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Corriere di Gela | Cinema e psichiatria/A beautiful mind
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notizia del 14/07/2012 messa in rete alle 22:39:01

Cinema e psichiatria/A beautiful mind

Non cresce mai!, intuì Nash (Russell Crowe, nella foto). La bambina, la nipotina di Charles infatti, passavano gli anni, ma aveva sempre la stessa età, la stessa altezza e Nash intuì che era una sua proiezione, da quel momento cominciò il suo processo di guarigione, dopo anni di psicofarmaci, di camicie di forza e di shock insulinici.

Nash era un genio della matematica, mente velocissima, intuitiva, asociale, non reggeva le frustrazioni, e quando il suo collega di campus nel 1947 gli vinse la partita, Nash subì un dolore insopportabile, pensò che la partita fosse truccata, da quel momento cominciò ad manipolare la realtà con proiezioni che dovevano restituirgli forza, importanza, ruolo.

Le proiezioni gli servivano per dialogare con se stesso, per combattere la solitudine della stanza, mentre scriveva incredibili formule matematiche. Doveva dimostrare al mondo intero il suo valore che era notevole, ma di cui non si sentiva sicuro, doveva risolvere complessi teoremi che nessuno era mai riuscito a dimostrare. Chiuso per intere giornate dentro una stanza a ritagliare articoli e pezzi di giornali, senza vedere nessuno, senza mangiare, aveva una sola idea fissa nella mente, scoprire qualcosa, un segreto, e metterlo al servizio della nazione e del bene dell’umanità intera.

Contattato da Parker, una sua allucinazione, ormai lavorava per l’esercito, per una missione segreta, era al servizio dello Stato. Ma cosi trascurava e manipolava moltissimo la realtà, la moglie, il figlio. Stupendo e bellissimo film del 2001 diretto da Ron Howard.

A Beautiful Mind va rivisto almeno 2 volte per essere capito bene, perché la bravura magistrale del regista consiste nel fatto che le allucinazioni visive ed acustiche ci vengono mostrate sin dall’inizio dal punto di vista di lui, di Nash, e quindi agli occhi dello spettatore sono vere come tutte le altre cose del film, salvo qualche piccolo particolare. E’ cosi infatti che vive il rapporto con la realtà lo schizofrenico-paranoico, confonde le sue stesse allucinazioni con pezzi della realtà e li mescola, e ne fa un tutt’uno, le verità soggettive si mescolano alle verità oggettive.

Ma il mondo non può né condividere né accettare queste cose e Nash viene fermato e rinchiuso in un manicomio, sottoposto a elettroshock, shock insulinici e poi psicofarmaci. Cosi può fare ritorno a casa, ma quale pena il suo stato! Ingrassato, incapace di pensare, impotente… Nasconde i farmaci, e ripropone le sue antiche allucinazioni, di cui ha un bisogno vitale. Lo salva l’amore e la presenza costante di sua moglie Alicia che non lo abbandona mai e gli resta accanto per tutta la vita.

Ritorna ad insegnare, nel 1994 per la sua teoria dei giochi viene premiato a Princeton, con un Nobel per l’economia, e rimane nel mezzo, un po’ matto, un po’ sano, ormai invecchiato, convive con le sue stesse proiezioni, con i sogni giovanili che non svaniscono mai, e può finalmente insegnare qualcosa ai suoi nuovi alunni, e sentirsi ancora utile.


Autore : Francesco Lauria - medico chirurgo,specialista in Psichiatria

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