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Corriere di Gela | La rimessa per barche sulla litoranea è temporanea e l’autorizzazione, è stata rilasciata dalla Regione
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notizia del 17/11/2012 messa in rete alle 22:32:16
La rimessa per barche sulla litoranea è temporanea e l’autorizzazione, è stata rilasciata dalla Regione

Nelle ultime settimane molti gelesi si sono chiesti sul social network facebook che cosa si stesse costruendo su quella colata di cemento nata di recente nel tratto di spiaggia libera compreso tra il club Nautico e il club La Vela, tra i pochi rimasti al lungomare per poter godere di un paesaggio fatto di mare e sabbia riscaldati. Ce lo siamo chiesti anche noi nel nostro giornale dello scorso numero preoccupandoci della troppa facilità con cui gli organi preposti rilasciano le concessioni demaniali marittime. E subito pronta è arrivata la risposta di Massimo Livoti titolare della società Mare Omnia che sta eseguendo i lavori. Si tratta della realizzazione di due hangar destinati al rimessaggio delle imbarcazioni, quaranta posti barca su una superficie scoperta e coperta con parti amovibili, di 3150 metri quadrati. La struttura, tutt’altro che turistico-ricreativa, ha ottenuto l’autorizzazione per cinque anni, a partire dal gennaio 2011, da parte dell’assessorato regionale al Territorio e Ambiente, visto i pareri favorevoli della dogana di Porto Empedocle e della Soprintendenza dei beni culturali di Caltanissetta. A condividere tale decisione è stato il comune di Gela, che ha avuto a disposizione 60 giorni per obiettare contro la concessione pubblicata all’albo del palazzo di Città e sulla Gazzetta Ufficiale.

«Anche noi siamo stati informati sulla richiesta della società Mare Omnia – ha dichiarato Michele Messina, vice comandante della Capitaneria di Porto di Gela – ma il nostro organo non ha diritto di parere vincolante. Il nostro parere diventa obbligatorio solo in fatto di sicurezza. Se la struttura fosse stata di un’altezza tale da impedire la visuale del mare, allora sarebbe stato nostro dovere impedirne la realizzazione. Noi abbiamo solo il compito di vigilanza e controllo, sia prima che in corso d’opera, per quanto riguarda i lavori che devono essere eseguiti in concordanza con la concessione rilasciata».

Quel tratto era uno dei pochi segmenti di litorale mediterraneo rimasto così come la natura lo aveva fatto. E accanto a sdraio e ombrelloni l’estate prossima troveremo un deposito di imbarcazioni che avrebbe potuto trovare un’ubicazione diversa, magari più a ridosso dello stabilimento, dove i bagnanti non osano prendere la tintarella. Ma Massimo Livoti ha affermato che proprio la zona in cui sta nascendo la sua rimessa, che non avrà scivoli di alaggi al mare per il varo della barche, era destinata alla nautica già da un piano portuale del 1971. Inoltre, negli anni ’60 quella spiaggia era sede dello stabilimento dell’Eni, area in seguito bonificata.

«In assenza di un piano regolatore delle spiagge e di appositi bandi – ha dichiarato il vice comandante Michele Messina – qualsiasi privato può chiedere la concessione per la gestione dell’uso di una parte di demanio. È compito della Capitaneria di porto assicurarsi che tra una struttura e l’altra vi sia una distanza di 100 metri».

Di anno in anno l’accesso pubblico alle spiagge si riduce a vista d’occhio. L’attuale normativa italiana ha dato sempre più stabilità e continuità alle concessioni demaniali: dalla durata annuale si è passati alla durata quadriennale e poi a sei anni, rinnovabile anche di sei in sei anni, salvo revoca per motivi legati a pubblico interesse. Si è applicato il principio del “diritto di insistenza”, ovvero un trattamento preferenziale alle precedenti concessioni, dando in questo modo anche più possibilità di investimenti, grazie al rinnovo automatico delle concessioni.

Tutto ciò fino all’attuazione della Direttiva europea Bolkestein, che entro il 2015 dovrebbe rivoluzionare il mondo delle concessioni balneari: addio ai rinnovi automatici, ma gare di evidenza pubblica per l’affidamento delle aree demaniali. Un provvedimento osteggiato fin dall’inizio dalle piccole imprese del mare, gestite prevalentemente a conduzione familiare. Mentre il demanio marittimo è regionale, le strade e il marciapiede del lungomare sono di competenza comunale. Anche in questo caso la nascita dietro autorizzazione amministrativa di gazebo e chioschi, spesso non compatibili con l’estetica dei luoghi, diventano delle lobby, e motivo di speculazione economica. Le strutture amovibili stagionali, spesso diventano permanenti intralciando in alcuni casi il pubblico transito e veicolare. Per quanto riguarda l’estetica sul singolo stabilimento o chiosco si può intervenire, il buon gusto è difficile insegnarlo, ma regioni e comuni potrebbero aiutare indicando tipologie e criteri che facciano abbandonare alcune delle brutture che si vedono.

In molti casi gli stabilimenti balneari svolgono un ruolo di tutela dell’ambiente naturale costiero, specie nelle operazioni di pulizia, di sorveglianza e di manutenzione degli arenili. In altri casi la cementificazione delle nostre spiagge crea spesso strutture rigide contrarie a molte delle concessioni rilasciate e a volte problematiche dal punto di vista ambientale quando queste vengono mantenute anche nel periodo invernale, specie in prossimità di dune. A tutto ciò si aggiunge la scarsa consistenza dei canoni di concessione demaniali che ancora sono tarati sull’affitto di ombrellone e cabine e quasi per nulla tengono conto che gli incassi degli stabilimenti sono in larga misura derivanti da attività collaterali come la ristorazione o attività ricreative.

Inoltre, nel rilascio delle concessioni il rapporto tra spiagge libere e spiagge private dovrebbe essere fondamentalmente a favore delle spiagge libere. Ma invece alcune spiagge libere sono spesso poco agevoli e se si trovano in prossimità dei lidi sembrano essere dei corridoi di sabbia ricavati tra le recinzioni limitrofe. Bisognerebbe uscire fuori dalla logica privatistica e speculativa con cui è stato gestito il patrimonio di tutti e prendere in considerazione gli interessi collettivi e, tra questi, la tutela dello straordinario patrimonio ambientale costituito dalle nostre spiagge che dovrebbero essere maggiormente tutelate.



Autore : Filippa Antinoro

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