
«L'organo viene qualificato come il re degli strumenti musicali, perché riprende tutti i suoni della creazione e dà risonanza alla pienezza dei sentimenti umani, dalla gioia alla tristezza, dalla lode fino al lamento. La grande varietà dei suoi timbri, dal piano fino al fortissimo travolgente, ne fa uno strumento superiore a tutti gli altri. Esso è in grado di dare risonanza a tutti gli ambiti dell'esistenza umana. Le molteplici possibilità dell'organo ci ricordano in qualche modo l'immensità e la magnificenza di Dio».
Con queste parole il papa benemerito Benedetto XVI definiva lo strumento che, oramai rilegato al culto sacro, in realtà vanta una grande importanza anche all’interno della musica profana. Inventato nel 275 a.C. circa in Alessandria d'Egitto è appartenuto a diverse culture.
Ha svolto diverse funzioni nel mondo ellenico, bizantino, romano e medievale, tra le quali, alla nascita, quello di automa sperimentatore dell'azione delle forze naturali.
È stato usato negli stadi per competizioni musicali o accompagnamento di gare sportive e fu in gran voga già in impero romano e bizantino. Visto l’uso ibrido, l’inizio della piena accettazione nelle chiese avvenne soprattutto attraverso la mediazione dell’insegnamento.
Fu nell’872 papa Giovanni VIII che lo richiese a Roma per l’insegnamento della musica ai chierici romani. Ancora oggi l'organo oltre all'uso liturgico riveste quello d'intrattenimento, anche se in frequenza minore. Anche dal punto di vista liturgico in Italia si tende a preferire strumenti di altro genere, relegando l’organo a semplice bene culturale, reperto. Nostro compito, invece, è quello di indagare sulla sua diffusione e importanza a Gela.
Nella nostra città possiamo contare tre organi in uso presso le parrocchie Madonna del Carmelo, Maria Ss Assunta in Cielo, Madonna del Rosario, più l’oramai perduto organo della chiesa di San Benedetto che risale alla seconda metà del XVIII secolo e contava 23 canne di facciata disposte in tre campate a cuspide e 10 registri.
Fu distrutto decenni fa in un incendio. Si attribuiva a un anonimo siciliano ed era ubicato presso una cantoria lignea posta nella parete sinistra della navata. Aveva una colorazione a tempera verde antico ed intagli dorati. Recava sui lati due pannelli dipinti a nastri e bouquet di rose. Il prospetto, alquanto lacunoso, era ripartito in tre campate, decorate da fregi di copertura ad arabeschi e da festoni di legatura a motivi floreali posti a sostegno delle canne di facciata.
Le paraste (colonne), in parte scanalate, presentavano capitelli compositi e erano sormontate da testine alate. La consolle aveva fianchi rastremati recanti volute fitomorfe.
All'apice si rilevava una trabeazione mistilinea delineata da cornici a riseghe. Ai lati della cassa c’erano due volute crestate che probabilmente reggevano due puttini.
Le fonti riportano anche un organo sito nella chiesa di S. Nicola da Tolentino dentro il cimitero monumentale, di cui non si possiede molto se non poche foto delle canne rimaste dopo che è stato soggetto a atti di vandalismo.
L’organo a nove registri presente all’interno della chiesa della Madonna del Carmelo risale al 1917 ed è un’opera della ditta Damiano Polizzi e figli da Caltanissetta, come riportato nell’iscrizione che presenta. Lo stato di conservazione è molto buono. Si trova nella cantoria in muratura posta sopra l'ingresso principale. Non ha canne di facciata e la cassa presenta una colorazione crema ed ha il prospetto chiuso da sei portelle in vetro. La struttura ha un'impo-stazione rettilinea con copertura a cornici modanate. La cassa, priva di decorazione artistica, mostra un’impostazione architettonica lineare tipica degli organi realizzati all'inizio del XX secolo.
Restaurato nel giugno 2012 l’organo della Chiesa Madre rappresenta l’ultimo grande sforzo della ditta Damiano Polizzi e figli, e risale al 1939. L’organo fu donato da Benito Mussolini in occasione di una sua visita in città come segno di ringraziamento per la calorosa accoglienza ricevuta.
La commissione venne affidata alla ditta cremonese Rotelli-Varesi ma si decise di coinvolgere la ditta sopracitata: da qui la costruzione monumentale a firma congiunta Rotelli-Varesi-Polizzi dell’organo della Chiesa Madre di Gela, unico esemplare costruito in sinergia dalle due ditte.
Situato nella cantoria in muratura sopra l’ingresso principale, presenta 31 canne di facciata disposte a cuspide.
L’ autore è un ignoto ebanista siciliano. La cassa è dipinta a tempera bianca con profili e sculture dorate. Il prospetto è costituito dalla consolle e da una cuspide di canne a vista decorata da festoni floreali trattenuti alla sommità da una testina di cherubino. Alle estremità della cornice della consolle sono adagiati due angeli suonatori di trombe. Il manufatto presenta una cassa molto semplificata con decori di gusto eclettico, tipici della prima metà del XX secolo.
L’organo della Chiesa del Rosario è sito nella cantoria sul laterale sinistro. Presenta 29 canne di facciata disposte in tre campa¬te formanti una cuspide con bocche ad andamento contrario alla cuspide e labbri superiori a perdere.
Risale alla seconda metà del XVIII secolo. L’autore è un ignoto ebanista siciliano.
La cassa presenta una forma a calice per la rastremazione dei fianchi della consolle, modificata e ridipinta successivamente. Il prospetto, di colore verde scuro ed oro, è ripartito in tre campate dall'impostazione a serliana e contenenti fregi di copertura angolari costituiti da motivi acantiformi ad intaglio, collocati in prossimità delle canne di facciata, e festoni di legatura posti a supporto delle stesse canne. Inquadrano le campate quattro lesene modanate adorne di mensole ritorte, di capitelli che richiamano tale elemento decorativo e di specchiature con grappoli foliacei. Ornano i lati della mostra due volute crestate.
L'anta della secreta è arricchita da girali vegetali foliacei come pure il fregio della trabeazione che segue l'andamento centinaio del coronamento a serliana.
All’apice si rilevano due gattoni laterali ed un medaglione inghirlandato con un dipinto al centro, raffigurante la Madonna del Rosario e S. Domenico. A lungo è rimasto inutilizzato ma comunque in buone condizioni. Fu riparato da Salvatore Cifalino di Catania il 31-12-1933. Da qualche anno è stato restaurato e da allora viene utilizzato di frequente.
Ringrazio il prof. Nuccio Mulè, cultore di storia patria e autore di diverse pubblicazioni, per la preziosa collaborazione prestatami e il materiale testuale e icononografico che mi ha messo a disposizione. [ro.ger.]
Autore : Roberta Gerboni
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